Fulmini 10/8/2012, 10 agosto 2012
IMPERFETTI
«Sono stati giorni difficili. Si sono mescolate tante situazioni diverse, una sull’altra. Rabbia, tensione. Le cose che non funzionavano e noi che non riuscivamo a essere diversi. Si è parlato molto di atteggiamento, delle nostre facce, ma penso che questo venga dopo, prima ci sono altri aspetti, c’è la tecnica, c’è il riuscire a fare quello che sappiamo. Noi siamo imperfetti, lo sappiamo benissimo. Siamo questi nel bene e nel male, non si può avere altro che il pacchetto completo: travolgenti in certi momenti e in certi altri no» (Dragan Travica, pallavolista azzurro, dopo la partita contro gli Stati Uniti).
IN PIEDI «Ci tengo a fare i complimenti alla squadra. Anzi mi alzo in piedi per lei: sono innamorato di questa Italia» (Mauro Berruto, allenatore della Nazionale di pallavolo maschile).
FUGA «Il corrispettivo musicale della pallavolo potrebbe essere il contrappunto a cinque voci di una Fuga di Bach. Lì si gioca di fino; ognuna delle voci è protagonista e al tempo stesso trova la sua ragion d’essere in relazione alle altre. Anche in campo, l’individualità è in perfetto equilibrio col contesto collettivo» (Giovanni Allevi, musicista).
BOLLITI «Prima di criticare, di dire che siamo bolliti bisognava aspettare, noi eravamo consapevoli della nostra forza. E ora ci prepariamo a sfidare un’altra squadretta abbastanza scarsa» (Maurizio Felugo, pallanuotista del Settebello).
SOGNARE «Adesso basta, smetto. A Rio racconterò le storie delle altre. Ho iniziato oltre 30 anni fa: da juniores in Germania. È stata una bella carriera. Ed è stato bello sognare insieme» (Josefa Idem, 47 anni, che ha sfiorato il podio in finale).
INCANTESIMO/1 «Questa è l’Olimpiade, non so che cosa scatta, è un incantesimo che non si può descrivere» (Josefa Idem prima della finale).
INCANTESIMO/2 «Ci sono sport che attirano le folle perché in fondo tutti potrebbero farli. Altri per l’esatto motivo contrario: si resta incantati davanti a qualcosa di impossibile, come nel corpo libero» (Giovanni Allevi).
DIFFICILE «Sono cresciuta nel cuore dell’America, dove si vive secondo il credo “Dio, Patria, Famiglia”. Allora non c’era la Wnba e l’unico obiettivo per una cestista era giocare alle Olimpiadi. Accettare il fatto che non lo avrei fatto con la maglia degli Usa è stato davvero difficile da digerire» (Becky Hammon, cestista statunitense naturalizzata russa).