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 2013  dicembre 13 Venerdì calendario

ROMA, PROTESTE E SCONTRI ALL’UNIVERSITÀ


LA GIORNATA
ROMA I blindati, gli studenti, gli esperti della green economy. Si sono scontrati, sfiorati, guardati a distanza in una lunga giornata in cui nell’ateneo La Sapienza si svolgeva la Conferenza nazionale sulla biodiversità e fuori volavano fumogeni, petardi e uova, perché «c’è una grandissima frattura tra ciò che avviene fuori e quanto si dice in questa aula magna - la sintesi di Zoe, una studentessa in aula magna - L’università è dismessa, abbandonata, questo luogo non ha più senso di esistere».
ATENEO MILITARIZZATO
Cinque camionette della polizia in piazzale Aldo Moro, altre quattro posteggiate a poche decine di metri dalla Minerva, davanti all’aula magna. E una cinquantina gli agenti impegnati, in assetto anti-sommossa. «L’università è di chi la vive, non di chi la distrugge» lo striscione d’apertura del corteo. La tensione esplode quando gli universitari iniziano a tirare bombe carta verso il rettorato, dentro ci sono i ministri Saccomanni, Orlando, Lorenzin, Giovannini mentre danno forfait il presidente del Consiglio Enrico Letta (che manda un videomessaggio) e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Parte l’assedio al rettorato, alcuni con le ormai note maschere bianche, sfondano le transenne, tentando di forzare l’ingresso dell’aula magna. E parte la carica della polizia, a dare il via libera il rettore Luigi Frati. Negli scontri, due agenti sono lievemente feriti, due gli studenti identificati, Alessandro e Damiano. A lungo, restano due fronti contrapposti, «non vi togliete i caschi oggi?» dicono i giovani agli agenti, la tensione resta alta dentro e fuori l’ateneo.
LA RABBIA
Gli studenti lamentano decine di feriti, nessuno per fortuna grave anche se, più d’uno avrebbe rimediato «ferite anche alla testa, la polizia ci ha colpiti alle spalle». Alessandro, uno dei due fermati, racconta: «Gli agenti mi hanno bloccato da dietro e hanno iniziato a colpirmi». E Michele, quarto anno di Scienze politiche: «È assurdo che la polizia tolga il casco contro chi impugna i forconi e poi si metta a caricare gli studenti». Anche per questo la protesta andrà avanti anche oggi, un’altra iniziativa è prevista a Villa Mirafiori, sede di Filosofia. In assemblea gli studenti hanno deciso di chiedere a tutti i professori di osservare il blocco della didattica fino a lunedì.
I giovani aspettano che i compagni vengano identificati e rilasciati, intanto gridano slogan contro Letta e Napolitano. «La situazione è sotto controllo, si tratta solo di qualche botto di saluto in vista della fine dell’anno», minimizza durante in aula magna il rettore Luigi Frati. Gli studenti ora lo accusano: «Ci ha fatto sgomberare in casa nostra, deve dimettersi». E Alberto Campailla, portavoce di Link: «Reparti in tenuta antisommossa e camionette della Celere hanno militarizzato un ateneo». Di contro, il ministro Andrea Orlando commenta: «Io sono per il dialogo ma non credo che il dialogo si sviluppi con le bombe carta». Protesta «inaccettabile» quando sfocia nella violenza, per il ministro dell’Università Maria Chiara Carrozza, mentre il ministro Beatrice Lorenzin, tra i relatori, pur sottolineando che non sono certo gli studenti a «gettare benzina sul fuoco» ha chiarito che l’Italia non ha bisogno «di essere incendiata» e che chi «getta benzina sul disagio sociale» alimentando «la cultura dell’odio» fa «un’operazione pericolosa».
I due giovani, C.A., di 20 anni e C.D., di 26, sono stati denunciati in stato di libertà e rilasciati, dopo gli accertamenti in Questura. In possesso di C.A. è stato trovato materiale pirotecnico, del tipo utilizzato poco prima per attaccare le forze dell’ordine. Dagli accertamenti è emerso poi che C.D. era stato arrestato, nel gennaio 2012, per i gravi incidenti avvenuti il 3 luglio del 2011 in Val di Susa. Non erano forconi, ma nemmeno studenti per caso.