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 2013  dicembre 14 Sabato calendario

POVERA CONSOB, I GUARDIANI DEL MERCATO SONO SOLO DUE


Nella perdurante mancanza di una pronuncia del Governo, è il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, a dichiarare che, per la sostituzione del commissario Michele Pezzinga che ieri ha affrontato l’ultimo giorno lavorativo – venendo a scadenza il mandato domani, 15 dicembre – sarebbe opportuna la nomina di una donna, dal momento che la Commissione non può sostenere e controllare l’introduzione delle quote rosa nelle società vigilate e dimenticarsene quando si tratta di definire il proprio vertice. Naturalmente, pur avendo Vegas ragione, la nomina non dipende giuridicamente dalla Consob, ma è frutto di un procedimento complesso incentrato nel governo e concluso con un Dpr. L’esecutivo avrebbe dovuto provvedere per tempo alla sostituzione, alla scadenza, di Pezzinga perché, a causa dell’inutile e dannosa norma fatta approvare dal governo Monti che ha ridotto a tre il numero dei componenti i collegi delle Authority, da lunedì prossimo la Consob avrà al vertice due soli esponenti, il presidente e un commissario, Paolo Troiano, rispetto ai cinque precedenti l’intervento spacciato per una riforma di tali Autorità quando ben altro occorrerebbe fare per una seria rivisitazione.
Nell’incomprensibile assenza finora di una decisione dell’esecutivo, il vertice della Consob è affidato a due soli esponenti che possono deliberare, derogando al noto brocardo “duo non faciunt collegium”, perché il regolamento lo prevede. È essenziale che il governo ponga fine alla disattenzione nei confronti di questo problema e proceda, senza ulteriori indugi, alla nomina del successore di Pezzinga scegliendo una donna tra le tantissime che sono pienamente in grado di assolvere a questo mandato, badando bene a evitare passaggi diretti dal comparto dei vigilati all’Organo di controllo, vincolo che ovviamente vale per tutti, uomini e donne. Il collegio può trarre beneficio da una designazione del genere, per la valentia della persona non per il colore rosa. Questa vicenda dovrebbe poi essere l’occasione per riprendere i progetti di riforma delle Autorità, come sopra accennato. Uno di questi, prodotto durante l’ultimo governo Prodi, reca la firma di Enrico Letta e accorpa e riorganizza le funzioni. Oggi si sarebbe agevolati dall’intervenuta trasformazione dell’Isvap in Ivass, l’organo di vigilanza sulle imprese assicurative, con la sua allocazione nella Banca d’Italia. Dal versante comunitario dovrebbe poi venire l’impulso a imboccare per le Autorità di controllo della Borsa un percorso simile a quello che ha portato per le banche centrali alla costituzione dell’Eurosistema, imperniato nella Bce, e a mutuare gli aspetti più interessanti dell’Unione bancaria in corso di definizione. Ma è anche venuto il momento, a distanza di 15 anni dall’adozione del Testo unico della finanza, di rivisitare questa materia, alla luce delle trasformazioni intervenute per rafforzare la tutela del risparmio, la trasparenza, la concorrenza. Alcune proposte normative esposte dal presidente Vegas nell’ultima relazione annuale, che riguardano il modo migliore per contrastare i comportamenti illeciti o irregolari nel campo finanziario e l’attribuzione alla Consob del potere di rimozione di vertici societari in particolar condizioni, andrebbero prese in considerazione nell’opera di rivisitazione legislativa. Così come una organizzazione interna della Commissione non fondata, per i commissari sugli “assessorati”, come si disse un tempo, ma su di una distinzione di attribuzioni e sovrintendenze, ferma restando la collegialità decisionale potrebbe risultare opportuna sotto il profilo dell’efficienza e dell’efficacia. Dalla soluzione di problematiche della specie possono scaturire migliori tutele per risparmiatori, investitori, per il funzionamento dei mercati. Se il Governo provvederà alla nomina del commissario Consob, non potrà dimenticare che è da un anno circa che alla Covip – la Commissione di controllo sui fondi pensioni – si attende la nomina del presidente mentre ora il vertice è formato da un solo esponente che svolge più che egregiamente il proprio compito. Ma è gravissimo, ciò nonostante, che non si provveda. È ora che le si ponga fine.