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 2013  luglio 10 Mercoledì calendario

LA STRANA COPPIA CHE FA INCETTA DEI GIOIELLI DEL MADE IN ITALY

La strana coppia francese che sta comprando l’Italia è, in realtà, una coppia franco-italiana. Certo, alla testa del colosso del lusso Lvmh, che dopo Fendi, Bulgari e la pasticceria Cova ha inghiottito anche Loro Piana, c’è un presidente-direttore generale francese, Bernard Arnault. Ma il direttore generale delegato è un italiano, Antonio Belloni, e in effetti il vero stratega delle campagne d’Italia è lui.

In comune, Arnault, 64 anni, e Belloni, 58, hanno almeno due caratteristiche: amano fare soldi e non amano i giornalisti. La differenza è che Arnault, prima fortuna di Francia e quarta del mondo (secondo il solito «Forbes», 32 miliardi di euro), ogni tanto un’intervista la dà. Belloni, mai. Però dai giornali, e non dai suoi (possiede anche «Les Echos», il «Sole» francese), Arnault ha avuto la peggior seccatura degli ultimi tempi, quando quelli belgi hanno rivelato che il francese più ricco voleva diventare belga per sfuggire alla famigerata «tassa Paperone» di Hollande, con quell’aliquota al 75% che sembra pensata apposta per far prendere un po’ d’aria ai capitali locali. Di fronte alla levata di scudi generale, Arnault ha dovuto far marcia indietro e rinunciare alle delizie di Uccle, il quartiere chic di Bruxelles, dove aveva già comprato casa. Che non ami i socialisti non è una novità: all’avvento di Mitterrand, si autoesiliò per alcuni anni in America. Del resto, nemmeno i socialisti amano lui. I commenti di Hollande, quando seppe che il suo contribuente più pingue voleva tagliare la corda, furono sferzanti. «Libération» titolò: «Cassetoi, riche con», vattene, ricco c..., parafrasando una celebre invettiva di Sarkozy a un altro «con», stavolta povero. Arnault per rappresaglia tagliò al giornale la pubblicità.

Un’altra consolidata antipatia di Arnault è quella per François Pinault, creatore dell’altro gruppo di lusso Kering (ex Ppr): sono come Paperone e Rockerduck. La loro rivalità risale a quando Pinault gli soffiò Gucci sotto il naso (i marchi italiani, come si vede, sono sempre «il premio del vincitore», come diceva Voltaire degli italiani in generale). Ma alla fine l’ha spuntata Arnault: Lvmh è più grande di Kering e lui più ricco di Pinault. Per il resto, Bernard è soprannominato dai maligni «le colin froid», il merluzzo freddo. Ogni giorno si fa servire alla stessa ora lo stesso frutto (quale, non è dato sapere). E’ un gelido esteta che ama i creativi e sognava di diventare pianista, ma silura senza fare una piega i manager che non gli piacciono più.

E’ un rischio che Belloni non corre. Al quinto piano del palazzo dell’avenue Montaigne è uno dei pochi insostituibili di Lvhm, forse l’unico. Non si può nemmeno dire che sia un altro Arnault perché come sia non lo sa nessuno. Non fa vita mondana, non ha mai dato un’intervista, Wikipedia lo ignora, idem il «Who’s who». Compare in pubblico solo alle assemblee del gruppo. E tace anche lì.

Se non parla con i giornali, i giornali parlano di lui quando mette a segno qualche colpaccio in Borsa. Il 26 ottobre 2010 guadagnò in un giorno solo 18 milioni. I francesi, che amano i soldi ma detestano chi li fa, si scandalizzarono perché è l’equivalente di 1.400 anni di Smic, il salario minimo garantito. Insomma, per incassare altrettanto un disoccupato francese avrebbe dovuto (non) lavorare fino al 3.410. Altro colpaccio, il 24 dicembre scorso, quando Belloni vendette un po’ di stock options intascando 11 milioni: il Natale più ricco della storia francese.

In una rara occasione in cui aprì bocca, Belloni spiegò che la ragione del suo successo era che «a differenza dei miei amici, in tasca avevo sempre pochi soldi». Infatti: a 15 anni andò a finire il liceo negli Stati Uniti partendo con 60 dollari in tutto. Poi laurea in Economia a Pavia, poi 22 anni alla Procter & Gamble, poi Lvhm, dal 2001. Più o meno, è tutto quel che si sa di lui, a parte che è sposato, ha tre figli, una passione per il basket e per le vecchie moto.

Con Arnault, è chiaro, si intende alla perfezione. Tanto che, ulteriore stranezza della strana coppia, guadagna più di lui. Stando al bilancio del gruppo, nel 2012 Lvmh ha pagato Belloni 5,85 milioni e Arnault «solo» 3,5 (però a Belloni sono state assegnate azioni per 1,8 milioni e ad Arnault per 5,6, quindi la gerarchia è salva...).