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 2013  luglio 10 Mercoledì calendario

COSI’ BIN LADEN SFUGGIVA AI DRONI USA

Amava cibarsi di cioccolato e mele, usava un cappello da cowboy per sfuggire ai satelliti spia, era appassionato di giardinaggio e si era tagliato la barba per non farsi riconoscere: nelle 336 pagine della commissione pachistana sul blitz Usa di Abbottabad c’è il ritratto privato di Osama bin Laden negli anni seguiti alla fuga dall’Afghanistan.
Voluta dal governo di Islamabad per scoprire come il leader di Al Qaeda riuscì a beffare la sicurezza del Pakistan per nove anni, la commissione ha interrogato dozzine di testimoni, inclusi i famigliari che erano con lui durante il raid dei Navy Seals. Ciò che ne esce è un Bin Laden che si muove a piacimento in Pakistan. Vi arriva a metà 2002 dopo la rocambolesca fuga dalle montagne di Tora Bora, si rifugia nelle aree Bajaur nel Sud Waziristan e poi nella Valle di Swat dove rischia la cattura quando l’auto sulla quale viaggia con la giovane moglie yemenita Amal e altre persone, viene bloccata vicino un mercato per eccesso di velocità. Ma Osama si è tagliato la barba e il poliziotto che ferma la vettura non lo riconosce. Nel 2003 incontra proprio nella Valle di Swat Khalid Sheik Mohammed, a cui aveva affidato il piano dell’attacco all’America. Ma quando pochi mesi dopo Khalid Sheik Mohammed viene arrestato, Bin Laden fugge da Swat e cambia più volte residenza fino al 2005 quando si insedia nella città militare di Abbottabad.
Nel complesso in nove anni cambia sei residenze. Non esce mai dal villino fortificato e quando va in terrazza o sosta brevemente in giardino indossa un cappello da cowboy convinto che possa proteggerlo dagli sguardi di satelliti spia e droni. Insegna i precetti dell’Islam ai figli e la coltivazione degli ortaggi ai nipoti. Non c’è traccia di visite mediche per la malattia ai reni ma gli piace mangiare cioccolato con le mele. E veste in maniera frugale: possiede solo sei tuniche tradizionali pachistane, tre per l’inverno e altrettante per l’estate, una giacca nera e due maglioni. Le precauzioni per rendersi invisibile sono molteplici: fra l’altro ha quattro diversi abbonamenti con la compagnia elettrica al fine di celare l’insolita quantità di consumi. Il kalashinov affisso ad una parete nella sua stanza è l’estrema garanzia di sicurezza e nella notte del blitz, il 1 maggio 2011, appena sente arrivare gli americani chiede alla moglie Amal e al figlio di «non accendere la luce» e «andarsene in fretta» perché vuole imbracciare il fucile e combattere. Ma un proiettile americano lo abbatte prima che riesca a farlo.
Nel complesso il rapporto accusa leader politici, militari e intelligence di inefficienza ed errori che hanno impedito la cattura del super-terrorista, affermando però di «non poter del tutto escludere connivenza, collaborazione e cooperazione a certi livelli» del governo. A svelare il testo del rapporto, che in Pakistan resta inaccessibile, è stata la tv Al Jazeera.