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 2013  dicembre 14 Sabato calendario

MASCHI TRADITI DAL PORNO


Sms tra due compagni di classe quindicenni. Lui: «Sei brava a flirtare?».
Lei: «Non so. Non ci penso».
Lui: «Allora, voglio mettertelo in bocca. Potresti essere la mia ragazza».
Lei: «Non penso alle relazioni in questi termini. Voglio prima conoscerti». Lui: «Non fare la moralista. Mi piaci davvero».
Un esempio estremo? Eppure «fare del sexting è diventata la maniera in cui un ragazzo hooks up, “aggancia” una ragazza », dice Catherine Steiner-Adair, psicologa clinica e consulente scolastica in Massachusetts, che ha intervistato più di mille studenti negli Stati Uniti sull’influenza delle nuove tecnologie e del porno sulle relazioni amorose. «Il paradosso è che messaggi come questo - che magari a noi sembrano grevi - non intendono affatto essere disgustosi o offensivi, ma una maniera divertente di flirtare tra pari».
Fino a ora tutti gli studi sulla cultura hook up, appunto dell’incontro casuale e del sesso senza coinvolgimento, si sono concentrati sulle ragazze, inquadrandole nella maggior parte dei casi come vittime nelle mani di maschi sempliciotti, testosteronici e anaffettivi. E sms come quello sopra sembrano confermare lo stereotipo. Ma è davvero così?
Dietro una maschera da macho, che avvilisce le ragazze e nasconde le emozioni, anche i ragazzi in realtà non se la passano bene. In Usa a scuola e all’Università rimangono indietro. Sono sempre più depressi anche se ne parlano meno, tanto che durante le scuole superiori la percentuale di suicidi è il quadruplo di quella delle ragazze. «Abbiamo trascurato la loro vita emotiva. È il momento di capire che cosa sta succedendo», continua Steiner-Adair, che ha scritto The Big Disconnect - Protecting Childhood and Family Relationships in the Digital Age. Ecco che per la prima volta dagli Stati Uniti arriva una fotografia allarmante degli adolescenti maschi.
I SITI E LA VITA
«Sono circondati 24 ore su 24 dalle immagini di una cultura ipersessualizzata e misogina che li disconnette dall’intimità e dalla loro stessa umanità. Sono danneggiati e molto confusi su come essere mascolini e sensibili allo stesso tempo», dice Steiner-Adair. «Le faccio un paio di esempi. Ho un’amica che insegna storia, è sempre stata molto orgogliosa del figlio tredicenne che sta sempre al computer a fare ricerche per la scuola. Finché non l’ha visto entrare col computer persino in bagno e ha scoperto che il ragazzo - altro che ricerche - stava sui siti porno. Dopo lo shock iniziale si è messa a ridere della sua stessa ingenuità. A me è capitato un episodio a scuola, quando un altro tredicenne mi ha chiesto: “Non capisco: perché le donne si eccitano quando vengono soffocate?”. I media stanno plasmando generazioni di ragazzini su forme sessuali brutali. E non c’è controllo». Su questa lettura è d’accordo anche Rosalind Wiseman, psicologa, autrice di Masterminds & Wingmen: Helping Our Boys Cope with Schoolyard Power, Locker-Room Tests, Girlfriends and the New Rules of Boy World. «È ovvio che i ragazzini siano interessati al sesso, e così anche le ragazzine. Mi preoccupa però che sempre più precocemente abbiano accesso a delle scene in cui gli uomini dominano le donne, prima ancora di aver avuto una qualsiasi conversazione sul sesso con i genitori, che normalmente non sanno nulla». Si potrebbe obbiettare che questo fenomeno riguardi solo gli Stati Uniti. Non è così secondo l’ultima indagine Eurispes-Telefono Azzurro presentata all’inizio del 2013. In Italia un adolescente su quattro, tra i 12 e i 18 anni, ha ricevuto sms, mms e video a sfondo sessuale. Uno su tre ha navigato in siti pornografici o che incitano alla violenza. «Chiunque abbia uno smartphone può accedere istantaneamente, anonimamente e gratis alla pornografia», dice la sessuologa Roberta Giommi che lavora nelle scuole sulla mediazione di genere, ovvero la costruzione di amicizia tra maschi e femmine. «E chiunque può produrla, mandando le proprie foto o i propri filmati a chiunque e dovunque, senza capire le conseguenze di queste azioni. Entrare in modo disinvolto e non riflettuto nella sessualità porta a comportamenti aggressivi e spregiudicati, ma poco attenti ai propri bisogni. Crea disponibilità alle prestazioni, non alle relazioni ». E infatti capita che la visione del porno crei false aspettative. «I ragazzi si aspettano rapporti veloci, senza corteggiamento, e ragazze che abbiano quei corpi perfetti. Paragonano la propria fidanzata all’attrice porno e sono delusi», dice Lorella Zanardo, attivista da anni impegnata nelle scuole con il progetto di educazione “Nuovi occhi per i media”.
In più, l’ascesa della comunicazione digitale, l’uso di Facebook, Twitter, sms, ha sottratto alla conversazione quelle sfumature e quel feedback che si ha nel faccia a a faccia o anche solo al telefono. «Nel momento in cui i ragazzi iniziano a mandarsi sms smettono di parlare», dice Steiner-Adair. «E la conversazione perde complessità emotiva, intimità. Si è connessi con le proprie reazioni ma si perde la reazione viscerale dell’altro, che viene solo intuita. È il suono di una sola mano che applaude, per dirla con un koan zen».
I ragazzi obiettano che gli adulti non capiscono il codice: gli emoticon infatti possono cambiare il senso di un’intera conversazione. Eppure: «Puoi portare avanti una relazione intera a forza di sms e così controllare gli aspetti più caotici », dice Dan Slater, autore di Love in the Time of Algorithms. «Ma sono proprio questi che aiutano a crescere».
Zanardo comunque fa notare una grande dicotomia tra immagine divulgata ed esigenze affettive. «Magari messaggiano alle coetanee cose tremende tipo “se mi fai una pompa ti ricarico il telefonino”, cosa che non si sognerebbero di dire di persona, ma nella realtà sono estremamente conservatori, chiedono assoluta fedeltà: “Lei è mia e non voglio che esca con altri”. Dietro la spacconeria dei social network che ti permettono di rappresentarti come vuoi, mi sono fatta l’idea di ragazzi spaventati, confusi, bisognosi di essere rassicurati. Non facciamo gli ipocriti schifosi: i maschi affrontano un mondo che abbiamo creato noi. Non lasciamoli soli». È d’accordo lo psichiatra Vittorio Lingiardi. «Il sesso è sempre stato motivo di curiosità e di sperimentazione. Oggi però incanala la difficoltà di crescere perché gli adolescenti lo vivono, con tecnologie molto potenti, in un contesto fragile di famiglia, scuola, società. Tra desiderio e corpo c’è di mezzo la macchina, il virtuale. Ma è come mettere in una 500 il motore di una Ferrari: vanno fuori strada».
LEZIONI DI AFFETTO
«Mentre le ragazze hanno un vocabolario affettivo, i ragazzi non sanno parlare di sentimenti ma hanno una vita affettiva molto profonda», dice Wiseman. Bisogna rompere il tabù del silenzio dei maschi. «È sconcertante quanto gli adulti parlino poco con i maschi, come se non avessero bisogno di sostegno, rinforzando uno stereotipo sessista e superficiale, e molto con le femmine».
Un adolescente intervistato nel suo libro spiega: «I miei genitori sono fantastici. Ma non si preoccupano di me a meno che non sia davvero depresso. Invece ricoprono di attenzioni mia sorella che ha 15 anni perché non ha paura di mostrare i suoi sentimenti». «Non possiamo arrabbiarci per quello che succede online», commenta Wiseman, «senza capire che siamo noi adulti a soffocare le esigenze affettive dei ragazzi. Loro si innamorano, hanno alti e bassi, la paura di essere traditi, rifiutati, avere il cuore spezzato. Ci sono in giro tanti magnifici papà che non parlano con i figli di queste cose». Questo crea grandi fraintendimenti. «Bisogna ricostruire il ponte intergenerazionale che è stato perso soprattutto con le figure maschili» dice Zanardo. «Quando giro per le scuole i maschi adulti a cui questi ragazzi dovrebbero relazionarsi sono assenti. Se ci sono sviano lo sguardo. I piccoli intanto dicono: che cosa abbiamo da dire, noi, a quelli più grandi? Ci portano pure via le ragazze!».
Nelle scuole Usa ci sono lezioni di educazione all’emotività e alla differenza sessuale dove si parla molto di questi temi. «Nella nostra scuola si fanno incontri su educazione sessuale, salute ecc. Ma siamo realistici: ci vorrebbe un orario più lungo per fare tutto. In più ridurre questi temi a lezioni separate dal resto mi sembra ridicolo: si rischia di trasformare la scuola in un predicozzo che ci allontana ancora di più dalla vita reale degli adolescenti», dice Guido Pellegrini, professore di Lettere al liceo Manzoni di Milano. «Bisognerebbe trovare nuovi modi per incorporare questi temi nell’insegnamento. Cosa deve fare un docente? Lottare contro i social network o il porno? Sarebbe Davide contro Golia, ininfluente a livello statistico. Secondo me la cosa migliore è dargli delle armi intellettuali ed esistenziali per difendersi, spiegare che vivono in un mondo di desideri indotti, sponsorizzati. Offriamogli delle alternative. Guardano cose brutte? Facciamogli vedere delle cose belle!».