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 2013  luglio 10 Mercoledì calendario

BOLAFFI COMPRA IL PENNY BLACK DEI COMPUTER

Ieri i francobolli, oggi i computer: la casa torinese Bolaffi si è aggiudicata all’asta da Christie’s un Apple I per 390 mila dollari. Non è il record assoluto (pare che lo scorso anno ne sia stato venduto uno funzionante per 516 mila euro), non è l’esemplare più ricco (altri avevano ancora la confezione originale o documenti rari), ma è forse uno dei più antichi. Differenze che si misurano in settimane, non secoli: la data di produzione risale all’inizio di aprile 1976.

E Apple nasce ufficialmente come società il 1° aprile di quell’anno, quando Steve Jobs decide di mettere in commercio (a 666,66 dollari) la macchina realizzata dall’amico Steve Wozniak; così il computer esce dai laboratori degli scienziati e inizia la rivoluzione dell’informatica per tutti.

Oggi gli Apple I sopravvissuti sono meno di cinquanta, e curiosamente due si trovano a Torino: il primo se lo aggiudicò – sempre da Christie’s – l’imprenditore Marco Boglione per 156 mila euro nel novembre 2010. Dopo un lungo restauro è tornato in funzione; le stesse amorevoli cure saranno presto dedicate ai circuiti dell’esemplare Bolaffi, ma certo non è per fini pratici che si acquista un computer come questo: ha meno potenza di un cellulare da 20 euro e una memoria 800 mila volte più piccola di un iPhone. Eppure, come sottolinea Filippo Bolaffi, amministratore delegato del gruppo, «rappresenta l’inizio di una storia affascinante, che ha portato Apple a essere l’azienda che oggi tutti conosciamo. Questo computer è l’icona del “vintage tecnologico”, un collezionismo che inizia a decollare e che prima o poi sarà popolare e visibile nelle case di molti appassionati, come negli anni Ottanta e Novanta furono i jukebox. Sicuramente c’è spazio per una interessante rivalutazione».

L’Apple I di Boglione finirà in un museo, per quello di Bolaffi la destinazione è più difficile da prevedere: intanto perché è stato acquistato per conto di una cordata di investitori, poi perché è un oggetto storico, affascinante concettualmente, ma che forse non tutti vorrebbero in salotto. Come gli altri duecento esemplari prodotti, consiste solo in una scheda madre verde scuro, grande all’incirca come un portatile, con i componenti saldati a mano; per il primo Mac beige bisognerà aspettare il 1984, mentre l’iMac colorato di Jonathan Ive arriverà solo nel 1998. Chi voleva uno chassis per l’Apple I doveva costruirlo da solo: e non in vetro o alluminio, ma in legno.