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 2013  dicembre 13 Venerdì calendario

E LA VESTALE BERSANIANA SORRISE ALLA (NEO) RENZIANA


Lentamente, la polemica tra Chiara Geloni (ultima vestale bersaniana e direttrice di YouDem ) e Marianna Madia (deputata del Pd e responsabile Lavoro nella nuova segreteria di Matteo Renzi) sta assumendo il passo di un feuilleton . Il colpo di scena era inevitabile. Le due, mercoledì pomeriggio, si sono incontrate.
(Breve riassunto dei capitoli precedenti: la Geloni, con una lettera pubblicata sull’Huffington Post, si è scagliata contro la Madia, accusandola d’essere protagonista di troppe disinvolte giravolte all’interno del partito: prima lettiana, poi veltroniana, quindi dalemiana, bersaniana, e infine vicina ai Giovani turchi, a Civati e, soprattutto, a Renzi. La Geloni, sostanzialmente, chiede spiegazioni. La Madia resta però muta, incassando una lettera di solidarietà firmata da 26 deputate del partito ).
E torniamo a mercoledì pomeriggio.
Portone d’ingresso della sede del Pd, al numero civico 16 di via Sant’Andrea delle Fratte. La Madia, dopo la riunione che si è tenuta all’alba, ha un appuntamento con Luca Lotti. Entra, fa due passi e chi si trova davanti? Proprio lei, la Geloni.
Ci sono altre persone. Certe, prudentemente, restano ferme. Qualcuno fa un passo indietro. Cosa accadrà ora?
Accade la cosa più culturalmente comunista che possa accadere (nonostante una, la Geloni, sia cresciuta nell’Azione cattolica, e la Madia frequentasse la parrocchia di Santa Chiara, a Roma, zona Vigna Clara); le due si esibiscono in un distillato di purissima ipocrisia: si sorridono e (quasi) si abbracciano.
Testimonianza della Geloni.
«Marianna, incinta, mi viene incontro e mi fa: “Avrei voluto chiamare mia figlia Chiara: ma ora, purtroppo, dovrò cambiare nome”».
Comprensibile.
«Macché! Anzi, io le ho detto che mi farebbe piacere farle da madrina...».
Geloni, sei falsissima.
«Iooo? Ma guarda che io non ce l’ho con Marianna. Io non l’ho attaccata, le ho solo posto qualche domanda legittima...».
Legittima perché tu sei l’ultima monaca bersaniana?
«No, caro mio. Legittima perché siccome io, alle primarie per i parlamentari, votai per lei, adesso mi aspetto qualche spiegazione dopo certe sue scelte. Tutto qui».
Sarà pure che ti andava di creare un incidente, ora che il tuo contratto da direttrice di YouDem è scaduto e Renzi deve decidere che fare?
«Io? Un mezzuccio simile? Guarda, te lo giuro: non ho alcuna intenzione di restare qui per forza».
La Madia comunque è stata soccorsa da 26 deputate.
«Quantomeno irrituale, quel comunicato. Anche perché non ho capito di cosa parlassero, quelle lì... Gli attacchi e gli insulti, anche di sapore maschilista, negli ultimi tempi li ho subìti io, mica Marianna...».
Marianna Madia tace.
Ma, come sempre, a tutti quelli che hanno insinuato e insinuano giravolte, risponde: «Sono una persona libera da appartenenze di corrente. Non ho mai partecipato a una riunione di corrente nella mia vita politica».
Quindi mai stata a cena con i Giovani turchi, mai avuto contatti con Pippo Civati, come sospetta la Geloni. Andò, ci sono le foto, all’ultima convention renziana della stazione Leopolda, a Firenze. E poi è ancora nel comitato direttivo di Arel (leggere Enrico Letta), ha mantenuto ottimi rapporti con Walter Veltroni (che nel 2008 la volle capolista nel Lazio), è nel comitato di redazione della rivista «Italianieuropei» di Massimo D’Alema (un’intera legislatura a Montecitorio seduta accanto a Max, come lo chiama lei). E quando si candidò alle «parlamentarie» del Pd, nella circoscrizione di Roma, prese 4.969 voti (girò voce grazie anche all’aiuto della Cgil, che aveva molto apprezzato il suo lavoro parlamentare sui temi del Lavoro).
Una vita politica libera e trasversale che la Geloni, è chiaro, fatica a comprendere: pur essendo nata in una città di anarchici (Carrara), ha sempre seguito un percorso giornalistico di devozione politica: primi articoli su Il Popolo , poi vicedirettore di Europa . Quando poi arrivò al Pd, tra Ave Maria e pugni chiusi, si fece monaca guerriera per Bersani (il sito Dagospia la soprannominò: «Nostra signora degli scazzi»).
Le due giovani signore hanno una sola cosa in comune: il colore dei capelli. Sebbene quello della Madia sia un biondo molto più Roma-Nord.
Fabrizio Roncone