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 2013  dicembre 16 Lunedì calendario

TORINO SOTTO STRESS DOPO ARRESTI E SCONTRI ORA LO SCIOPERO DEI BUS


Le ultime assemblee - spontanee, senza la regia dei sindacati, che, infatti, sono sulle spine - sono andate avanti fino a ieri sera. L’argomento era più o meno questo: che si fa, si sciopera responsabilmente o si blocca tutto?
Nemmeno il tempo di smaltire le scorie dei forconi e Torino sta per vivere una nuova giornata campale. Nel giorno in cui mercati e negozi riaprono dopo una settimana di chiusura pressoché forzata, si fermano i mezzi pubblici. E la strada, le piazze, si svuotano di mercatali, ultras, commercianti per riempirsi di autisti e controllori. I 5 mila dipendenti di Gtt, l’azienda di trasporto locale, ce l’hanno con il Comune che ha deciso di vendere a un privato il 49 per cento della società. Anzi, lo farà proprio oggi, approvando in Consiglio comunale la delibera che dà il via libera alla cessione. Si dice che il sindaco Fassino si sia infuriato per l’infelice coincidenza: portare il documento in aula nel giorno dello sciopero e proprio a pochi giorni dalla protesta che ha fiaccato la città.
Comunque sia, le premesse non autorizzano particolare ottimismo. Due settimane fa i lavoratori di Gtt hanno manifestato tutelando le fasce protette. Aspettavano qualche segnale dal Comune, che invece tira dritto. E allora tornano alla carica: altre 24 ore di serrata, otto cortei dai depositi di bus e tram fino a Palazzo Civico, e tanta agitazione dopo le manifestazioni di forconi e studenti, gli scontri, le denunce, gli arresti, le strade e le stazioni bloccate, i negozi chiusi.
«Non siamo i forconi, noi rispettiamo la legge», giurano i lavoratori di Gtt e i sindacati che hanno organizzato la mobilitazione. «E Torino non è Genova», aggiungono per esorcizzare lo sciopero selvaggio che nemmeno un mese fa ha lasciato a piedi i genovesi per cinque giorni. Eppure, la rabbia dei forconi ha fatto breccia in qualcuno: la settimana scorsa qualche autista ha piazzato il bus in mezzo a un incrocio per bloccare il traffico. L’episodio non s’è mai chiarito e non fa ben sperare. Le assemblee di ieri nemmeno: più volte è stato evocato il grido di battaglia, «blocchiamo tutto». Il timore che saltino le fasce di garanzia - dalle 6 alle 9 e dalle 12 alle 15 - o che non vengano garantite per intero, esiste. L’ipotesi che Torino resti nuovamente bloccata è invece pressoché scontata.
Di sicuro c’è anche che Torino resterà sotto stress ancora a lungo. «Il Comune vuole vendere? E noi faremo di tutto per impedirglielo», promette Salvatore Monaco, sindacalista della Faisa Cisal, prima sigla tra gli autisti. E dunque, dopo gli otto cortei e la paralisi del traffico, proveranno a rendere impossibile la vita ad azienda e Comune: rispetto rigoroso dei limiti di velocità e delle pause, anche a costo di provocare ritardi; nessuno straordinario, nemmeno per coprire i colleghi in malattia; verifica meticolosa sui mezzi prima di entrare in servizio, fermando i bus alla prima anomalia, anche minima. Un modo - legale, ci tengono a sottolineare gli autisti - per impedire il buon funzionamento dell’azienda. «Fino alla fine».