Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  giugno 24 Lunedì calendario

SBAGLIO’ IVA NEL ’73 MA IL PROCESSO INIZIA ORA

Dovrà presentarsi in un’aula di giustizia il prossimo settembre, dopo più di 23 anni dal giorno in cui pensava che la vicenda fosse chiusa e risolta. Vittima di un nuovo triste record giudiziario, un rosticciere romano che oggi ha 80 anni. Ne è passato di tempo da quel 1973 quando, per un errato pagamento dell’Iva, l’artigiano si era ritrovato a dover sborsare circa 10 milioni di lire. La Commissione tributaria di II grado aveva poi accertato che il pagamento del condono era avvenuto e, nel 1990, aveva dichiarato estinto il procedimento. O almeno questo pensava il rosticciere. Dopo 23 anni di silenzio, invece, i giudici tributari si sono fatti risentire: nel 1991, infatti, l’ufficio Iva aveva presentato un nuovo ricorso. E così la Commissione che si occupa dei vecchi ricorsi tributari di terzo grado, ora di competenza della Cassazione, ha deciso di convocarlo in aula.
LA REAZIONE
«Ma per quanto tempo un contribuente può essere perseguitato? - si è sfogato Francesco P., appena ha letto la convocazione - Non bastavano già vent’anni tra conteggi e impugnazioni? Ci sarà stato un errore, uno scambio di persona?» L’avvocato Stefano Palmieri che lo assiste ha dovuto, però, deluderlo, e ora si prepara a recuperare i carteggi, all’epoca in copia carbone, per affrontare il processo. La convocazione ribadisce che nell’udienza si discuteranno i ricorsi contro la decisione pronunciata nel 1990, in relazione al ricorso relativo al triennio dal 1973 al 1975. Insomma, non ci si può sbagliare, è proprio la storia di 40 anni fa, anche se Francesco non ha più la sua bottega dall’82.
Le grane erano cominciate dopo una visita della Guardia di finanza nel negozio di via Montebuono. Per gli agenti il calcolo dell’Iva era stato valutato per difetto. Quindi il rosticciere tra le quote non versate e le relative sanzioni avrebbe dovuto pagare circa 36 milioni di lire. Propone ricorso alla Commissione tributaria di primo grado, che nel 1985 lo accoglie parzialmente, riducendo la somma. Nel frattempo interviene il condono e lo paga. Vicenda chiusa, pensa. Invece, l’Ufficio Iva chiede la riapertura del caso davanti alla Cassazione, cioè ai giudici tributari di terzo grado. Viene fissata l’udienza. Anche se per la sentenza ci sarà ancora da attendere.