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 2013  dicembre 15 Domenica calendario

I RUSSI PUNTANO I MISSILI ATOMICI SULL’EUROPA


L’ALLARME
MOSCA Vladimir Putin mostra i muscoli all’Occidente. La ripetuta minaccia di dislocare batterie di missili a corto raggio (fino a 500 km) ai confini con l’Unione europea ha ora avuto seguito. La notizia è stata data dal settimanale tedesco “Bild”, che cita fonti anonime dei propri servizi di sicurezza. Conferme da parte russa, per adesso, non ve ne sono.
Già in passato il Cremlino aveva utilizzato questi “argomenti” durante le cicliche crisi con l’Occidente o al tempo delle trattative sulla costruzione del sistema anti-missilistico Usa in Europa.
IL PIANO DEL 2011
Nel 2011 l’allora presidente Medvedev aveva illustrato il piano dei generali dell’ex Armata Rossa di collocare missili e sistemi informativi sofisticati nell’enclave di Kaliningrad (l’ex Prussia orientale) sul Baltico, in Bielorussia e nella regione meridionale di Krasnodar.
All’indomani del recente accordo sulla questione nucleare iraniana il ministro degli Esteri russo, Serghej Lavrov, aveva già sollevato il problema. «Sono adesso venute a cadere – aveva evidenziato il capo della diplomazia di Mosca – le ragioni per la costruzione dello Scudo in Europa».
Ufficialmente Washington ha sempre sostenuto che il sistema anti-missilistico nel Vecchio continente serviva contro lanci isolati di vettori provenienti dal Paese degli ayatollah. Il Cremlino, invece, riteneva che tali scelte fossero anti-russe, con l’obiettivo di creare difficoltà al proprio potenziale dissuasivo.
LA PRESIDENZA OBAMA
In realtà le questioni tecnico-politiche sono assai più complesse di come appaiono. Con l’arrivo di Barack Obama alla Casa Bianca, gli Stati Uniti hanno completamente modificato i piani del loro Scudo. Se con George Bush il Pentagono intendeva mettere in piedi un sistema globale, complicato e carissimo, basato sui missili a lungo raggio, nel 2012 Washington ha clamorosamente scelto una variante più leggera e regionale (con vettori a corto raggio).
Militarmente e strategicamente la differenza è enorme. Gli intercettori SM-3 IIB, riservati in un primo tempo alla Polonia, sono stati invece destinati all’Alaska. Come dire l’Iran è sì un pericolo, ma la Corea del Nord è maggiore.
L’irritazione dei polacchi e degli europei ex “satelliti” del Cremlino, presi in contropiede, è stata a stento trattenuta a livello ufficiale. Gli Usa invero hanno riconosciuto che sul teatro europeo non vi sono serie minacce.
Varsavia, sentendosi tradita da Obama, ha così deciso di costruire un proprio sistema anti-missilistico regionale, utilizzando tecnologia francese e - guarda caso - tedesca, integrato con quello della Nato.
La scelta di Washington creò irritazione anche a Mosca, che da allora, psicologicamente, non si è sentita presa in considerazione dagli occidentali né come partner (come partecipante a un unico sistema continentale integrato di difesa anti-missilistica con sede a Bruxelles) né come avversario.
Ora la decisione di Putin mira a inviare un chiaro messaggio ai propri “ex satelliti”, che spingono pesantemente l’Unione europea a battersi senza mezzi termini per la firma del Trattato di Associazione con Kiev. Martedì prossimo a Mosca è prevista una riunione in cui il presidente ucraino Janukovich dovrebbe siglare un Trattato di partnership strategica con la Russia. Cosa vi sia scritto in quell’accordo nessuno lo sa. Il Cremlino ricorda così a tutti che i due Paesi slavi sono fratelli ed invita gli “ex compagni” a rispettare le loro scelte.