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 2013  giugno 24 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - BERLUSCONI CONDANNATO NEL PROCESSO RUBY


MILANO - Il tribunale di Milano ha deciso, dopo sette ore di camera di consiglio, di condannare in primo grado a 7 anni e alla interdizione perpetua dai pubblici uffici Silvio Berlusconi per il reato di concussione per costrizione nell’ambito del cosiddetto "processo Ruby". Il tribunale, formato da giudici Orsola De Cristofaro, Carmela D’Elia e dal presidente Giulia Turri, ha deciso anche di rinviare al pm le carte per valutare l’eventuale falsa testimonianza di una lunga serie di testimoni che hanno sfilato davanti alla corte.
I giudici della IV Sezione penale del Tribunale di Milano hanno condannato a sette anni di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici Silvio Berlusconi nell’ambito del processo Ruby. I reati contestati: concussione per costrizione e prostituzione minorile
Il Cavaliere è stato condannato anche per il reato di prostituzione minorile. I giudici della IV sezione penale del tribunale di Milano, riconoscendo il vincolo della continuazione tra i reati di concussione e prostituzione, hanno superato le richieste della procura portando la pena complessiva ad un anno in più. Il procuratore aggiunto Ilda Boccassini (oggi in ferie, sostituito dal procuratore Edmondo Bruti Liberati) e il pm Antonio Sangermano avevano chiesto 6 anni di carcere. Le motivazioni della sentenza saranno depositate fra 90 giorni.

L’avvocato dell’ex premier Niccolò Ghedini, intercettato dai cronisti fuori del tribunale, annuncia: "Faremo appello". E aggiunge: "La sentenza non mi sorprende affatto. Sono due anni e mezzo che diciamo che qui questo processo non si poteva fare. E’ una sentenza larghissimamente attesa, faremo appello, ricorso in Cassazione. E’ una sentenza che è completamente al di fuori della realtà, fuori da ogni logica, l’accusa di costrizione è allucinante. Un fatto estremamente grave: il tribunale non ha tenuto conto della realtà processuale".

La sentenza è stata accolta con applausi e grida di esultanza da un piccolo gruppo, composto da qualche decina di manifestanti, radunato davanti al Palazzo di Giustizia di Milano, che ha intonato l’Inno italiano e "Bella Ciao".

In pochi minuti la notizia ha fatto il giro del mondo ed è stata ripresa dalle home page dei principali quotidiani internazionali.
Processo Ruby, Berlusconi condannato: il verdetto sui siti stranieri
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Dure, invece, le reazioni degli esponenti del Pdl. Daniela Santanchè: "Non è giustizia". Paolo Romani parla addirittura di "colpo di Stato". Il vicepremier Angelino Alfano invita il Cavaliere ad "andare avanti".

I giudici hanno disposto anche la confisca dei beni già sequestrati in passato a Karima El Maurogh, in arte Ruby, e al suo compagno Luca Risso. Come già accennato, rischiano di essere processati per falsa testimonianza più di una trentina di testimoni. Al momento della lettura della sentenza i giudici hanno infatti annunciato di aver trasmesso alla procura le dichiarazioni rese in aula da 33 testi, destinate ora a essere analizzate e vagliate dalla magistratura inquirente. Tra loro, oltre alla maggior parte delle cosiddette ’olgettine’ ospitate ad Arcore da Berlusconi, spiccano quattro esponenti del Pdl: il deputato e viceministro agli Esteri Bruno Archi, il deputato ed ex consigliere per la politica estera Valentino Valentini, la senatrice Maria Rosaria Rossi e l’europarlamentare Licia Ronzulli. C’è poi il cantante Mariano Apicella e la funzionaria della questura di Milano, Giorgia Iafrate. Secondo Ghedini l’ex premier non rischierebbe un nuovo procedimento per corruzione in atti giudiziari.

Intanto a Piazza Affari Mediaset perde più di cinque punti in finale di seduta, poco dopo la lettura della sentenza di condanna.

DAL CORRIERE DI STAMATTINA
ROMA - Lo descrivono di umore nero, pronto al peggio, che «tanto già so come finisce, finisce male... Io non ho fatto nulla, niente di male, questo processo non sta nè in cielo nè in terra, ma siccome vogliono farmi fuori dalla scena politica, approfitteranno anche di questa occasione». Ad Arcore, tra furia e rassegnazione e speranza e di nuovo prostrazione, Silvio Berlusconi per oggi attende la sentenza di quello che considera il processo più odioso, quello che «ha sfregiato la mia immagine internazionale», quello da cui è cominciato il grande declino del suo governo: il processo Ruby.

Ha già deciso il Cavaliere che presto - quando anche il partito si riunirà (domani riunione dei gruppi, mercoledì direzione) - tornerà in tivù, dopo un lungo periodo di silenzio, per spiegare «come stanno le cose», la posizione sua personale e del Pdl rispetto al momento, allo stato del Paese, all’economia, al governo e magari anche alla giustizia. Ma difficilmente l’uscita dovrebbe avvenire oggi sull’onda della sentenza, proprio per evitare che si colleghi ogni suo atteggiamento ad una reazione per le vicende giudiziarie. Piuttosto, dovrebbe arrivare la solita, dura e sdegnata nota.

Ma tutto, quando si tratta di lui, resta aperto: stasera, su Canale 5 in seconda serata, andrà in onda un approfondimento sul processo con ospiti del Pdl - dalla Santanchè a Gasparri -, potrebbe essere anche quella una sede per sfogarsi. Molto dipenderà dall’umore del momento, e naturalmente dalle decisioni della Corte. Che non influenzeranno solo i palinsesti televisivi.

Nonostante tutti nel Pdl, e Berlusconi per primo, continuino a ripetere che «non c’è nesso» tra le sentenze e la vita del governo, a mezza bocca gli stessi ammettono che «sul clima anche questa vicenda peserà». Tanto da poter spostare la decisione del Cavaliere, al momento non presa definitivamente, in un senso o nell’altro. Chiaro che se da Milano arrivasse un’assoluzione piena (ipotesi che Berlusconi vede quasi impossibile), il segnale sarebbe fortissimo e gioverebbe alla stabilità del governo. Se ci fosse una condanna «a metà», o per prostituzione minorile, o per concussione, magari con una pena non troppo alta, anche questo potrebbe contribuire a non peggiorare il clima generale. Se invece la condanna fosse totale, dura, senza alcuna attenuante, sulle reazioni del Cavaliere oggi non se la sente di scommettere nessuno.

E dunque, al momento, a prevalere è la cautela. Anche rispetto all’attacco del governo. Tra i fedelissimi c’è chi giura che, dentro di sé, il Cavaliere veda già «finita» l’esperienza dell’esecutivo Letta, e aver lasciato briglia sciolta ai suoi con licenza di sparare ne è il segno più chiaro, anche se il pollice verso da lui non è mai ufficialmente arrivato. Ieri è stata una giornata di tregua nell’attacco a testa bassa contro l’esecutivo, e c’è già chi prevede che, se il governo sospenderà l’Iva fino a fine anno, il fronte polemico si sposterà sul ministro dell’Economia, che sta già entrando nel mirino, e soprattutto sull’Europa: «Vogliamo risultati chiari e concreti su questo terreno», intima la Santanchè. La tensione insomma resta altissima, e la tenuta del governo rimane in bilico. Con Berlusconi che accarezza il bottone che farebbe saltare tutto: se e quando deciderà di premerlo, è lui l’unico a saperlo.
Paola Di Caro

DAL CORRIERE DI STAMATTINA
MILANO - È una memoria l’ultimo documento che la difesa di Silvio Berlusconi depositerà ai giudici del tribunale di Milano prima che oggi si ritirino in camera di consiglio per la sentenza del processo Ruby in cui l’ex premier è imputato di prostituzione minorile e induzione indebita. I pm il 6 maggio hanno chiesto la condanna del Cavaliere a sei anni di reclusione, senza le attenuanti e con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e il divieto di assumere cariche in strutture praticate abitualmente da minori.

Il documento dei legali di Berlusconi, gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo, integra l’arringa difensiva con la quale il 3 giugno hanno chiesto l’assoluzione dell’ex premier oppure la trasmissione degli atti alla Procura di Monza per competenza territoriale o al Tribunale dei ministri. Nelle sette pagine della memoria, alla quale sono allegati alcuni documenti, i legali controbattono alcuni passaggi della requisitoria dei pubblici ministeri, oltre quelli già esaminati nella arringa e nelle quasi 400 pagine delle altre due memorie già depositate. La lettura del dispositivo avverrà nell’aula al primo piano del palazzo di giustizia dove si sono svolte quasi tutte le precedenti 50 udienze.

Come avvenne il 6 aprile 2011, quando il processo cominciò con il rito immediato, ci sarà anche il procuratore Edmondo Bruti Liberati che stavolta, però, indosserà la toga a fianco del sostituto Antonio Sangermano, il quale ha svolto la requisitoria con l’aggiunto Ilda Boccassini, assente per un periodo di ferie fissato da tempo. Non è prevista la presenza di Silvio Berlusconi e neppure delle parti offese, nessuna delle quali si è costituita parte civile. La marocchina Karima El Mahroug, che resterà a casa sua a Genova, come spiegò il suo legale, l’avvocato Paola Boccardi, non si sente danneggiata perché ha sempre dichiarato di non essersi mai prostituita e di non aver fatto sesso con Berlusconi. Il capo di gabinetto della Questura Pietro Ostuni e i funzionari Ivo Morelli e Giorgia Iafrate hanno detto di non aver subito pressioni. Folto il numero di giornalisti attesi in Tribunale per la sentenza e provenienti anche dall’estero.

Se le richieste dei pm dovessero essere accolte e confermate fino in Cassazione, Berlusconi perderebbe libertà, seggio parlamentare e cariche sociali. I giudici (Giulia Turri, presidente, Camen D’Elia e Orsola De Cristofaro a latere), ovviamente, potrebbero scegliere le altre strade: assoluzione piena o per uno dei due capi di imputazione. Potrebbero, cioè, ritenere non provato che Berlusconi fece pressioni indebite affinché Ruby, portata in questura per essere identificata, fosse affidata a Nicole Minetti evitando così che raccontasse cosa accadeva ad Arcore nelle notti del bunga bunga. Allo stesso modo potrebbero ritenere che non c’è prova che l’allora 73enne Cavaliere ebbe rapporti sessuali a pagamento con Karima sapendo che lei aveva 17 anni.

IL DISPOSITIVO DELLA SENTENZA / TUTTI I NOMI DEI TESTI SOSPETTATI DI FALSA TESTIMONIANZA
MILANO - Una sentenza letta in tre minuti dal presidente del collegio giudicante del processo Ruby, Giulia Turri, sancisce la condanna di Silvio Berlusconi a 7 anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per concussione per costrizione e per prostituzione minorile. Ecco il testo integrale della sentenza.
"Visti gli articoli 521 comma 1 (sulla correlazione tra l’imputazione contestata e la sentenza, prevede che il giudice possa dare al fatto una definizione giuridica diversa da quella enunciata nell’imputazione, ndr), 533 (condanna dell’imputato, ndr) e 535 (condanna alle spese, ndr) del codice di procedura penale dichiaro Silvio Berlusconi colpevole dei reati a lui ascritti, qualificato il fatto di cui al ’capo a’ (concussione, ndr) dell’imputazione come concussione per costrizione (..) e ritenuta la continuazione, lo condanna alla pena di sette anni di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali".
"Visti gli articoli 317 bis (sulle pene accessorie, ndr), 29 e 32 del codice penale (che disciplinano i casi nei quali alla condanna consegue l’interdizione dai pubblici uffici e quella legale, ndr) dichiara l’imputato - prosegue il dispositivo - interdetto in perpetuo dai pubblici uffici, nonchè in stato di interdizione legale durante l’espiazione della pena. Visto l’articolo 240 del codice penale, ordina la confisca dei beni sequestrati a Karima el-Mahrug e Luca Risso".
Quindi l’elenco dei testimoni i cui verbali saranno trasmessi alla Procura della Repubblica perché valuti nei loro confronti una accusa di falsa testimonianza. Oltre al consigliere per la politica Estera dell’ex premier, Valentino Valentini, alla deputata Pdl Maria Rosaria Rossi, alla europarlamentare Licia Ronzulli, c’è anche il giornalista Carlo Rossella. L’elenco completo comprende poi Antonio Passero, Michelle Conceicao, Serena Facchineri, Bruno Archi, Giuseppe Estorelli, Giorgia Iafrate, Barbara Faggioli, Lisney Barizonte, Joana Visan, Cinzia Molena, Marianna Ferrara, Manuela Ferrara, Miriam Loddo, Joana Claudia Arminghioali, Francesca Cipriani, Eleonora e Concetta De Vivo, Marystelle Polanco, Raissa Skorkhina, Roberta Bonasia, Giorgio Puricelli, Renato Cerioli, Lorenzo Brunamonti, Mariano Apicella, Danilo Mariano e Simonetta Losi.
Il tribunale ha disposto inoltre "la trasmissione al consiglio dell’ordine degli avvocati di Milano per le valutazioni di competenza ai sensi dell’articolo 391 bis del codice di procedura penale, commi 3 lettera "e", 4 e 6, degli atti relativi all’incontro del 6 ottobre 2010 tra Karima el-Mahroug e l’avvocato Luca Giuliante". I giudici hanno indicato infine in 90 giorni il termine per il deposito delle motivazioni della sentenza.
(24 giugno 2013)

Dopo circa otto ore di camera di consiglio i giudici condannano Berlusconi a sette anni per concussione per costrizione e prostituzione minorile, con l’aggiunta dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici. La sentenza apre anche lo scenario per una nuova indagine: il tribunale ritiene che molti testimoni del processo abbiano mentito e probabilemente qualcuno gli ha costretti a mentire. Il commento di Piero Colaprico

pena edittale e non discrezionale

Ruby interrogata il 6 ottobre in uno studio legale avvocato Giuliante

Ilda Boccassini
Pietro Forno
Germano Sangiuliano

CORRIERE.IT
Al processo Ruby Silvio Berlusconi è stato condannato a sette anni per entrambi i reati contestati: concussione e prostituzione minorile. Con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. È questa la sentenza dei giudici della quarta sezione del tribunale di Milano, presieduti da Giulia Turri. Un piccolo gruppo, composto da una decina di manifestanti ha accolto con applausi e grida di esultanza la notizia della condanna. Alcuni di loro hanno intonato l’inno d’Italia. Sostenitori di Berlusconi hanno dato vita a un’accesa discussione con i manifestanti. «È una farsa - ha spiegato uno di loro -si tratta di una sentenza sbagliata e ingiusta».

IL VICEPREMIER ALFANO - La reazione più rilevante dal punto di vista dell’impatto sul governo della sentenza è quella del segretario del Pdl Alfano che ricopre la carica di vicepremier: «Ho chiamato il presidente Silvio Berlusconi per manifestargli la più profonda amarezza e l’immenso dolore di tutto il Popolo della libertá, per una sentenza contraria al comune senso di giustizia, al buon senso e peggiore di ogni peggiore aspettativa. L’ho invitato, a nome del nostro movimento politico, a tenere duro e ad andare avanti a difesa dei valori, degli ideali e dei programmi che milioni di italiani hanno visto incarnati in lui».

RIVOLTA NEL PDL - «Uno schifo, una vergogna». Daniela Santanchè ha commentato così la condanna per Silvio Berlusconi. L’esponente Pdl era presente al momento della lettura del verdetto: «Sono voluta venire qui perchè io che sono sempre dalla parte delle donne volevo vedere le tre donne che hanno giudicato il presidente Berlusconi. Sono rimasta troppo male, usare le donne, da parte di donne per una sentenza politica». Nel Pdl è rivolta contro la decisione del tribunale: il presidente dei senatori Schifani ha detto: «Una sentenza abnorme e surreale, con un colpevole e nessuna vittima». Il presidente dei deputati Brunetta ha aggiunto: «Questa sentenza fa paura. Non solo e non tanto perchè cerca di assassinare moralmente e politicamente Berlusconi, ma perchè mostra agli italiani in che mani sia oggi la giustizia. Durissimo il senatore Malan: « Un vero attentato alla democrazia e allo stato di diritto che pone l’Italia tra i paesi con la democrazia a rischio». Sullo stesso tenore l’ex ministro Rotondi, ora deputato: «È una sentenza politica che avrà una risposta politica: nessun agguato al governo, sostegno a Letta e Alfano nell’interesse dell’Italia, ma la risposta politica verrà e sarà fortissima. Forse nè il Pd, nè Forza Italia sono lo strumento giusto per opporsi al colpo di Stato».

IL PD - Il Partito democratico ha limitato le dichiarazioni a una nota: «Il Pd prende atto della sentenza pronunciata dai giudici della quarta sezione del Tribunale penale di Milano nei confronti di Silvio Berlusconi. Come sempre, il Pd esprime rispetto per le decisioni, di qualunque segno siano, che la magistratura prende nella propria autonomia».

VENDOLA E M5S- «Non auspico la rovina giudiziaria di un avversario. Ma questa sentenza getta un’ombra sulla vita politica. In nessuna parte del mondo un leader politico dopo una sentenza scritta con questo inchiostro rimarrebbe al suo posto. Sarebbe un atto di decoro da parte di Berlusconi abbandonare la vita pubblica». Lo ha affermato il leader di Sel Nichi Vendola. Esultanza nelle fila del Movimento 5 Stelle: «Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: Berlusconi ineleggibile!» ha scritto Vito Crimi (M5S) su Twitter. Il deputato Alessandro Di Battista ha dichiarato: «Berlusconi? Deve andare in galera. Che deve fare per andare in galera? Ammazzare una vecchietta per la strada?».

Ghedini: «Sentenza attesa»
Corriere Tv
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I LEGALI - L’avvocato Niccolò Ghedini, uno dei legali dell’ex premier ha dichiarato: «La questione non è se si tratta di una sentenza politica o non politica. È una sentenza al di fuori della realtà e al di fuori degli atti processuali, comunque una sentenza attesa» ha concluso il legale. L’altro avvocato dell’ex premier Longo ha definito la decisione della corte «un assalto alla diligenza».

SETTE ORE DI CAMERA DI CONSIGLIO - I magistrati si erano riuniti alle 9.45 in camera di consiglio per decidere il verdetto. L’accusa era rappresentata dal pm Antonio Sangermano e dal procuratore capo Edmondo Bruti Liberati. Assente il procuratore aggiunto Ilda Boccassini, che da tempo aveva programmato un periodo di ferie. Il procuratore capo, che nella prima udienza del 6 aprile 2011 era venuto in aula per esprimere la condivisione dell’ufficio con il lavoro dei due pm, aveva già previsto di essere presente il giorno del verdetto. Mancando Ilda Boccassini, anziché presentarsi in abiti civili come al solito ha messo la toga. La sua presenza è stata molto criticata da esponenti del Pdl. Lo scorso 13 maggio il pm Ilda Boccassini nella sua requisitoria ha chiesto per l’ex presidente del Consiglio e leader del Pdl una condanna a 6 anni e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Processo Ruby, il giorno della sentenza Processo Ruby, il giorno della sentenza Processo Ruby, il giorno della sentenza Processo Ruby, il giorno della sentenza Processo Ruby, il giorno della sentenza Processo Ruby, il giorno della sentenza

Un reporter giapponese (Ansa)Un reporter giapponese (Ansa)
STAMPA ESTERA - Come previsto decine di giornalisti, fotografi e troupe televisive si erano radunati, dalle prime ore della mattinata, davanti a Palazzo di Giustizia. Tra loro diversi corrispondenti e inviati di testate e televisioni straniere, come Al Jazeera e Cnn, ma anche tv danesi, tedesche e giapponesi, oltre a prestigiosi quotidiani inglesi come Guardian e Daily Mail. In corso di Porta Vittoria, dove si trova l’ingresso principale del Tribunale, sono schierati i furgoni per le dirette televisive, davanti agli sguardi incuriositi dei passanti.

Dimostranti pro Boccassini (Ansa)Dimostranti pro Boccassini (Ansa)
BATTIBECCHI - Durante la giornata ci sono stati alcuni battibecchi tra sostenitori di Berlusconi e manifestanti che auspicavano una condanna. Il tutto ha coinvolto poche decine di persone. Un gruppetto di dimostranti pro-Boccassini, ha innalzato cartelli con scritto «Giustizia, legalità e dignità» e «Ilda non te ne andare» (riferiti alla possibilità di un trasferimento a Firenze). Sostenitrici di Silvio Berlusconi si sono presentate per manifestare il loro sostegno all’’ex premier: una di loro si è avvolta in una bandiera di Forza Italia. «Si tratta di un processo fasullo - ha spiegato - ed è giusto che Berlusconi non sia perseguitato dalla giustizia». Una manifestante in bicicletta ha esposto un cartello con la scritta: «Berlusconi è ineleggibile, insostenibile, impresentabile, innominabile e infrequentabile».

CORRIERE.IT
Sono dettate dall’indignazione le prime reazioni politiche del centrodestra alla sentenza di primo grado che ha condannato Silvio Berlusconi a sette anni e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. E sull’onda della rabbia, traballa anche il governo Letta. Fabrizio Cicchitto lancia un chiaro messaggio al premier e ai colleghi di maggioranza del Pd: «Così la pacificazione salta». Per l’ex capogruppo Pdl a Montecitorio si tratta «di un’operazione fatta non dagli esponenti del Pd che sostengono questo governo, ma da chi muove contro un equilibrio politico che si vuole smantellare per andare evidentemente incontro a qualche avventura».
L’INCORAGGIAMENTO DI ALFANO - Il segretario del Pdl e vicepremier Angelino Alfano ha invece annunciato: «Ho appena chiamato il presidente Silvio Berlusconi per manifestargli la più profonda amarezza e l’immenso dolore di tutto il Popolo della libertà, per una sentenza contraria al comune senso di giustizia, al buon senso e peggiore di ogni peggiore aspettativa. L’ho invitato, a nome del nostro movimento politico, a tenere duro e ad andare avanti a difesa dei valori, degli ideali e dei programmi che milioni di italiani hanno visto incarnati in lui».
MARINA BERLUSCONI: CONDANNA GIÀ SCRITTA - Anche la figlia del Cavaliere, Marina Berlusconi, esprime solidarietà: «La condanna era scritta fin dall’inizio, nel copione messo in scena dalla Procura di Milano. Mio padre non poteva non essere condannato. Ma se possibile il Tribunale è andato ancora più in lá, superando le richieste dell’accusa e additando come spergiuri tutti i testi in contrasto con il suo teorema».
LA PAURA DI BRUNETTA - «Questa sentenza fa paura», ribatte l’attuale capogruppo Renato Brunetta. «Fa paura non solo e non tanto perché cerca di assassinare moralmente e politicamente Berlusconi, ma perché mostra agli italiani in che mani sia oggi la giustizia». L’immagine evocata è quella dell’eversione: «Quello contro il presidente del Popolo della libertà, Silvio Berlusconi - aggiunge - è un atto eversivo dei principi di legalità e del buon senso, sproporzionato e inaccettabile, messo in piedi da una parte della magistratura, ormai apertamente e sfacciatamente politicizzata. La sentenza sul ’caso Ruby’ è l’ennesimo episodio deplorevole e incommentabile di una giustizia, quella italiana, davanti alla quale l’intero Paese dovrebbe interrogarsi e indignarsi. Costruire un castello accusatorio basato sul nulla cosmico, e smentito più volte dai protagonisti stessi della vicenda, oltre ad essere estremamente grave è preoccupante per la democrazia della nostra Repubblica. Da ormai vent’anni si tenta di eliminare un competitor politico di altissimo calibro usando, di volta in volta, i processi, le sentenze, la mala giustizia. Tutto ciò non è più accettabile. È arrivato il momento di dire definitivamente basta a questo attacco alla libertà. Il Pdl sarà al fianco del suo leader per combattere questa ennesima battaglia»
LA RAGIONE DI GALAN - Anche uno dei leader del Pdl in Veneto, l’ex ministro Giancarlo Galan, fa sentire la propria voce: «Dovrei parlare e dire qualcosa di ragionato, politico, misurato, non ci riesco, sono senza parole, ero preparato ma la speranza è pur sempre l’ultima a morire. Questa sentenza è semplicemente vergognosa, assurda, addirittura si è aumentata la pena rispetto alla richiesta della Procura. Anomalie, distorsioni, ricostruzioni, i cittadini sapranno valutare questa evidente e sistematica persecuzione attuata nei confronti di Silvio Berlusconi». Il Cavaliere, secondo Galan, va affrontato nell’agone politico, non in quello giudiziario: «Chi pensa di batterlo a suon di accuse e sentenze si sbaglia. Io gli sono accanto da 28 anni, oggi lo sono ancor di più».