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 2014  gennaio 20 Lunedì calendario

GUERINI IL MEDIATORE E IL SINDACO LO CHIAMA “ARNALDO” COME FORLANI


All’indomani dell’incontro con Berlusconi e Gianni Letta, l’unico ammesso oltre al segretario del Pd, il portavoce della segreteria Lorenzo Guerini, è rimasto a lavorare al testo di legge elettorale da presentare oggi in Direzione. E’ venuta la moglie a Roma a trovarlo da Lodi, la città dove vive con lei e i tre figli di 16, 12 e 7 anni, ché da quando ha conquistato la massima stima di Matteo Renzi, gli straordinari romani si sono resi necessari. Da quando cioè, lui eletto deputato del Pd già in quota Renzi, si è collocato a pieno titolo nel cerchio strettissimo del sindaco, tanto che prima lo ha voluto a coordinare la sua giovane segreteria (lui, con i suoi 47 anni, è il più «anziano»), poi ha scelto di averlo accanto a sé sabato pomeriggio, nell’incontro più delicato e discusso della sua breve esperienza da leader del partito.
E’ lui, alto, capelli brizzolati, a comparire nelle uniche foto scattate nella sede del Pd prima del colloquio, accanto a Berlusconi e Gianni Letta, mentre li accompagna verso il secondo piano, lì dove sta lo studio di Renzi. Un rapporto, quello con l’ex rottamatore, che ha mosso i suoi primi passi nell’Anci, l’Associazione dei comuni italiani, di cui Guerini ha fatto parte come membro dell’esecutivo in quanto sindaco di Lodi, riconfermato due volte (dal 2005 al 2012). Ed è proprio lì che il coordinatore della segreteria, laurea in Scienze politiche alla Cattolica, di professione assicuratore, consigliere comunale della Dc nel ’90, con un curriculum da amministratore analogo a quello di Renzi (prima di fare il sindaco, è stato il primo presidente della neonata provincia di Lodi), ha avuto modo di dimostrare già nel 2011 le doti di diplomazia e pazienza che risultano ora preziose al segretario (non a caso ogni tanto lo chiama scherzando «Arnaldo», da Forlani): quando lavorò alla candidatura di Delrio come presidente dell’Associazione. Si scontrava con Michele Emiliano, era una partita difficile: finì che vinse l’attuale ministro.
E di nuovo si è mostrato capace di trattative infinite quando, membro renziano della Commissione per il congresso, ha dovuto negoziare le regole per le primarie di dicembre. Visto come era andata con quelle del 2012, tra polemiche e recriminazioni, era un ruolo delicatissimo: le ha portate a casa come voleva il sindaco di Firenze, ed ha pure stretto amicizia con un «avversario» interno come il bersaniano di ferro Nico Stumpo. Ricoprendo ruoli sempre più importanti nella gerarchia renziana con grande understatement, e una massiccia dose di autoironia: a un’amica che ieri si complimentava, «sei il Gianni Letta di Renzi», sdrammatizzava con una battuta «ma no, sono solo un testimone per caso, come quelli dei matrimoni lampo a Las Vegas…».
Sabato, alla fine dell’incontro si è presentato defilato in conferenza stampa, «parla Renzi», ha tagliato corto coi giornalisti. Informato di tutto, consultato su tutto, capace di sbrogliare le situazioni spinose ma senza cercare di apparire. In fondo, come tutte le eminenze grigie che si rispettino.