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 2013  dicembre 13 Venerdì calendario

OPERE INCOMPIUTE PER 1,5 MILIARDI


MILANO Sono 387 in tutta Italia le opere incompiute censite dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit). Un elenco lunghissimo, stilato grazie alla collaborazione delle singole regioni e in ottemperanza al decreto numero 42 del 13 marzo 2013 emanato dallo stesso ministero. Trecentottantasette lavori al palo che spesso significano anche piccole o micro imprese senza lavoro o in attesa di conoscere il proprio destino e di essere pagate.
Le regioni hanno compilato e pubblicato online gli elenchi entro il 21 ottobre scorso, data indicata come termine per censire gli interventi bloccati. Mancano all’appello soltanto Sicilia e Sardegna, per le quali i rispettivi elenchi risultano «in corso di pubblicazione». Spicca, in questa teoria di "lavori in corso"il caso della provincia autonoma di Trento, il cui modulo pubblicato sul web riporta orgogliosamente una scritta in stampatello maiuscolo di colore rosso: «Nessuna opera incompiuta rilevata».
Una mosca bianca. Che, forse, giustifica una volta di più il primato di Trento nella classifica della Qualità della vita del Sole 24 Ore. Persino la vicina provincia autonoma di Bolzano si è dovuta rassegnare, segnalando tre opere da ultimare. In cima alla graduatoria per numero di interventi che aspettano di essere portati a termine c’è il Lazio, con 54 lavori bloccati censiti, per un controvalore complessivo di oltre 186 milioni di euro. Il Lazio, però, non è il territorio con le maggiori risorse ferme o inutilizzate. La palma spetta al Veneto (26 opere incompiute), dove risultano mancanti quasi 534 milioni di euro per portare idealmente a termine tutti i lavori in corso. In realtà, a incidere pesantemente sul dato è la cosiddetta Idrovia Padova-Venezia, progetto talmente datato da essere persino uscita dai pensieri degli operatori economici della regione. Da sola varrebbe 461 milioni, ma, con ogni probabilità – si veda altro articolo in pagina – non vedrà mai la luce.
Mettendo in fila tutti i dati forniti dalla periferia al Mit si arriva a oltre 1,5 miliardi di euro di interventi e a circa un miliardo di euro necessario per l’ultimazione dei lavori. Nel calderone rientra di tutto, ma, in nel caso dell’Anagrafe delle opere incompiute non si parla di grandi opere, bensì di caserme (di carabinieri, polizia o guardia di finanza), scuole, ospedali o strade regionali. Nell’ambito del conteggio generale, esistono poi anche 26 opere di interesse nazionale o sovraregionale, che da sole valgono qualcosa come 273 milioni di euro: tra cui un intervento al complesso del Maxxi di Roma per oltre 147 milioni (per altro completato al 95%) e anche il nuovo presidio portuale dei vigili del fuoco di Olbia – città della Sardegna devastata dall’ultima, drammatica alluvione –, per un importo di oltre 680mila euro.
Quella realizzata dal ministero della Infrastrutture e dei trasporti è la prima banca dati in grado di censire le opere pubbliche al palo in Italia. Un lavoro che, forse in nome di una superiore legge del contrappasso, attendeva anch’esso da decenni di essere realizzato: come molti degli interventi che punteggiano la Penisola di inefficienza e di lungaggini burocratiche o mancanza di risorse. A cambiare il finale della storia, almeno nel caso dell’Anagrafe delle incompiute, è stata l’iniziativa portata avanti dalla Direzione generale per la Regolazione dei contratti pubblici del Mit, guidata da Bernadette Veca.
Se i 387 interventi fermi o mai ultimati – oppure ultimati ma fruibili solo in parte – rappresenta la faccia negativa della medaglia, c’è però (o almeno potrebbe esserci) anche una faccia positiva. Quella che potrebbe prendere corpo dall’attivazione di una ipotetica fase 2, in grado di trasformare questa fotografia dello sviluppo bloccato in una spinta all’efficienza. Quel miliardo e mezzo di euro per il momento congelato potrebbe essere rivitalizzato dal ministero e dagli stessi enti locali, sia attraverso il definanziamento di interventi ormai superati, non più attuali o mai cominciati, per dirottare risorse su progetti, invece, imemdiatamente cantierabili. Sia ipotizzando la vendita di aree o di opere rimaste al palo.