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 2013  dicembre 15 Domenica calendario

SCONTRO SUL VECCHIO SIMBOLO DI AN, ANDRÀ ALLA MELONI


ROMA — “Fratelli d’Italia”. E fratelli coltelli: è lite, tra gli eredi di Almirante e Tatarella, per l’uso della “fiamma” del vecchio Msi contenuto nel simbolo di Alleanza nazionale. Favorevoli a risvegliare il simbolo — rimasto in sonno fino a quando è esistito il Pdl — i Fratelli d’Italia (con Officina per l’Italia) di Ignazio La Russa, Gianni Alemanno e Giorgia Meloni. Contrari (costituendo in questo una insolita “alleanza”), gli ex aennini confluiti nella nuova Forza Italia di Berlusconi come Gasparri e Matteoli. E i finiani capitanati da Roberto Menia. Sede della scontro fra le varie anime della destra sociale italiana, ieri, la Fondazione di An presieduta dal senatore Franco Mugnai, proprietaria sia del simbolo conteso. Sia di un patrimonio immobiliare di 50 milioni di euro, eredità dell’Msi di Almirante prima, e del partito di Fini poi. Oggetto del contendere, però, «non sono l’uso dei soldi — assicura La Russa — ma solo l’uso del simbolo». Grande assente all’assemblea Francesco Storace. E assenti pure gli ex aennini confluiti con il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano.
Il trio La Russa-Meloni-Alemanno, che ieri è riuscito ad aggiudicarsi l’uso della “fiamma”, vorrebbe creare un simbolo «misto» da presentare alle elezioni europee del 2014 che comprendesse sia il logo dei Fratelli d’Italia, sia il quello aennino. Come? Al momento non si sa, ma per approvare il progetto grafico tra gennaio e febbraio saranno indette apposite primarie fra i simpatizzanti, i quali, con lo stesso sistema, dovranno indicare anche tutte le cariche del partito.
Se i “Fratelli d’Italia” hanno vinto il primo round, tuttavia, la vicenda è tutt’altro che conclusa, visto che Gasparri ha annunciato un ricorso legale. L’ultima parola, dunque, spetterà alla magistratura.
«Quel simbolo — spiega La Russa — era stato in qualche modo ri-utilizzato da un gruppetto di ex notabili An riunitisi attorno a Storace, come Adriana Poli Bortone e Domenico Nania». Insomma, la ri-nascita di Forza Italia, e il rischio di uno scippo, sono stati i due fattori che hanno spinto i “Fratelli d’Italia” a chiedere e ottenere l’ok dal legittimo proprietario del simbolo. Per farlo, hanno presentato alla Fondazione una mozione passata con 290 sì su 292 votanti, mentre gli altri due contendenti, i berlusconiani e i finiani, hanno preferito ritirare le proprie mozioni, scegliendo la strada dei ricorsi legali.
Ma i due esponenti di Forza Italia, Gasparri e Matteoli, contestano la legittimità stessa della votazione. «Su oltre mille iscritti — hanno denunciato — all’assemblea hanno rinnovato l’adesione in 695 e la mozione di La Russa è passata con 290 voti. Ma il numero degli aventi diritto, 695, che non ha partecipato al voto ritenendo inammissibile la richiesta della mozione di Fratelli d’Italia è stato superiore a 400. Quindi il voto non è legittimo essendo stato espresso da meno di un terzo degli aderenti alla Fondazione». Tesi questa,, che è stata respinta dai Fratelli d’Italia che con La Russa e Alemanno parlano di «un voto legittimo e un quorum corretto ».