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 2014  febbraio 22 Sabato calendario

SOSTIENE PIER CARLO


Se Matteo Renzi voleva al ministero dell’Economia una persona totalmente in sintonia con lui, almeno su un aspetto s’è sbagliato. L’ex sindaco di Firenze è un focoso tifoso della Fiorentina, Pier Carlo Padoan è invece acceso sostenitore della Roma. Uno che se la Magica perde male è capace di non dormire la notte e spegne la tv se nella stessa stanza a guardare la partita c’è un laziale. Calcio a parte, sul resto Renzi e Padoan possono trovare parecchi punti d’incontro, a cominciare dalla necessità di aggredire subito la tassazione sul lavoro. A luglio, mentre il governo Letta cercava di barcamenarsi tra le richieste di Confindustria e sindacati sul taglio del cuneo fiscale e i diktat di Silvio Berlusconi sulla cancellazione dell’Imu sulla prima casa, Padoan, da capoeconomista dell’Ocse, concesse alla Rai una delle rare interviste sulle vicende italiane. E lo fece per dire al governo italiano di non perdere tempo e risorse per alleggerire la tassazione sulla casa. «Questa è una linea di condotta che l’Ocse raccomanda e indica con forza: le tasse che danneggiano di meno la crescita sono infatti quelle sulla proprietà, come l’Imu, mentre le tasse che, se abbassate, favoriscono di più la ripresa e l’occupazione sono quelle sul lavoro». Per questo la priorità per l’Ocse è «ridurre il carico fiscale sul lavoro». Un’esternazione che non piacque affatto a Daniele Capezzone e Renato Brunetta, che tuonarono contro l’invasione di campo. Lui però non ha cambiato idea e proprio mentre era in ballo la sua nomina a presidente dell’Istat ha spiegato a Lettera43 «che l’Italia ha bisogno di fare le riforme strutturali ma soprattutto di mettere in pratica e incrementare quelle già decise». Che non vengono applicate «perché c’è una serie di ostacoli nella pubblica amministrazione e nel sistema della giustizia civile che impediscono che leggi approvate siano tradotte in azioni operative». Non che per Padoan finora non si sia fatto niente. «Quello delle pensioni è stato un passo importante che ha implicazioni anche per il mercato del lavoro, che però deve ancora essere riformato. La riforma Fornero andrebbe rivista e adattata alla situazione attuale di bassa crescita. Ma sono tante altre le cose da fare», cominciando dal «mettere mano al settore delle liberalizzazioni, dei servizi pubblici», arrivando poi all’obiettivo primario, di cui si è già detto, ossia la riforma del sistema fiscale per detassare il lavoro. Del resto nel suo ultimo rapporto firmato per l’Ocse, dal titolo Going for growth, c’è scritto che l’Italia deve spostare la politica del lavoro «tutelando maggiormente il reddito dei lavoratori e meno il posto di lavoro in sé», nonché migliorando «la rete di supporto sociale».

Nello stesso testo si riconoscono i passi avanti fatti su riforme strutturali e liberalizzazioni, ad esempio sugli orari dei negozi, ma «servono sforzi ulteriori». Per l’Italia, come per Grecia e Spagna, «rimane valida la raccomandazione di liberalizzare le professioni chiuse». Per migliorare la competitività, secondo l’Ocse, l’Italia deve poi «ridurre le barriere alla concorrenza, aumentando l’applicazione della legge a tutti i livelli, riducendo la proprietà pubblica e i ritardi della giustizia civile». Di Padoan si ricorda sempre un atteggiamento positivo sulla patrimoniale o, meglio, la convinzione che una tassa sui patrimoni potrebbe avere «conseguenze positive» e quindi «non deve spaventare». Ma l’argomento per Renzi è tabù e quindi non dovrebbe essere preso in considerazione nelle strategie del ministero, dove potrebbe entrare invece l’aumento delle aliquote sui capital gain, una delle fonti di finanziamento degli sgravi sul lavoro, come già ampiamente scritto nel programma economico di Renzi alle primarie. Padoan insomma sembra avere le idee chiare. Del resto Via XX Settembre sarebbe stata comunque nel suo destino se Pierluigi Bersani non avesse sparato fuori il rigore a porta vuota (per usare la metafora di Renzi). Lui era già il ministro in pectore del mancato governo Pd. Mentre a Palazzo Chigi c’è già stato sia con Massimo D’Alema sia con il suo successore Giuliano Amato, consigliere economico di entrambi, che ha affiancato anche come direttore della Fondazione Italiani-Europei. All’Ocse dal 2007, prima come vicesegretario generale e poi anche come capo-economista, di incarichi all’estero nella sua lunga carriera di docente di Economia Internazionale ne ha avuti tanti. Culturalmente si è formato alla scuola di un grande economista come Giancarlo Gandolfo, ma anche sulle pagine di Quaderni della Rivista Trimestrale, fucina dei cattolici comunisti di Franco Rodano, alla quale collaborava assieme ad altri giovani che avrebbero fatto carriera nelle università come Mario Reale, Raffaele D’Agata, Claudio De Vincenti, Alessandro Montebugnoli, Stefano Sacconi, Alberto Zevi, per non parlare di Giaime e Giorgio Rodano. Che Renzi volesse al suo posto Graziano Delrio è noto e solo all’ultimo ha ceduto all’insistenza di Giorgio Napolitano, dopo un lungo braccio di ferro, poi negato dal capo dello Stato. Ma considerando le storie personali sembra che i margini per andare d’accordo ci siano. Padoan copre sicuramente Renzi nei confronti delle istituzioni internazionali e lo tutela anche rispetto alla minoranza del Pd. Del resto l’equilibrio per il premier è importante, come dimostra il fatto che il suo governo, che è il più snello, il più giovane e quello con il maggior numero di donne nella storia italiana, è anche l’esecutivo che ha un’industriale all’Industria (ora Sviluppo Economico) e il capo dei cooperatori al Lavoro. Le imprese insomma sono ben rappresentate, come anche tutte le aree che compongono la maggioranza (civatiani compresi, con grande scorno del capo corrente, Pippo Civati). Un mix d’immagine e sostanza. Se poi gli elementi sono stati dosati correttamente si scoprirà presto.