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 2013  luglio 10 Mercoledì calendario

MADIA: MAI VISTA TANTA VELOCITA’. PROCEDURA USATA PER I DETENUTI —

Titta Madia, avvocato cassazionista di lungo corso (di recente ha difeso, tra gli altri, anche l’ex Guardasigilli Clemente Mastella e l’ex direttore del Sismi Niccolò Pollari) dice di esser basito al pari del suo illustre collega Franco Coppi: «Pare che il ricorso fosse arrivato in Cassazione solo 10 giorni fa... E a me, in tanti anni di professione, non è mai capitata una cosa del genere. Tanta fretta non si era mai vista nel fissare un processo in Cassazione».
I giudici della Cassazione sono comunque ben attrezzati per calcolare il termine della prescrizione, parziale o totale, che ammazza i processi.
«In questo caso il calcolo della prescrizione era molto complesso e dipendeva dai periodi di sospensione che erano numerosi. La cosa che più mi sorprende, però, è che questa decisione sia stata provocata, a mio vedere, da un articolo giornalistico molto meticoloso apparso sul Corriere ».
Sempre colpa dei giornali insomma. Ma qual è l’iter al quale andate incontro a Piazza Cavour lei e i suoi colleghi?
«Quando arriva un ricorso in Cassazione questo va direttamente al cosiddetto spoglio. È un ufficio composto da magistrati che filtra e seleziona i ricorsi. È un’operazione che abitualmente viene fatta molto sommariamente: si guarda il capo di imputazione, si guarda la data di prescrizione e poi il fascicolo segue il suo iter. Se dal capo di imputazione si desume che c’è una prescrizione dopo venti giorni, il processo può essere fissato immediatamente. Ma in questo caso dal capo di imputazione non si desumeva tutto ciò. Anzi, la data di prescrizione poteva essere compresa solo dopo aver fatto un calcolo conseguente alla lettura di centinaia di pagine di verbale».
Quindi, lei esclude che in questi dieci giorni a piazza Cavour qualcuno abbia avuto l’ingegno di procedere al calcolo, seppure complesso, della prescrizione intermedia del processo Mediaset in cui è imputato l’ex presidente del Consiglio?
«Il ricorso è arrivato in Cassazione dieci giorni fa ma non era stato ritenuto urgente all’ufficio spoglio che, ripeto, procede a un esame molto sommario degli atti».
Così, stando alla sua esperienza, questo calcolo non era stato fatto dall’ufficio spoglio .
«È molto difficile che sia stato fatto. L’ufficio spoglio fa un esame sommario e non può andare a vedere centinaia e centinaia di pagine di verbale. Non hanno tempo di fare questa operazione e di verificare tutte le sospensioni che ci sono state nella storia del processo».
Il processo Mediaset è stato assegnato alla sezione feriale che è composta da giudici penali e da giudici civili scelti seguendo un criterio di disponibilità e di anzianità. È presumibile che il primo presidente della Corte abbia chiesto di calcolare al millimetro, e con una certa celerità, i termini di prescrizione di un processo così noto?
«Sicuramente sì, ci mancherebbe pure... Però questo calcolo non viene fatto, normalmente, dall’ufficio spoglio che è il primo avamposto chiamato a prendere visione del ricorso».
Secondo lei, senza clamore, quale avrebbe dovuto essere l’iter neutrale della Cassazione?
«Si sarebbero dovuti prendere la briga di fare il calcolo solo quando — come sembrava a novembre o a dicembre — era previsto l’intervento del giudice relatore. È del giudice relatore, infatti, il compito di studiare con attenzione il ricorso: solo lui, dopo aver visionato tutti i verbali, può realisticamente fare calcoli così complicati».
Che giudizio dà ai contatti tra gli uffici giudiziari milanesi e la Corte di Cassazione?
«Troverei anomalo che qualcuno dalla Corte d’Appello di Milano telefoni al presidente della Cassazione. Normalmente i magistrati comunicano con gli atti».
Quindi, tanta velocità non si era mai vista.
«Guardi, può avvenire una cosa del genere per un detenuto in scadenza di termini. Allora sì che c’è una procedura di assoluta urgenza. Non era mai accaduto per un processo di questo genere. E tenga conto che in Cassazione vengono dichiarati prescritti innumerevoli reati. Succede ogni giorno».
Dino Martirano