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 2014  febbraio 23 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - SECONDO RENZI LA PRIMA BATTAGLIA DA FARE È SULLA BUROCRAZIA


ROMA - Matteo Renzi non è abituato a tanti giri di parole, né a prenderla alla lontana. Lui, i problemi, in genere, li prende di petto, se non altro perché così li sbriga prima. O, quanto meno, si fa un’idea di quello che potrebbe accadere e si prepara a recuperare i danni o ad arginarli: «Soldi in cassa non ce ne stanno, è inutile che ci prendiamo in giro. E i risultati della spending review rischiano di arrivare tardi rispetto alla data che ci chiedeva l’Europa».

LE RIFORME - L’uomo è fatto così, non accuserebbe mai direttamente Enrico Letta di aver tardato e di non aver rispettato i tempi dettati dell’Europa, anche se così è, e se questo rinvio secondo il premier si abbatterà sul suo governo e non su quello precedente. Però non vuole deflettere dal suo obiettivo. Si è dato delle scadenze, di cui ha avuto modo di parlare con Pier Carlo Padoan solo velocemente per telefono, e vuole arrivare fino in fondo. Con i suoi Renzi non riesce a nascondere la verità. Non può far finta che la situazione ereditata dal governo precedente non esista. «Perché dovrei fare un esercizio di masochismo puro?», è la domanda provocatoria che si rivolge in questi giorni e che, soprattutto, rivolge a quelle corporazioni che non ha mai amato e con cui, prima o poi, sarà costretto a confrontarsi. I soldi, secondo il presidente del Consiglio «non si trovano certo aumentando la pressione fiscale». E il fatto che Padoan «non sia un rigorista» non gli dispiace affatto. I fondi, secondo il premier, bisogna trovarli dalle «riforme che l’Europa ci chiede». Anzi, che «ci ha gia chiesto e di fronte alla quali non «possiamo più indugiare». Solo quelle che ci daranno «l’energia per andare avanti, altrimenti....». Altrimenti il rischio è che tutta l’imprenditoria italiana si ritiri e si allontani. «Perciò - dice e ridice Renzi - bisogna fare presto, prima che arrivi lo tsunami. Questa è la ragione per cui dobbiamo fare sul serio».

GLI OBIETTIVI - Il presidente del Consiglio ha due obiettivi chiari in mente: «Abbassare le tasse sul lavoro e contenere la spesa pubblica. Anzi, se è possibile abbatterla». Perché questo è, non da ora, un pallino del segretario del Pd, a cui sta lavorando alacremente, cercando di convincere anche la sparuta compagine lettiana, per far capire al popolo del Partito democratico come la pensa, rassicurare l’alleato sulle sorti dello scrutinio elettorale e della sua legislatura. «Io - confida li premier ai fedelissimi - penso sul serio che un governo di legislatura ci convenga. E non lo dico per prassi, per rassicurare gli alleati come quelli del Nuovo centrodestra o per assicurarmi dei voti in Parlamento».

GOVERNO DI LEGISLATURA - E ancora: «Io penso sul serio che sia necessario un governo di legislatura. Prima non si poteva fare perché eravamo di fronte a un esecutivo paralizzato per tanti motivi, con un premier inidoneo, non per colpa sua, con una compagine che riusciva ad andare avanti, e che procedeva solo se galleggiava e se non muoveva niente. Per noi è l’esatto contrario. E quindi o acceleriamo subito, o sono guai. Noi non solo possiamo, ma dobbiamo». Parola, anzi, parole di presidente del Consiglio. E nella mente di Renzi sono tante le rivoluzioni da fare. Una per tutte. Da pronunciare sottovoce per non creare il panico: sostituire i direttori generali dei ministeri, i responsabili delle strutture burocratiche. «Bisognerà sostituirne un bel po’», dicono i renziani. «Letta non lo ha fatto e non poteva farlo», mormora il presidente del Consiglio. Il suo non è un atto d’accusa. Piuttosto una constatazione. «Banale», dicono i suoi e aggiungono: «Ma essenziale, perché non abbiamo tempo da perdere e nel puzzle delle spese da ridurre c’è anche questo tassello». Per dirla alla Renzi «tutto è indispensabile pur di arrivare a maggio con la riduzione delle spese e quindi con la possibilità di ridurre le tasse».

CORRIERE.IT
UNA DOMENICA DI TWEET
Prima domenica di lavoro per il neo premier Matteo Renzi che inizia la giornata con un tweet #buonadomenica, in cui annuncia la giornata di lavoro: «Oggi con Graziano del Rio sui dossier. Metodo, metodo, metodo. Non annunci spot, ma visione alta e concretezza dei sindaci».
I TEMI- Matteo Renzi risponde brevemente a qualche utente che gli pone domande sul come intende impostare la nuova politica di governo. Al primo posto la burocrazia «ingessata»: «Quella della burocrazia è la madre di tutte le battaglie. Significa cambiare mentalità, tutti». A un ragazzo che gli chiede di non deludere i ragazzi della sua età Renzi risponde: «Questa è la responsabilità che sento più forte». A chi gli chiede se si comporterà come gli altri e riempirà tutti di tasse risponde: «Nella mia esperienza di amministratore le tasse le ho sempre ridotte (provincia: Ipt; comune: Irpef). Niente promesse, ma ci proveremo».
DOSSIER GRATTERI - Sul tema Giustizia garantisce che sul tavolo c’è «il lavoro preparato da Gratteri e dal suo team» , uno dei «dossier più interessanti». Ma al momento si tratta di un mistero. Cosa contiene questo dossier? Sull’agenda digitale, garantisce, gli italiani resteranno “sorpresi”. Capitolo spending review: a chi gli ricorda il lavoro di Cottarelli per trovare risorse per giovani e impresa dice che il «dossier è sul tavolo. Aspettiamo il giuramento del ministro Padoan e ci lavoriamo».
BOTTA E RISPOSTA - Il botta e risposta è durato per alcuni minuti, e si è concluso con un nuovo tweet del neo-premier. Infine twitta: »Mi fermo qui, altrimenti passo la domenica su twitter anziché sui dossier. Ma in settimana, dopo la fiducia, riprendiamo il #matteorisponde

Renzi, il giorno dopo la formazione del suo governo, va a messa con la figlia e la moglie (Ansa/Degl’Innocenti)

POLEMICHE MADIA-BRUNETTA
Scintille tra i titolari, presente e passati, del Ministero della Pubblica Amministrazione: la giovane Marianna Madia, appena nominata, ha attaccato il suo predecessore Renato Brunetta: «il nostro è un territorio complesso, che va certamente riformato. Abbiamo idee precise e forti. Renato Brunetta appena insediato se la prese subito con quelli che definì impiegati fannulloni. Noi non faremo così, cominceremo dall’alto, dai dirigenti»
« INACCETTABILE DIRIGENTI FERMI»- E la neoministra continuava, spiegando che cosa ha in testa: «Ci sembra inaccettabile che tanti alti dirigenti restino fermi, bloccati nei loro prestigiosi incarichi per anni e anni, accumulando così potere su potere e disinteressandosi spesso del funzionamento della macchina»
«È UNA RAGAZZINA» -Le critiche sono arrivate a Renato Brunetta, ospite di Maria Latella, a SkyTG24, che non ha affatto gradito e ha replicato stizzito: «Da parte di una ragazzina, per quanto dinamica, non è un bel dichiarare dire che farà il contrario di quello che ho fatto io». E ha rilanciato: «Se inizia così, deve studiare ancora molto», ha aggiunto il capogruppo di Forza Italia alla Camera che ha invitato il nuovo ministro per la P.A. a «rispettare i propri predecessori».

CIVATI
Pippo Civati lancia dei segnali all’indomani del giuramento del governo Renzi. «Potessi votare liberamente senza mettere in discussione i rapporti col Pd voterei no con convinzione. Non è una questione di disciplina di partito, ma se io non dovessi votare un governo che ha una legittimazione del Pd dovrei uscire dal partito». Poi, Civati corregge il tiro: «Mi si dice che se non votiamo la fiducia siamo fuori dal Pd. Io, con fatica, farò la cosa giusta. La mia proposta è di rimanere nel Pd e allargare questo centrosinistra. Sulla fiducia sto ancora valutando, l’indicazione di questa assemblea è votare un sì condizionato e sfiduciato».

Civati: "Votiamo la fiducia, ma prepariamo il dopo-Renzi"
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COSTITUZIONALISTI - Il candidato alla segreteria del Partito Democratico, arrivato ultimo alle primarie con il 14 per cento delle preferenze,conversando coi giornalisti a Bologna prima dell’inizio del suo incontro con iscritti ed elettori del Pd in vista della decisione sulla fiducia al governo Renzi. «I governi li devono scegliere gli elettori», ha spiegato l’esponente del Pd. E se le elezioni non ci sono state, «oggi si usano le stesse parole utilizzate per Monti e per Letta: o si appoggia questo governo o si va verso il baratro», ha aggiunto. Poi non sono mancati attacchi diretti al neo presidente del Consiglio. «Ogni volta che Renzi apre bocca sulle riforme, muore un costituzionalista». E non solo. Civati ha sottolineato il suo dissenso raccontando aneddoti personali: «Mia mamma pare non abbia rinnovato la tessera del Pd, la mia compagna vota a sinistra come minimo Sel e vuole che io sia lo Tsipras italiano. Capite come sono messo». All’iniziativa partecipano un migliaio di persone e il tono degli interventi dei sostenitori è estremamente critico nei confronti del governo Renzi. Ricorrenti sono però gli appelli a condurre una battaglia politica dall’interno del Pd. Parole che Civati sembra accogliere sottolineando anche la mancanza di numeri per far pesare la propria posizione. «Noi non siamo decisivi, se anche i civatiani e qualcuno di Cuperlo non votasse, il governo avrebbe comunque i numeri», ha spiegato ancora.

REPUBBLICA.IT
ROMA - La prima domenica da premier per Matteo Renzi inizia con un tweet e prosegue con una telefonata di Angela Merkel: nel pomeriggio, infatti, il presidente del Consiglio ha avuto una conversazione telefonica con la Cancelliera tedesca. Al centro del colloquio le relazioni tra Italia e Germania, alla vigilia del vertice di Berlino del prossimo 17 marzo, e il comune impegno nel processo europeo.

Su Twitter, invece, compare un #buonadomenica programmatico con cui Renzi annuncia una giornata di lavoro: "Non annunci spot, ma visione alta e concretezza da sindaci. Oggi con Graziano Delrio sui dossier. Metodo, metodo, metodo". E il sottosegretario alla presidenza rincara la dose in un’intervista al programma In Mezz’Ora: "Entro sei mesi avremo la legge elettorale". Poi il ’plenipotenziario’ di Renzi apre a tassa sui Bot e dice no alla patrimoniale.

Renzi risponde, seppur brevemente, alle domande degli utenti di Twitter. Sul tema Giustizia garantisce che sul tavolo c’è "il lavoro preparato da Nicola Gratteri e dal suo team", uno dei "dossier più interessanti". Capitolo spending review: a chi gli ricorda il lavoro di Cottarelli per trovare risorse per giovani e impresa dice che il "dossier è sul tavolo. Aspettiamo il giuramento del ministro Padoan e ci lavoriamo".

Altro capitolo è lo stop ai decreti omnibus e la garanzia a un enforcement rapido delle decisioni. "Non so se è il primo" punto del programma di governo, risponde il premier, "ma certo sì". "Poi tutto si tiene - sottolinea Renzi - regolamenti parlamentari, riforme costituzionali, trasparenza".

Sulle tasse: "Nella mia esperienza di amministratore le tasse le ho sempre ridotte (provincia: Ipt; comune: Irpef). Niente promesse, ma ci proveremo". Sull’agenda digitale, garantisce, gli italiani resteranno "sorpresi". E ancora: "Quella della burocrazia è la madre di tutte le battaglie. Significa cambiare mentalità, tutti". Botta e risposta che è continuato per alcuni minuti e si è concluso con un nuovo tweet del neo-premier.


Poi scherza con un altro utente che gli augura buon lavoro ricordandogli che tra lui e Delrio "in 2 avete 2 mogli e 12 figli! Pensate anche a loro". Renzi risponde: "Graziano in questo campo ha maggioranza e quorum anche da solo".
Prima domenica di lavoro per Renzi: telefonata con la Merkel. Delrio apre a tassa su Bot

Il premier esce di casa e va a messa con la moglie agnese e la figlia
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E a proposito delle intenzioni dell’esecutivo Renzi il sottosegretario alla presidenza Delrio ha dato il via alla sua domenica con un’intervista al programma ’In mezz’ora’. Per punti. Il primo è contro le polemiche complottiste: "Non abbiamo defenestrato nessuno", spiega. "Le forze politiche - aggiunge - erano chiamate a fare una scelta, passare altri 8 mesi col governo Letta e poi andare al voto, o scegliere di dare a questa legislatura un orizzonte di 4 anni per poter fare tutte le riforme. Non c’è stato nessun complotto".

Le grane del day after legate alle nomine di governo, tuttavia, non mancano. Nella nuova squadra dei ministri, due volti hanno già scatenato polemiche e discussioni. Si tratta di Federica Guidi allo Sviluppo economico e di Giuliano Poletti al Lavoro. Sulla prima ha già puntato il dito Stefano Fassina del Pd, il quale ha sottolineato che l’azienda della famiglia Guidi - la Ducati Energia - ha commesse con Poste, Fs ed Enel, ed è dunque in affari con lo Stato. Sul secondo la questione si pone visto che è ancora presidente di Legacoop e Alleanze delle cooperative. Delrio stoppa le polemiche dicendo che "tutti gli atti che potranno avere un potenziale conflitto d’interesse del ministro Guidi o del ministro Poletti verranno esaminati dal presidente del Consiglio personalmente".

Poi le riforme. "Intendiamo fare le riforme che abbiamo annunciato - aggiunge - l’Italia ha bisogno di semplicità e di coraggio, di liberarsi della burocrazia e di aprire una fase nuova, più europea e piena di possibilità. Se il parlamento ci sta, bene. Altrimenti non è Renzi ad avere paura delle urne. Il presidente - sottolinea - andrà nelle piazze delle città per capire e anche per essere criticato. Se il parlamento dirà che queste riforme sono sbagliate o troppo forti daremo la parola al popolo".

E ancora. "Matteo preferisce cimentarsi nella campagna elettorale e sa benissimo che qui c’è un grosso rischio. Siamo i primi in Europa per disoccupazione giovanile, non basta lo 0,1 di Pil per risolvere questi problemi: abbiamo bisogno di un tempo più lungo". Per poi concludere: "Noi non vogliamo sforare il 3%, vogliamo andare in Europa dicendo ’Siamo l’Italia che fa". Perché Renzi rappresenterà in prima persona l’Italia all’estero "tutte le volte che" si parlerà di temi che "riguardano il nostro popolo". Ad esempio sulla "flessibilità per gli investimenti, che riguarda il nostro Paese ma è legata all’Europa", "Matteo deve andare".

Tra le cose da fare c’è la legge elettorale. "L’Italicum non è congelato. La prima cosa da fare è l’approvazione della legge elettorale e lo faremo entro sei mesi". Poi quella sul conflitto di interessi: "Quando dico che vogliamo far diventare l’Italia un Paese modello" significa anche che "abbiamo bisogno di una legge sul conflitto di interessi, è una cosa che il Paese merita". Ma anche l’aumento "del taglio del cuneo fiscale" perché "pensiamo di ricavare risorse in parte dalla spending review, in parte da operazioni industriali e dal rientro dei capitali. C’è una parte delle rendite finanziarie non in linea con la tassazione che c’è in Europa e questo argomento per reperire più soldi va valutato". La patrimoniale invece "non la faremo. L’Imu fu una patrimoniale a tutti gli effetti, il governo Monti la introdusse perché il Paese aveva bisogno di sistemare i conti".

ALFANO COPIA VENDOLA
Gaffe social per il ministro dell’Interno Angelino Alfano, appena riconfermato al Viminale dal neopremier Renzi. Il suo hashtag "#lastradagiusta", postato oggi sul suo profilo Twitter, è lo slogan di Sinistra Ecologia Libertà per il 2014 e lanciato al recente Congresso Nazionale svoltosi a Riccione. Con una serie di tweet corredati da foto, Sel ironizza sul web per l’hashtag ’riciclato’ e per molti utenti il ministro è già diventato il ’compagno Angelino’

DRAGHI DA SYDNEY - "L’Italia necessita di stabilità e di riforme", avverte Mario Draghi, presidente della Bce, in trasferta a Sydney per il G20. E a chi gli domanda cosa dovrebbe fare il nuovo governo di Matteo Renzi per portare il paese fuori dal tunnel, per farlo crescere di più e creare così nuovo lavoro risponde: "Si sa cosa deve essere fatto. Io stesso l’ho detto più volte, quando ero governatore della Banca d’Italia. Perciò, il problema non è cosa fare, ma farlo".

VISCO DA SIDNEY - SYDNEY - "Bisogna attuare le riforme già fatte. Bisogna creare un clima favorevole alle imprese. E comunque, come dice il commissario Olli Rehn, Pier Carlo Padoan sa quel che si deve fare. Viene dall’Ocse e proprio lui ha firmato il documento sulla crescita discusso qui a Sydney dal G20". Si conoscono bene il responsabile della Banca d’Italia, Ignazio Visco e il nuovo ministro dell’economia. E soprattutto, ciascuno sa cosa pensa l’altro sui problemi-chiave dell’Italia che solo ora, a fatica, sta uscendo dalla recessione. E dunque: lavoro e riforme. O, come dice il governatore "riforme e responsabilità".
Il problema di fondo è che ovunque - e da noi in modo particolare - la ripresa è "fragile e lenta" e in ogni caso "non sufficiente per far crescere l’occupazione nell’immediato". Secondo Visco, che approfitta di una pausa del G20 per conversare con i giornalisti presenti a Sudney, è importante tenere presente che "l’occupazione è associata anche a nuove attività produttive e questo richiede che il processo di ristrutturazione delle imprese si completi".
Comunque, ancorché la svolta economica sia asfittica, quel Pil a più 0,7% quest’anno che prevede la Banca d’Italia (1% per il governo) "è pur sempre una ripresa". L’obiettivo allora è stimolare questa crescita, rafforzarla. Il G20 si conclude proprio con l’impegno ad innalzare il Pil globale di almeno
un 2% aggiuntivo nei prossimi cinque anni. Il documento dell’Ocse e quindi di Padoan si focalizza su tre punti che secondo Visco servono ad una ripresa sostenibile: "Aumentare la crescita potenziale attraverso le riforme strutturali, stimolare la domanda per ridurre la distanza tra prodotto effettivo e potenziale, assicurare la sostenibilità della crescita medesima". Questi interventi vanno "fatti insieme, all’interno di un progetto organico" che dia modo di ridurre l’incertezza e incoraggiare gli investimenti.
Naturalmente anche la banca d’Italia ha "responsabilità specifiche" per aiutare il paese ad uscire dal tunnel. "Partecipiamo alla definizione di una politica monetaria più adeguata, capace di garantire la stabilità dei prezzi nelle due direzioni". In secondo luogo, attraverso la vigilanza "dobbiamo assicurare la stabilità del sistema bancario".
Le banche: ecco un tema che gli sta molto a cuore e su cui i partner vogliono notizie. Visco ci tiene a ribadire che Via Nazionale, "ha cominciato a chiedere bilanci di buona qualità, ancora prima dell’unione bancaria". Vuole sottolineare che "gli aumenti di capitale si devono fare", non solo perché ce lo chiede l’Europa ma perché le aziende di credito che li hanno fatti "stanno meglio". E comunque erano e sono necessari a contrastare gli effetti di una doppia recessione, con un caduta del Pil attorno al 10%. Per questo, "il sistema ha retto".
Alcuni banchieri però ritengono eccessiva la severità della vigilanza, si lamentano di non essere abbastanza difesi in Europa. "Sono chiacchiere: Le banche dovrebbero invece essere solo grate a via Nazionale". Gli aumenti di capitale "vanno fatti"; "le sofferenze sono aumentate", quale che sia il metodo di calcolo.
Visco vuole garantire "che le banche tornino a finanziare l’economia" e quindi la ripresa. Gli istituti, oltre a rafforzarsi dal punto di vista patrimoniale, devono fare "la pulizia dei loro bilanci": "E’ essenziale separare con chiarezza i crediti deteriorati dal resto delle attività". Una bad bank, allora? "Basta anche una divisione interna. L’importante è che il mercato sappia e che le stesse banche abbiano chiaro a chi prestare denaro e a chi no".
(23 febbraio 2014)