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 2013  dicembre 13 Venerdì calendario

DIEGO ABATANTUONO LA MIA RICETTA PER VIVERE BENE? FAMIGLIA, AMICI, BUON CIBO E LAVORO


In cucina, il luogo dove si riunisce la famiglia. Lì, dopo un pranzo a base di peperoni, è nata l’idea per l’ultimo libro di Diego Abatantuono Ladri di cotolette.
È un libro di ricette?
«È un libro dai mille sapori. Non solo ricette, ma anche ingredienti di vita e di lavoro conditi con aneddoti, storie d’amore e di amicizia dietro le quinte dei miei film, oltre 70».
La prima a credere in lei come attore fu davvero Monica Vitti?
«In verità, devo dire grazie a più persone. A tutti i grandi personaggi che orbitavano intorno al mitico Derby di Milano. Da Enzo Jannacci a Paolo Villaggio. Da Beppe Viola a Renzo Arbore. Per quanto riguarda il cinema, è vero. Monica Vitti vide in me il personaggio giusto per interpretare il ruolo da protagonista, al suo fianco, ne II tango della gelosia di Steno».
Cosa aveva di magico il Derby?
«È stato un momento irripetibile. Ho cominciato a frequentarlo a sei anni perché mio zio era il proprietario e mia madre ci lavorava come guardarobiera. Purtroppo, non ero particolarmente interessato allo studio e così dai 15 anni ho cominciato a viverlo più assiduamente. Facevo un po’ di tutto. Dal tecnico delle luci al direttore di scena. Un’esperienza fantastica, una scuola di vita. I miei interlocutori erano Enzo Jannacci, Cochi e Renato, Paolo Villaggio, Beppe Viola, Dario Fo, Gaber, I Gufi, Umberto Bindi, Franco Califano, Gianfranco Funari».
Parliamo di Diego in versione ristoratore. Ha dedicato un tempio alla polpetta...
«Sì, il Meatball Family, a Milano. La polpetta, con la cotoletta e l’ossobuco, sono tra i miei piatti preferiti. La polpetta, però, è il piatto più facile da cucinare, più ghiotto, il cibo della mia infanzia nel quartiere del Giambellino. Ma al di là dell’idea, alla base c’è la ricerca continua di trovare un luogo dove si ricrei l’atmosfera del Derby».
Che rapporto ha con il cibo? È anche una valvola di sfogo nei periodi di stress?
«Purtroppo sì. Più sono sotto tensione e più mangio, soprattutto la notte. Mi sono ripromesso che a 60 anni, tra due anni, comincerò a fare sport...».
Nonostante le riserve iniziali, ha scoperto che la diverte fare il regista. Così dopo il film per la Tv Area Paradiso è arrivata anche la regia teatrale...
«Con due amici di sempre. Ninì Salerno e Mauro Di Francesco, abbiamo messo in scena Vengo a prenderti stasera, una commedia brillante che tratta in modo allegro un tema affascinante, misterioso e complesso come quello della morte».
Qual è il suo rapporto con la fede?
«Molto difficile. Forse non ho trovato le persone giuste quando ero bambino, anche se vengo da una famiglia credente. Grazie all’attuale Papa, molti cristiani che si erano persi ritroveranno la fede».
II suo gruppo di lavoro è composto dagli amici di sempre?
«Più o meno sì, siamo gli stessi».
Se non si chiamasse Abatantuono pensa che le starebbero vicino ugualmente?
«Penso proprio di sì. Io non ho mai avuto macchine lussuose, orologi da collezione, ne ho mai comprato vestiti costosi o speso soldi in vizi particolari. Ho investito i miei guadagni in cene e grandi case dove poter ospitare i miei amici. Per me è normale condividere con altri le mie possibilità».
Con Io non ho paura, nel 2004, si meritò il David di Donatello come miglior attore non protagonista. Lei ha saputo dimostrare che un attore comico può essere credibile anche in ruoli drammatici. Non è facile in Italia dove si tende sempre ad essere etichettati...
«Gli attori drammatici sono tanti, sono quelli comici a scarseggiare. Poi, gli attori che sanno fare entrambe le cose sono ancora meno, ma è un fatto puramente di talento».
Cosa vorrebbe trasmettere ai suoi figli?
Marta è già grande, ma i due ragazzi, Marco e Matteo, sono nell’età più difficile, 18 e 16 anni... «Vorrei trasmettere loro un po’ di leggerezza nell’affrontare la vita perché è quello che non so fare io. Per quanto riguarda i valori di base sono già sulla buona strada. Sono onesti, generosi, educati e rispettosi del prossimo».
Quest’anno il Campionato è fermo... Non gioca il Milan, vero?
«Se devo rispondere alla sua battuta, allora devo dire che per noi milanisti il Campionato è fermo da anni... Vacilla tutto in questo Paese e anche il Milan fa parte delle cose che non vanno bene. Non sono per niente d’accordo sulle scelte che sono state fatte negli ultimi anni dall’allenatore e dalla società. In primis, aver fatto partire Ancelotti. Poi, aver ceduto giocatori come Pirlo, Seedorf, Ambrosini e così via. Il presente è Balotelli? Non lo voglio giudicare ma deve ancora dimostrare di essere un vero campione».
Progetti futuri?
«Vorrei continuare a fare quello che so fare, ovvero il cinema e riposarmi un po’. Il 2013 è stato un anno di grande lavoro. Non mi sono mai fermato. Il 19 dicembre uscirà Indovina chi viene a Natale, di Fausto Brizzi. Tra i protagonisti con me ci sono Claudio Bisio, Raoul Bova e Claudia Gerini. L’anno prossimo mi vedrete ne La gente che sta bene di Francesco Patierno. In questi giorni, invece, sono impegnato a Roma sul set di Soap Opera di Alessandro Genovese».
Una ricetta che troviamo nel suo libro?
«Spaghetti cacio e pepe, il piatto che consiglio quando parlo di un film che ho girato nel 1993, che mi sta molto a cuore, ma che non viene mai programmato in Tv e non so perché. Si tratta di Per amore, solo per amore. È la storia di Giuseppe il falegname, dal bellissimo romanzo di Pasquale Festa Campanile».