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 2013  dicembre 13 Venerdì calendario

ARMSTRONG PRIMA COMBINE A 22 ANNI

In netto anticipo sul calendario, Babbo Natale bussò alla porta della stanza d’albergo di Roberto Gaggioli una sera di ottobre del 1993. Gaggioli, ciclista professionista, riposava in un hotel dalle parti di Bergamo: «Era un giovane collega americano. Mi consegnò un panettone in confezione regalo augurandomi “Merry Christmas” e andò via. Nella scatola centomila dollari in biglietti di piccolo taglio. Quel collega era Lance Armstrong».
All’epoca Armstrong aveva 22 anni. Appena diventato a sorpresa campione del mondo, era ancora lontano dal tumore, dall’Epo, dai Tour che gli portarono fama planetaria e ricchezza. I soldi consegnati a Gaggioli furono (una parte) del pagamento della prima combine della sua carriera. Una storia finora mai raccontata .
Tutto comincia nella primavera del 1993. Thrift Drug, una catena di farmacie, mette in palio il più grande premio mai assegnato in una corsa ciclistica: un milione di dollari, garantiti da una polizza dei Lloyd’s di Londra, all’atleta che avesse vinto tre importanti corse del circuito Usa in venti giorni. La sfida si chiamava «Million Dollar Race» e il neoprofessionista Armstrong la prese sul serio. Vinse in volata la prima corsa in linea, a Pittsburgh. Poi affrontò la seconda, una prova a tappe in West Virginia, restando in maglia di leader dal primo all’ultimo giorno. Lanciata la sfida, tra Armstrong è il milione c’era solo la «CoreStates» di Filadelfia: un circuito spezza-gambe con centomila spettatori a tifare. Era la corsa del cuore dello «zingaro» Roberto Gaggioli, emigrato negli States dove diventò l’italiano più vincente di sempre. Gaggioli, il favoritissimo, quel giorno lo ricorda nella sua casa di Vinci: «È passato tanto tempo, ora posso parlare. Lance mi avvicinò prima del via. Disse che la mia squadra, la Coors Light, era d’accordo e mi parlò del compenso: centomila dollari. Capii che tutto era già deciso. A due giri dalla fine entrai nella fuga buona con Lance, Bobby Julich e alcuni italiani della Mercatone. A un segno di Lance mi voltai e feci finta di non vederlo scattare. Vinse per distacco». I soldi arrivarono quattro mesi dopo.
Perché non reagirono gli italiani? Gaggioli: «Avevano ottimi motivi». I corridori Mercatone nella fuga erano quattro: Biasci, Canzonieri, Pelliconi e Massimo Donati. Netta superiorità numerica: perché non inseguire il texano? Abbiamo chiesto spiegazioni a tutti. Simone Biasci, il più veloce: «Partita la fuga Lance trattò con Canzonieri: andò bene, guadagnammo più noi in un giorno che i nostri compagni in tre settimane al Giro d’Italia». Canzonieri, ragusano, replica nervoso: «Lasciate stare Armstrong, sta pagando abbastanza. Io non ricordo nulla». Roberto Pelliconi, faentino, invece ricorda benissimo: «Canzonieri e Lance si misero d’accordo per cinquanta : Angelo pensava dollari, Lance lire. Al Giro di Lombardia ci consegnò 50 milioni, risparmiando il quaranta per cento col cambio favorevole». Donati: «Assistetti alla trattativa ma ero giovane: non feci domande. A ottobre Canzonieri mi consegnò il denaro. Mai guadagnato tanto in carriera». Centomila dollari a Gaggioli. Cinquanta milioni di lire alla Mercatone. E tanti soldi ancora per ammorbidire gli altri team. L’ex corridore neozelandese Stephen Swart ha dichiarato alla tv australiana Abc che Armstrong gli promise (e pagò) 50 mila dollari per «frenare» la sua squadra in West Virginia. Era così sicuro di vincere il milione da giocare d’azzardo. Ma l’epilogo della prima grande truffa di Armstrong è beffardo. Quando andò a ritirare l’assegno, il texano scoprì che il milione era tale solo se ritirato in rate da 50 mila dollari per vent’anni. Scegliendo il cash, la cifra si riduceva a 600 mila dollari e andava tassata del venti per cento. Il texano, che doveva pagare subito i creditori e diciotto tra compagni di squadra e membri dello staff, non ebbe scelta: gli restò, probabilmente, solo un pugno di dollari.
A noi resta un’idea: che a barare Lance Armstrong abbia cominciato ben prima che a doparsi.
Marco Bonarrigo