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 2014  gennaio 08 Mercoledì calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 111 (R

Darnton «Il grande massacro dei gatti»)–

(vedi anche biblioteca in scheda 2254288
e database libro in scheda 2260221)

Tavole misere e colazioni da re

A tavola

«Artigiani e lavoranti mangiavano a tutte le ore, durante il lavoro e nelle pause, perché mischiavano lavoro e svago in dosi irregolari per tutto il giorno. La tradizione voleva che durante l’orario di lavoro i muratori si fermassero otto volte per mangiare, mentre negli altri mestieri i lavoranti si fermavano in genere almeno quattro volte. Borghesi e nobili di toga, invece, sedevano a tavola alla stessa ora e consumavano gli stessi tre pasti: colazione, pranzo e cena. Nelle rare occasioni in cui mangiavano fuori andavano in una locanda rispettabile, tenuta da un hôte majeur, e pagavano il conto in una volta sola, mentre un artigiano andava in una bettola, tenuta da un hôte mineur, e pagava ogni piatto separatamente».

Al mattino

Durante la toilette del mattino una dama dell’aristocrazia o della borghesia prendeva il caffè «usando un servizio particolare, le déjeuné, che comprendeva un vassoio, una caffettiera, una cuccuma per la cioccolata calda, una ciotola per l’acqua bollente, una ciotola per il latte caldo e una serie di coltelli, forchette e cucchiai, il tutto d’argento; poi una teiera, una zuccheriera e varie tazze, tutte di porcellana; e infine un portaliquori con un’ampia scelta di cordiali in eleganti caraffe di cristallo».

Scrittori 1

Secondo un censimento della polizia parigina, «nel 1750 l’età degli scrittori era compresa tra i novantatré anni (Fontenelle) e i sedici (Rulhière), ma la maggior parte di essi era relativamente giovane. A trentotto anni Rousseau rappresentava esattamente l’età media. Il nucleo degli enciclopedisti era composto soprattutto di trentenni, a cominciare da Diderot, trentasettenne, e d’Alembert, trentatreenne».

Scrittori 2

Dei cinquecento scrittori censiti, il 17% erano nobili (quasi tutti dilettanti o mecenati, con la sola eccezione di Montesquieu), il 12% ecclesiastici (per lo più del basso clero) e ben il 70% apparteneva al terzo stato (16% alti funzionari statali, 10% medici e avvocati, 9% impiegati in uffici amministrativi minori, ecc.), mentre non risultava nessun contadino. Quasi tutti uomini: le donne erano solo il 3% (Madame de Graffigny la più famosa).

Prestige

Non esistendo un mercato letterario, gli scrittori campavano contrabbandando libri proibiti o facendo «spionaggio ai danni dei contrabbandieri per conto della polizia. Non ricevevano mai diritti d’autore, ma vendevano i manoscritti a forfait o in cambio di un certo numero di esemplari che poi smerciavano un po’ alla volta o davano ai potenziali protettori. La prassi comune era quella di puntare a un succès de prestige per attirare un protettore e conquistarsi un posto nell’amministrazione regia o presso una famiglia ricca».

Affitto

Però La Nouvelle Héloïse (1761) romanzo epistolare di Jean-Jacques Rousseau, ebbe un tale successo che i librai noleggiavano il libro a giornata o addirittura a ore (dodici soldi l’ora).

Castità

Gli scrittori squattrinati della metà del Settecento avevano generalmente poca fortuna anche con le donne: tenuti alla larga dalle attrici della Comédie-Française, finivano spesso per vivere con serve, commesse, lavandaie e prostitute, in contesti familiari ben poco felici. Esemplari i casi di Diderot e di Rousseau, che prima del successo vissero a lungo come pennivendoli in cerca di impieghi occasionali: il primo sposò la figlia di una lavandaia, il secondo una rammendatrice semianalfabeta. D’Alembert esortava tutti i philosophes ad abbracciare una vita di castità e povertà.

Polizia

Ritratti di alcuni scrittori presenti negli archivi della polizia. Voltaire: «alto, asciutto e l’aria di un satiro», «un’aquila in quanto a spirito», ma «un pessimo soggetto per le sue opinioni». Rousseau: tipo ombroso, ma di «merito eminente» e «grande spirito». Montesquieu: «uomo di uno spirito infinito, tormentato dalla vista debole». D’Alembert: «uomo delizioso, per il carattere e l’ingegno». Diderot: «taglia media, fisionomia abbastanza passabile», «ragazzo pieno di spirito ma estremamente pericoloso», «autore di libri contro la religione e i buoni costumi. È un giovane che fa il bello spirito e si gloria dell’empietà; pericolosissimo; parla con disprezzo dei santi misteri».

Balinesi

«I balinesi, quando preparano una salma per la sepoltura, si leggono l’un l’altro delle storie, comunissime storie tratte dalle raccolte di fiabe più diffuse tra loro. Le leggono senza fermarsi, ventiquattr’ore al giorno, per due o tre giorni di seguito: non perché abbiano bisogno di distrarsi, ma per il pericolo dei demoni. I demoni possiedono le anime nel delicato periodo immediatamente successivo alla morte, ma le storie li tengono a distanza, […] grazie al fitto intrecciarsi della narrazione e alla cacofonia dei suoni».

Notizie tratte da: R. Darnton «Il grande massacro dei gatti», Adelphi, 28 euro.