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 2014  febbraio 23 Domenica calendario

FRA GALEONI E ZOO LA RIVOLTA DIVENTA UNA GITA TURISTICA


Gazzelle, pavoni e struzzi che passeggiano graziosamente nelle gabbie dello zoo privato dell’ormai ex presidente Yanukovich.

E poi mucche e porcellini allevati in stalle perfettamente attrezzate e pulite, e pomodori e palme nelle gigantesche serre supertecnologiche. Un garage zeppo di automobili d’epoca che farebbero gola a qualunque museo. Un veliero a due alberi attraccato nel lago. Lingotti d’oro. Mazze da golf con le iniziali V.Y. e lo stemma nazionale. Centinaia di ucraini che ieri hanno potuto entrare a Mezhigorie, la residenza di Viktor Yanukovich abbandonata dopo la sua fuga, hanno girato, increduli e divertiti, per la tenuta, fotografando l’enorme villa, un mix incredibile tra uno chalet di montagna e una villa liberty, con finestre gotiche, colonne fregiate, rovine pseudo romane, civettuole naiadi, pavimenti di marmo mosaico, serre con cespugli potati a forma di statue antiche, rotonde, laghetti, lampadari di cristallo da teatro dell’opera, Wc poggiati su zampe dorate di qualche animale mitologico. Viktor Yanukovich aveva dei gusti estetici a metà tra Donald Trump e un narcobarone latinoamericano. E anche i mezzi.
Tutti gli ucraini si chiedevano cosa ci fosse dietro quei cancelli, di ferro battuto nero e oro, modello Versailles. Tatiana Chornovol, la giornalista d’opposizione picchiata quasi a morte qualche settimana fa, era stata aggredita da sconosciuti proprio mentre tornava da una indagine tra le ville dei potenti ucraini. Era il segreto meglio custodito di Yanukovich, il «museo della corruzione» come è già stato ribattezzato. I rivoluzionari diventati turisti hanno girato il parco e le stanze, una folla composta, curiosa, che al massimo osava sfiorare col dito le superfici lucide di tavoli di marmo e vetrine luccicanti, i più coraggiosi si sono fatti fotografare nelle vasche da bagno grandi come piscine, qualcuno si è divertito ad accendere il karaoke. Nessuna furia iconoclasta, sembrava quasi una gita sindacale in qualche reggia degli zar, con i volontari dei Maidan che distribuivano the e panini e avvertivano di non danneggiare nulla. È il momento della vittoria, tra voyuerismo populista e l’amarezza di vedere con i propri occhi cosa si guadagna – e cosa si perde - a fare il capo di una cricca oligarchica. Il lusso sfrenato suscita più che rabbia risatine incredule, «è la Disneyland ucraina» dice qualcuno, che, svelata al pubblico, declassa definitivamente Yanukovich da leader – corrotto, doppiogiochista, con tentazioni autoritarie, ma eletto – in dittatore senza giustificazioni.
Basta guardare il garage, con decine di auto d’epoca, dalle Rolls Royce alle 500. Limousine americane degli anni ’50, diverse Zil sovietiche, tutte perfettamente restaurate e lucidate, disposte ordinatamente ciascuna con la propria targhetta. Nell’hangar delle barche motoscafi di tutti i calibri. Lo zoo privato e la splendida serra, altro che l’orto biologico di Michelle Obama: un’intera azienda agricola per rifornire la tavola del presidente, che non può certo mangiare lo stesso cibo dei comuni mortali. La piscina di mosaico con dentro pesci esotici, che batte di gran lunga gli scatti rubati dalle residenze di Berlusconi in Sardegna. Un ring di boxe, forse per allenarsi in previsione di uno scontro politico con Vitaly Klitschko, il campione di pugilato alla guida del Maidan. E iniziali dappertutto, dai soprammobili alle mazze da golf, fino alla V di Viktor intagliata nelle panche di legno della sauna, che per dimensioni e attrezzatura farebbe invidia a un albergo a sette stelle.
Un viaggio impagabile nel subconscio di un autocrate, una opportunità rara di valutare il prezzo del potere, offerta come premio ai popoli ribelli, dalla reggia di Maria Antonietta al guardaroba con 400 scarpe di Imelda Marcos, ai palazzi di tre mila stanze di Ceaucescu. Probabilmente a Yanukovich dispiaceva mortalmente di non poter pubblicare un servizio su Mezhigorie in una rivista internazionale di design, per far vedere a tutti che un ragazzo di periferia proletaria ucraina con trascorsi criminali può farsi strada nella vita. È la mostra delle necessità di un dittatore, dei suoi simboli, delle sue ambizioni, dei suoi complessi. Dal laghetto vengono anche ripescati documenti contabili con stipendi sottobanco ai poliziotti, qualche arma, ma gli uomini del presidente sono tutti spariti senza lasciare traccia, lasciando la reggia alla dissacrazione del popolo in rivolta. La pubblicazione su Twitter del WC a forma di trono (anche se poi un blogger Usa ha smentito che appartenesse all’ex presidente ucraino, ma poco cambia) è la pietra tombale sulle ambizioni politiche di Yanukovich. Chissà cosa si scoprirà il giorno che si potrà dare un’occhiata alla dacia di Putin.