Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 23 Domenica calendario

GLI ALLENAMENTI A FORT KNOX E LA BELLA MAGLIETTA DI JONA


INFORMAZIONE, formazione e deformazione. Il titolo potrebbe essere questo, ma appesantirebbe la pagina, quindi evitiamolo. Dopo tutte ‘ste serate sanremesi, meglio evitare. Su Sanremo solo poche righe che riguardano di sfuggita lo sport: che tristezza le tuffatrici, la pallavolista, il pallanotista, lo slittinista (almeno Zoeggeler si è presentato in tuta: 6,5) convocati, bardati e infiocchettati per fare che, in fondo? Dire che è passata questa o quella canzone. Ne valeva la pena? Secondo me, no: voto 4. Poi ci sono gli autogol: avere come antipasto Pif è come lanciarsi con un paracadute bucato, trattare come un’icona Laetitia Casta è da terzo mondo, affidarsi al ripetitivo umorismo inguinale di Luciana Littizzetto è un azzardo. Espiantare un’idea al Club Tenco permette invece di godersi una serata di buona musica (venerdì). Perché in Italia di belle canzoni ne sono state composte tante, alcune miracolosamente lanciate a Sanremo, altre no. La bellezza, tanto invocata ed evocata sul palcoscenico, dalle canzoni di oggi è stata piuttosto lontana. Peccato. Da tanti anni sogno di rovesciare la famosa battuta di Humphrey Bogart in “L’ultima minaccia”: «È la stampa, bellezza. E tu non puoi farci niente». Avrei voluto, vorrei: «È la bellezza, stampa. E tu non puoi farci niente ». La bellezza che affanna e che consola, per dirla con il collega Manzoni, che scalda e che riempie, che abbaglia e che arricchisce, che si dà e ti prende.

Nell’attesa, attenzione al mourinhismo. Contagia a distanza.
È giustificabile in un individuo, tanto più se noto come Special One. Se si propaga, parliamone. Conte ha fatto una lunga tirata sui giornalisti che danno brutti voti in pagella ai giocatori che non gli soffiano in anticipo la formazione. I giornalisti presenti avrebbero fatto meglio ad alzarsi e ad andarsene. Non l’hanno fatto, 2. Se un brandello di dignità è rimasto a questo mestiere, non siamo uno stoino su cui tutti possono pulirsi i piedi e la coscienza. Voce dal fondo: non ci son più gli allenatori di una volta. Vero, e neanche i giornalisti, forse. Però, come si cerca di fare con il livello delle acque, bisognerebbe contenere le tracimazioni. A titolo puramente personale, dirò che a me della formazione (della Juve o di chiunque) non è mai importato un fico secco. A maggior ragione da quando ci sono le rose di 26-28 calciatori e tutti vanno in panchina, a disposizione. Ad ancora maggior ragione da quando le tecnologie hanno cambiato l’informazione. La formazione, c’è ancora qualcuno che va a cercarla su un giornale stampato la notte prima? Carletto Mazzone, quando allenava l’Ascoli negli anni ‘70 e giocava in trasferta, andava a comprare il quotidiano locale, fosse a Bergamo o a Udine, a Cagliari o a Bari. Pensava che avrebbe trovato una formazione più azzeccata. Negli anni ‘90 aveva già smesso. Adesso che quasi tutti gli allenatori blindano gli allenamenti come Fort Knox, adesso che hanno fatto stendere teloni, costruire muri antispionaggio, indovinare la formazione è un terno al lotto. E indovinarla è un buon assist per chi gioca al Fantacalcio, o una gratificazione per il cronista incallito, il classico cane da tartufi.

E veniamo a Garcia. Je vous previens, monsieur, occhio ai primi sintomi di mourinhismo. Fino alla scorsa settimana, sembrava immune. Poi ha detto che, dopo la sconfitta di Napoli, alla Roma hanno mancato di rispetto. No, così è troppo comodo. Quando Aimé Jacquet doveva prendersela con l’Équipe, se la prese con l’Équipe, e non alla leggera. Sarei curioso di sapere chi ha mancato di rispetto alla Roma. Tutti? Qualcuno? Chi? Una radio di Trastevere? Un quotidiano sportivo? Un blog di Velletri? Una tv privata? La Rai? Sky? Chissà mai. Tra criticare e mancare di rispetto c’è una certa differenza, e sono sicuro che Garcia lo sa. È nato a Nemours, deliziosa cittadina dolcemente bagnata dal Loing. Ci è nato anche Philippe Petit, il re dei funamboli, che passeggia su una corda tesa sul Niagara o tra le torri di Notre Dame. Uno che ha scritto: «I limiti esistono soltanto nell’anima di chi è a corto di sogni». Garcia fa un mestiere molto più vicino alla terra e lo invito a tenere i piedi per terra. Se ha nomi e cognomi da fare, a sua disposizione. Se invece è il solito, vecchissimo ritornello del “soli contro tutti”, chacun son cirque, come disse il collega Prévert.

Come disse invece il collega Manzi, non è mai troppo tardi. Buona notizia sul País di ieri. L’attaccante Jona (Jonathan Mejia Ruiz, nato in Honduras, 25 anni, centravanti del Jaen) era stato multato di 2.000 euro perché, dopo aver segnato un gol al Las Palmas, aveva sollevato la maglia mostrando su quella sotto la scritta “Coraggio, piccolini”. Più in basso, sempre a pennarello, “Giornata mondiale contro il cancro infantile”. Il Jaen ha fatto ricorso e la Commissione d’Appello lo ha accolto, cancellando la multa. Buona notizia perché dimostra che di veramente ottuso, nell’orizzonte sportivo, è rimasto solo il Cio (0,5 di stima).