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 2014  febbraio 24 Lunedì calendario

APPUNTI GAZZETTA - RENZI AL SENATO


CORERIERE.IT
«Questo è il tempo del coraggio, che non esclude nessuno e non lascia alibi a nessuno». E’ l’ultima delle frasi pronunciata da Matteo Renzi al termine dei 68 minuti del suo discorso al Senato a sottolineare il senso della sfida che il leader del Pd lancia al Parlamento: dare la fiducia a un presidente giovane che, come lui stesso ha sottolineato, non avrebbe neppure l’età per sedere sugli scranni di Palazzo Madama. Un giovane premier che in quell’aula carica di storia si presenta «in punta di piedi». Che rivendica la «voglia di provare ad andare controcorrente». E che sottolinea di essere lì, sui banchi del governo, accompagnato da un grande carico di «stupore» che la giovane età porta con sè: «Ma noi - ha precisato - siamo qui non per inseguire un record anagrafico, non per allungare il curriculum, siamo qui per parlare un linguaggio di franchezza». Ha poi ringraziato il Pd, «perché ha detto a una generazione: “se avete sogni provateci”». E dunque: «Noi chiediamo fiducia perché pensiamo che l’Italia abbia una necessità urgente di uscire dalla crisi». «Arrivare al 2018 - ha evidenziato lil premier - ha un senso solo se avvertiamo l’urgenza di un cambiamento radicale». Poi, con riferimento alle riforme istituzionali che prevedono tra l’altro l’abolizione del Senato, ha aggiunto: «Vorrei essere l’ultimo presidente del Consiglio che si trova su questi banchi a chiedere la fiducia» . Infine, la massima assunzione di responsabilità: «Se questa sfida la perderemo, la colpa sarà mia».
L’ITALIA E L’EUROPA - Renzi, parlando ai senatori, si è giocato subito la carta dell’orgoglio: «Nel Paese c’è forte l’idea che l’Italia sia una nazione finita . Ma non è così: c’è là fuori un’Italia che è davanti a noi. E noi dobbiamo agganciarla». E ha indicato il semestre europeo di presidenza italiana, a partire da luglio , come una meta arrivando con i «compiti» - ovvero le riforme e gli incentivi all’economia - già fatti. «Il semestre europeo non deve essere solo un’occasione per fare nomine - ha puntualizzato -. A volte si considera l’Europa come la madre dei nostri problemi. Per me e per il mio partito non è così. Nella tradizione europeista sta la parte migliore della nostra società». Il premier ha poi reso omaggio, senza citarlo espressamente per nome, ad Altiero Spinelli, primo ideologo degli stati uniti d’Europa. E ha esaltato la «generazione Erasmus», quella dei giovani nati e cresciuti nella pienezza dello spirito europeo, e ha enfatizzato il dovere di dare ad essa fiducia e speranza per il futuro.
«NON TEMIAMO LE ELEZIONI» - «Questo è un governo politico - ha poi rivendicato Renzi - e lo dimostra la presenza al suo interno di tre segretari di partito. Avrei preferito arrivare qui con un mandato elettorale, ma non ce n’erano le condizioni». In ogni caso, aveva evidenziato poco prima in risposta ai mugugni del M5S, «noi non abbiamo paura di andare ad elezioni, anzi: nelle ultime tornate regionali noi ci siamo sempre stati, anche quando era difficile e quando i sondaggi erano negativi. E le abbiamo sempre vinte» . Pochi minuti dopo una seconda stoccata ai pentastellati, i più irrequieti tra i banchi: «So che per voi è difficile stare in un partito il cui leader dice di non essere democratico». E rivolgendosi ai senatori del Pd: «Vogliamo loro bene anche se loro non ne vogliono a noi».
Da #nonholeta a #opensenato, la fiducia su Twitter
SCUOLA E RIFORME - Renzi, nel suo intervento, ha scelto di puntare i riflettori sull’esigenza di rilanciare la scuola e l mondo dell’istruzione perché «da lì riparte un Paese, da lì nasce la sua credibilità». E ha annunciato l’intenzione di andare da presidente del Consiglio, come faceva da sindaco, in visita ad una scuola ogni settimana a partire già da mercoledì, in un istituto di Treviso. Ha parlato della cultura come di un’occasione per creare posti di lavoro («I valori della cultura fanno di noi una superpotenza mondiale»), ha spiegato il bisogno di superare il bicameralismo perfetto con l’eliminazione del Senato elettivo e la sua trasformazione in una camera di rappresentanza degli enti locali. Poi, dopo avere ringraziato il suo predecessore Enrico Letta e chiesto per lui un applauso perché «il cambio di governo non oscura i risultati di quello precedente», Renzi ha messo in evidenza la necessità di cambiare passo e di portare a compimento tutte le riforme su cui si è basato l’accordo di legislatura, a partire dall’Italicum, la nuova legge elettorale, già incardinata nei lavori della Camera..
LE TRE PRIORITA’ - Il presidente del Consiglio si è poi impegnato su tre impegni immediati per il suo esecutivo: lo «sblocco totale dei debiti della pubblica amministrazione» con l’intervento della Cassa Depositi e Prestiti; la «costituzione di un fondo di garanzia per le piccole e medie imprese che non riescono ad accedere al credito»; e la «riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale (ovvero il costo del lavoro per le imprese, nda) che dia risultati già in questi primi mesi del 2014».
IL NODO GIUSTIZIA - Renzi ha poi aggiunto al pacchetto per i primi cinque mesi di governo anche la riforma complessiva del sistema della giustizia, a partire da quella civile, con le sue incognite e i suoi tempi lunghi. Ma senza tralasciare quella penale perché «esiste una preoccupazione costante nell’opinione pubblica sul fatto che corra sempre il rischio di arrivare tardi e di colpire sempre gli stessi».
I MARO’, GLI IMMIGRATI E I DIRITTI - Renzi ha poi citato le sue prime telefonate in qualità di premier: ai marò «trattenuti da un’allucinante vicenda»; all’avvocata di Pesaro impegnata nel processo contro il marito che l’ha sfregiata con l’acido: «ad un mio amico che ha perso il lavoro». Ha parlato di integrazione, spiegando che lo ius soli può essere preso in considerazione per quegli immigrati di seconda generazione che compiono il percorso scolastico in Italia. E di diritti civili, evidenziando che «ci si deve ascoltare» anche nella diversità delle posizioni per poi arrivare a un compromesso.
FIDUCIA NOTTURNA - Ora sono in corso gli interventi dei gruppi parlamentari e, a seguire, in serata, ci sarà la replica dello stesso Renzi. Solo dopo si entrerà nel vivo del voto di fiducia. Il risultato si conoscerà soltanto a ora tarda: la prima chiama individuale (i senatori vengono chiamati a uno a uno affinché esprimano in modo palese il proprio voto favorevole o contrario) è prevista per le 23 e da regolamento essa viene ripetuta una seconda volta per consentire il voto dei senatori che non avessero risposto all’appello, perché momentaneamente assenti, in prima battuta. Domani il testo del programma sarà discusso alla Camera, chiamata a sua volta ad esprimersi con un voto che però appare più che altro una formalità, essendo la maggioranza particolarmente ampia.

REPUBBLICA.IT
ROMA - Rilancio della scuola e un piano straordinario di edilizia scolastica. Sblocco totale dei debiti della Pubblica amministrazione. Riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale. Aiuti alle pmi, semplificazione fiscale e riforma della giustizia. Sono i temi centrali del discorso programmatico del premier Matteo Renzi che, in un’ora e dieci, ha chiesto la fiducia al Senato. "Ci avviciniamo in punta di piedi e con rispetto profondo e non formale che si deve a quest’Aula e alla storia del paese che qui ha un simbolo", esordisce il presidente del Consiglio, aggiungendo di avvicinarsi anche con lo stupore di chi si rende conto della "magnificenza di un luogo" come Palazzo Madama.
Disinvoltura. Renzi si mostra disinvolto e sicuro, sfida il protocollo dell’Aula con un atteggiamento informale: spesso e volentieri parla con la mano in tasca (FOTO), e nell’altra tiene la traccia del proprio discorso, la giacca sbottonata ad arte. All’inizio legge il testo, poi va avanti a braccio. Gli ci vogliono nove minuti per riuscire ad ottenere il primo applauso. Il gelo, e un brusio dai banchi della Lega guidato dal vicepresidente dell’assemblea Roberto Calderoli, accoglie le sue parole quando si propone come "ultimo presidente del Consiglio a chiedere la fiducia al Senato". "Sono consapevole - spiega - del rischio di fare questa dichiarazione di fronte a senatori che non meritano il ruolo di essere gli ultimi a dare una fiducia a un governo: ma non lo sta chiedendo un governo, lo sta chiedendo un paese", e non è una proposta figlia di "un pregiudizio" ma di "un giudizio organico".
Ironia contro il M5s. Un altro applauso, questa volta polemico, arriva dai senatori del Movimento 5 Stelle quando Renzi cita la possibilità teorica di andare alle elezioni anticipate. Il leader del Pd replica ai grillini con tono di superiorità, rivendicando il fatto che "il Pd non ha mai avuto paura di andare alle urne, e ha vinto in più occasioni. Lo stesso non possiamo dire di voi". "Eravamo ad un bivio - continua il premier - se si andava alle elezioni saremmo tornati a un un governo di larghe intese". E, di fronte alle proteste dei grillini, li incalza prendendoli bonariamente in giro. Si rivolge ai senatori Pd in tono canzonatorio: "Volevo ricordare ai senatori del mio partito che noi svolgiamo una funzione sociale nei confronti dei Cinque Stelle. Aiutiamoli, sono in difficoltà con la loro base: non è facile stare in un partito dove il capo dice ’non sono democratico’. Ma vi vogliamo bene lo stesso".
Andare controcorrente. Renzi pone l’accento sulla necessità di un cambiamento radicale per risollevare il Paese bloccato: "Oggi riflettevo - continua Renzi - che io non ho l’età per sedere nel Senato della Repubblica. Oggi davanti a voi siamo qui non per inseguire un record anagrafico, o allungare il curricula o per toglierci qualche soddisfazione"."Sappiamo che viviamo un tempo di grande diffiicoltà e struggente responsabilità. Dobbiamo provare a fare dei sogni più grandi di quelli fatti fino ad oggi e accompagnarli con concretezza. Chiediamo la fiducia a questo Senato, ci impegniamo a meritare la fiducia come governo, perchè l’Italia ha necessità urgente di uscire dalla crisi in cui ci troviamo", quella di un Paese "arruginito, impantanato, incatenato da una burocrazia asfissiante". E "oggi chiedere la fiducia significa proporre una visione audace e innovativa, provare ad andare controcorrente".
Il coraggio delle scelte. Sulla legge elettorale e le riforme costituzionali si è raggiunto "un accordo che va oltre la maggioranza di governo". Quell’accordo "lo rispetteremo nei tempi e nelle modalità prestabilite", partendo dalla riiforma del Senato e del Titolo quinto. Renzi parla di una angoscia nel rapporto tra politica e cittadini che porta alla sensazione di un’Italia visto come un paese finito che ha giocato le tutte le sue carte. "Ormai nelle trasmissioni tv c’è sempre un servizio che fa vedere come all’estero tutto sia perfetto e qua non funzioni nulla. Non è così. Usciamo dal coro della lamentazione, diamoci delle scadenze, dando concretamente dei passaggi puntuali". E continua: "Scrivere le regole del gioco insieme sia valore fondamentale per il rispetto delle istituzioni e proveremo a farlo in una legislatura della quale abbiamo allungato l’orizzonte, ma si deve capire che c’è l’urgenza di un cambiamento radicale".
Europeismo. "Nella tradizione europeista sta la parte migliore dell’Italia, la certezza che abbiamo un futuro", continua Renzi a proposito del ruolo del nostro Paese in Europa. E sottolinea che "mettere a posto le cose di casa nostra non deriva da un obbligo europeo, è il rispetto che dobbiamo ai nostri figli e alle persone che verranno dopo di noi". "L’Europa non è la nostra matrigna" rimarca Renzi, auspicando che "nei prossimi 20 anni l’Italia possa guidare l’Europa politicamente".
Un governo politico. "Questo è un governo politico - ribadisce il premier - e politica non è una parolaccia. Mi piacerebbe che potesse capitare a chi ha la presunzione di avere la verità in tasca la possibilità di confrontarsi con gli insegnanti, le famiglie perchè l’idea che da questa parte c’è la casta e dall’altra i cittadini si è un pò rovesciata".
Scuola. E’ il primo dei settori in cui Renzi annuncia una rivoluzione. Perché è "dalla scuola che riparte un Paese e nasce la sua credibilità". Ma serve concretezza amministrativa: "Bisogna cambiare il patto di stabilità interna per quel che riguarda l’edilizia scolastica". Domani chiederò per lettera a tutti gli 8mila sindaci e ai presidenti delle province superstiti una lettera per chiedere il punto della situazione sull’edilizia scolastica, seguendo una suggestione di Renzo Piano, che ha parlato di rammendare i nostri territori, le nostre periferie". E specifica anche i tempi: "Dal 15 giugno al 15 settembre - spiega- ci sarà un programma straordinario, dell’ordine di qualche miliardo di euro, sui singoli territori in base alle richieste dei sindaci. Di fronte alla crisi economica non si può non partire dalle scuole". Annuncia poi che ogni mercoledì mattina si recherà in una scuola: "Comincerò da Treviso, la settimana successiva andrò in una scuola del Sud". Perché il governo "non sta solo a Roma".
Un pensiero a Letta. Renzi non dimentica di rendere onore al governo Letta: "ll cambio fatto all’interno del governo non può in alcun modo oscurare i risultati del governo precedente e fatemi fare un pensiero particolare al presidente del Consiglio Letta".
Pubblica amministrazione. "Il primo impegno - afferma il presidente del Consiglio - è lo sblocco totale dei debiti della Pubblica Amministrazione attraverso un diverso utilizzo della Cassa Depositi e Prestiti". Si sofferma poi sulla necessità di rinnovare la burocrazia: "I governi passano - afferma - i dirigenti restano. E’ da Paese civile affermare la contestualità tra responsabilità di governo e struttura dirigente della macchina pubblica, dire con forza che una politica forte è quella che affida a tempi certi anche il ruolo dei dirigenti, perchè non può esistere la possibilità di un dirigente a tempo indeterminato che fa il bello e il cattivo tempo". Sul piano del taglio delle spese della P. a. propone la sua ricetta: "Ogni centesimo deve essere visibile on line da parte di tutti, è necessario un meccanismo di rivoluzione" nel rapporto "tra cittadino e pubblica amministrazione".
Lavoro. Altro capitolo fondamentale del programma di Renzi è il lavoro: "Porteremo immediatamente alla vostra attenzione una riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale con misure serie, irreversibili, non solo legate alla revisione della spesa, che porterà già nel semestre 2014 risultati immediati". I dati su pil e disoccupazione dal 2008 al 2013 "non sono numeri di una crisi ma sono i numeri di un tracollo", sottolinea il premier. "Chi è entrato in una fabbrica o ha incontrato lavoratori, sa bene che quelli sulla disoccupazione non sono solo ’numerini’, ma indici di una situazione "impietosa e devastante", che "richiede un cambio radicale della politiche economiche e provvedimenti concreti che con Padoan abbiamo discusso e approfondiremo nelle prossime settimane". Annuncia, infine, un "sussidio di disoccupazione universale".
Aiuti alle imprese. Un altro impegno del premier sarà la costituzione e il sostegno di fondi di garanzia per le piccole e medie imprese che non riescono ad accedere al credito.
Fisco. "E’ possibile inviare a casa a dipendenti pubblici e pensionati la dichiarazione dei redditi precompilata". "Così il fisco finisce di essere ostile", aggiunge, "e diventa amico". E chiarisce poi, a margine, la dichiarazione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, che ieri ha proposto un aumento delle imposte su rendite finanziarie e Bot: "Ieri Delrio ha detto una cosa molto semplice, e cioè che il tema della tassazione delle rendite e dei denari per la riforma del lavoro saranno oggetto di una valutazione. E voi avete titolato nel modo più pesante possibile. Quindi vi prego di stare ai fatti".
Giustizia. Renzi annuncia che, dopo vent’anni di "posizioni calcificate" a giugno ci sarà "un pacchetto organico di revisione della giustizia che non lasci fuori niente. Parto dalla giustizia amministrativa".
Cultura. "La cultura è una cosa con cui si mangia". Questo, ha spiegato il premier pensando ai giovani, "perchè si nutre l’anima". Ma anche perchè fa bene all’economia. "Bisogna avere il coraggio di aprirsi agli investimenti privati e ai posti di lavoro", aggiunge. E conclude con enfasi: "Nel mondo piatto in cui viviamo, dove essere italiani è ovunque considerato un dono, ci si aprono opportunità senza fine" e "i valori della cultura fanno di noi una superpotenza mondiale".
Diritti civili e immigrazione. In tema di diritti civili, in particolare unioni di fatto e ius soli, non si può pretendere di imporre il proprio punto di vista per intero, bisogna "ascoltarsi" e poi "trovare un compromesso", rimarca Renzi. "Lo sforzo non è trovare le proprie ragioni contro gli altri ma trovare il punto di sintesi possibile".