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 2014  marzo 24 Lunedì calendario

ELEZIONI FRANCESI


PAOLO LEVI SULLA STAMPA
Trionfo del Front National al primo turno delle elezioni municipali. Il partito di Marine Le Pen fa il botto nelle urne, ancora prima del voto europeo di maggio, in cui l’estrema destra euroscettica viene accreditata come probabile primo partito.
Per la sinistra di governo di François Hollande è un sonoro schiaffo. Non solo per il ciclone Marine. Ma anche per i candidati dell’Ump, la destra neogollista, che a sorpresa sono in testa in città simbolo come Parigi e Marsiglia. Nella capitale la favoritissima socialista Anne Hidalgo è in svantaggio di un punto abbondante contro la candidata Ump, Nathalie Kosciusko-Morizet, con la quale andrà al ballottaggio. Peggio ancora va a Marsiglia, dove Patrick Mennucci, il socialista che voleva scalzare il sindaco Ump Jean-Claude Gaudin, precipita al terzo posto, a vantaggio del candidato del Front National.
Le «forze democratiche e repubblicane» devono «impedire» una vittoria del Fn nel secondo turno, ha dichiarato il premier socialista, Jean Marc Ayrault, chiedendo la costituzione di una sorta di cordone sanitario tra gauche, centristi e Ump per bloccare Le Pen. Un appello accolto con freddezza dal segretario generale dell’Ump, Jean-Francois Copé. «Non chiederemo mai di votare Fn come non chiediamo di votare socialista», ha risposto il segretario del partito neogollista. Copé è invece partito a caccia dei voti lepenisti: «È fondamentale che coloro che al primo turno hanno votato Fn per esprimere la loro rabbia diano il loro voto all’Ump nel secondo turno», ha detto l’esponente Ump, che a Bordeaux incassa la riconferma al primo turno di Alain Juppé, ex premier ed ex ministro degli Esteri di Nicolas Sarkozy.
Oltralpe, la settimana politica si annuncia bollente. Saltando da uno studio tv all’altro, Marine Le Pen, sorridente, sfoggia serenità, mettendo spesso a tacere gli atterriti avversari: «È una vittoria straordinaria - ha detto - i francesi si sono ripresi la loro libertà». Socialisti e destra Ump? «Per noi non cambia niente, non ci alleiamo con nessuno». Questa «è la fine del bipolarismo».
Da quando ha preso le redini del Fn, nel congresso di Tours del 2011, Marine Le Pen ha premuto sull’acceleratore per cambiare l’immagine del partito, rifiutando la definizione di movimento xenofobo e razzista, e promettendo querele a chiunque lo definisca una formazione di estrema destra. Una strategia che sembra vincente. La figlia di Jean-Marie Le Pen, lo storico leader del partito d’estrema destra che una volta definì l’Olocausto «un dettaglio della storia», segna un risultato storico, trionfando in città come Avignone, Fréjus, Hénin-Beaumont, Béziers, Perpignan, dove il candidato del Front finisce nettamente in testa o persino eletto al primo turno. Eloquente la stima dell’istituto Bva: con sole 500 liste su circa 36.000 comuni, il Fn conquista circa il 7% dei voti su scala nazionale, contro il 48% di Ump e altre formazioni minori di centrodestra e il 43% delle liste della gauche. Per Francois Hollande, il presidente più impopolare della Quinta Repubblica, il messaggio è chiaro. E il rimpasto di governo appare ormai inevitabile.

ILLEGGIBILE SULLA STAMPA
Nella giornata delle due donne in lizza per la Mairie di Parigi, vince la terza signora, la più attesa non tanto per capire a chi andranno i municipi di questo giro elettorale ma per spiare e anticipare cosa passa attraverso la pancia dei francesi in vista delle elezioni europee del 25 maggio. Il risultato è clamoroso: il Front National, il partito maledetto dell’estrema destra francese fino a non molti anni fa, conquista comuni, è in gara nel secondo turno per prenderne altri, è di fatto forza nazionale. Marine Le Pen, figlia del duce Jean-Marie, canta vittoria.
La de-demonizzazione della fiamma tricolore si può dare ormai come fatto compiuto. Ora – dicono i suoi colonnelli – parte la nuova offensiva per la conquista del potere.
Per il partito socialista di François Hollande la sconfitta è secca, più forte ancora di quanto non fosse prevista. Ora, va detto che nella tradizione francese le prime elezioni che seguono una vittoria presidenziale (Hollande è stato eletto nel 2012) sono negative per il partito al potere. «vote sanction», si dice, voto sanzione o castigo. È successo a tutti, era largamente previsto anche questa volta tanto più che Hollande ha collezionato una infinita serie di sgradimenti da parte dei francesi. L’ultimo sondaggio lo dava ad appena il 17 per cento, record negativo per un inquilino dell’Eliseo. Ma se possibile il risultato è stato ancora peggiore. Inevitabile una ricaduta del «remaniement» governativo già previsto prima del voto. L’esecutivo guidato da Jean-Marc Airault dovrà cambiare molte facce per apparire nuovo, dal momento che non potrà cambiare di molto la politica, obbligata, come quella di tutti, dalla crisi e dai vincoli.
Nemmeno a Parigi, città che vale da sola più di una messa elettorale e che generalmente sfugge alle tendenze della Francia profonda, la candidata socialista Anne Hidalgo ha sfondato. Nella notte sembrava in testa Nathalie Kosciusko-Morizet, candidata della destra un tempo gollista, poi chirachiana, infine sarkozista, ora difficile da definire visti i traversi del partito, quell’Ump creato nel 2002 per confermare Chirac all’Eliseo. I sondaggi avevano dato facile vincitrice la Hidalgo, 54 anni, dal 2004 vicesindaco del socialista Delanoé, fedelissima di Hollande. La sua avversaria, per comodità chiamata semplicemente NKM, per quanto indigeribile a molta destra, snob al punto di essere definita un’esponente di una paradossale «droite-caviar», lontana da quella pancia popolare e populista emersa ultimamente nel movimento «manif-pour-tous» che ha guidato la protesta contro i matrimoni omosessuali, ha evidentemente beneficiato del disastro socialista più che del suo ridotto charme.
Ma il vero senso di queste elezioni è lo sdoganamento definitivo del Front National, il certificato di sfiducia che domina l’elettorato nei confronti dei due grandi partiti tradizionali del bipolarismo francese, socialisti e gollisti. La vittoria di Madame Le Pen è un segnale per l’Europa, un sasso lanciato contro le politiche di Bruxelles, una chiamata alle armi per tutti i nemici di euro, globalizzazione, austerità e di tutto ciò che in Francia come in Italia passa per il rigore della signora Merkel al quale sia Hollande sia i nostri capi di governo appaiono del tutto subalterni. Naturalmente non è così, dietro la signora Le Pen, c’è il nulla di slogan rabbiosi ma irrealistici, nulla di gestibile sul mercato della politica europea. È uno stato d’animo, è la disillusione che si fa politica, è la fine di ogni barriera ideologica e di valori, contro gli immigrati, contro l’euro, contro tutto ciò che fa parte del galateo politico europeo. Il problema che questo sentimento che non coltiva più alcuna speranza politica sta diventando relativamente maggioritario. Ad esso bisogna saper rispondere. Un problema per i partiti tradizionali, ma anche un po’ per tutti noi.