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 2013  dicembre 14 Sabato calendario

L’ICONA DELL’ANTIMAFIA CHE RUBA NON

È UNA NOTIZIA –

Se Rosy Canale, descritta da tutti come l’intrepida signora che si batte a mani nude contro la ’ndrangheta, e che munge soldi ai cittadini, allo Stato e alle società pubbliche e private per lottare coraggiosamente contro la piovra, viene poi ammanettata perché gli inquirenti hanno scoperto che, con i soldi dei generosi, si è acquistata abiti firmati per sé e per i familiari, nonché vacanze in località di prestigio o viaggi e soggiorni a New York, questa è sicuramente una notizia, come, molti anni fa, ruspanti cronisti mi avevano insegnato.

Se poi l’intrepida protagonista di questa storiaccia era di casa in tv ed era stata premiata, con grande sfarzo, due giorni prima, nella Protomoteca del Campidoglio con il premio Borsellino. Se, infine, assieme a lei, è stato arrestato per collusione con la ’ndrangheta anche l’altrettanto eroico sindaco anticamorrista del suo paese (San Luca), Sebastiano Giorgio, assieme a un suo assessore, la notizia, se tanto mi dà tanto, è una notizia al cubo.

Invece alcuni grandissimi quotidiani, ieri, non hanno ritenuto che essa fosse meritevole nemmeno di piccolo richiamo, anche se uno di essi ha dedicato un terzo della prima pagina al fatto che si era fatta viva la nebbia. E l’altro quotidiano ha relegato la notizia a pag. 23 con un pezzo di commento che, in testa, non dava la notizia ma, senza averla data, la condiva di considerazioni d’archivio che annacquavano il tutto.

Come mai questa autocensura? Eppure Rosy Canale è ben peggio del falso esperto del linguaggio dei ciechi che si è cimentato ai funerali di Mandela. Dietro Rosy Canale infatti c’è l’infiltrazione (quella vera) della mafia. Come con Caterina Girasole, ex sindaco Pd di Capo Rizzuto, altra intrepida eroina contro la mafia, che è stata arrestata perché era solo un burattino in mano alla ’ndrangheta. Rosy Canale, essendo immacolata (la garanzia era fornita da Serena Dandini che, a spese di sponsor distratti, la portava in giro per il mondo), poteva mascariare chi voleva. Pierferdinando Casini? «Arrampicatore invertebrato». Rosi Bindi? «Strega truffaldina che hai distrutto il partito». Enrico Letta? «Non hai lavorato un giorno nella tua vita». Si salvava solo Renzi: «In meno di un mese abbiamo fatto fuori Silvio e il baffetto». Notare, l’abbiamo. Un delirio, insomma.