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 2013  giugno 20 Giovedì calendario

LA SCALATA DI DELLA VALLE ALLE VETTE DEL «CORRIERE»

Le tribolazioni del Corrie­re della Sera non finiran­no tanto presto, ma si può dire che sia cominciata la procedura per mitigarle. A gran­di problemi, grandi soluzioni? Pare proprio di sì. Poi­ché l’azionista più ricco, Giuseppe Ro­telli (cliniche), non se la sente di sotto­scrivere l’aumento di capitale, indi­spensabile per la sopravvivenza della società (altrimenti in procinto di sal­tare per aria), bisogna trovare qualcu­no in grado di rilevarne le azioni e di pagarle pronto cassa. Chi? Solo uno dell’attuale club corrieresco ha i soldi per provvedere: Diego Della Valle, abile industriale del settore moda, im­postosi sui mercati internazionali, pa­tron della Fiorentina (calcio), da sem­pre intenzionato a rinnovare il giorna­lone di via Solferino.
Fino a qualche tempo fa, egli non era gradito da tutta la compagine so­cietaria, ma è noto come vanno que­ste cose: lo stato di necessità in cui ver­sa l’­azienda viene prima delle questio­ni personali, cosicché i vecchi contra­sti sono stati accantonati. La notizia non è poi tanto riservata: l’imprenditore si è incontrato col banchiere Gio­vanni Bazoli, che ha voce in capitolo in ogni trattativa riguardante il quoti­diano, e la discussione sembra sfocia­ta in un accordo. Della Valle sborsa quanto serve e in cambio del pesante sacrificio ottiene di stare al timone del transatlantico dell’informazione col 22 per cento delle azioni, ciò che ne farebbe il socio più forte.
Un affare buono o cattivo? Questo è il dilemma. Conoscendo l’uomo, il suo temperamento e le sue ambizioni, ci sbilanciamo: riuscirà a guada­gnare anche con la carta stampata. Il progetto che egli ha in mente fa pensa­re che abbia capito quale sia la strada da percorrere per giungere al succes­so. Anzitutto la scelta del direttore del­la testata: Giulio Anselmi, che ha un curriculum di tutto rispetto, esperien­za da vendere e una solidità professio­nale fuori dal comune. Nel mondo dei giornali non si è fatto mancare nulla: la direzione del Mondo , la condire­zione dello stesso Corriere, la direzio­ne del Messaggero, dell’Espresso, dell’Ansa e della Stampa di Torino. Gli è sempre andata bene. Oltre che bravo, quindi, dev’essere anche fortunato, particolare non secondario.
Insomma, Anselmi è una garanzia, la persona giusta per svoltare senza andare incontro ad avventure. Anche perché questo direttore, come tutti quelli esperti del mestiere, non arriverà solo soletto nell’ufficio che fu di Lui­gi Albertini, ma accompagnato da un mago dei conti: Giuseppe Cerbone, uno che i bilanci li fa quadrare, tant’è vero che non gli è mai capitato di top­pare. D’altronde Della Valle non è ti­po da buttarsi alla cieca in un’impre­sa: se non ha una squadra di cui fidar­si non muove un passo. Dal che si evince che il piano di cui riferiamo non può essere stato improvvisato: probabilmente era in gestazione da tempo.
Comunque sia, manca soltanto il crisma dell’ufficialità. Per il resto il de­stino del Corriere è segnato: una ge­stione morbida, educata, signorile ma attenta a non distrarsi sia a livello giornalistico sia manageriale. Niente sprechi, niente più organici pletorici, un occhio alla contabilità e uno al futuro incerto e mutevole dell’informa­zione cartacea e web. Ignoriamo qua­li siano gli umori in redazione, ma sia­mo certi che davanti al rischio di un’implosione i signori redattori si adegueranno in fretta allo stile di An­selmi e Cerbone. Questi non sono mo­menti opportuni per erigere barrica­te e fare capricci. Testa bassa e lavora­re per salvare il salvabile.
Ci si domanda piuttosto quali pro­spettive si aprano per il direttore uscente, Ferruccio de Bortoli. Costui ha dato prova di tenacia e competen­za. Due volte al vertice del quotidia­no, ha attraversato ogni mare procel­lo­so dimostrando di essere un naviga­tore degno di Cristoforo Colombo. Ma nessuno può durare in eterno, nemmeno lui. Che è ancora giovane e non andrà a casa. Ogni tanto serve cambiare barca per non affondare. Si diceva che il candidato più accredita­to a succedergli fosse Mario Calabresi, attuale direttore della Stampa, sti­mato dalla famiglia Agnelli. Ma la Fiat, da quando Sergio Marchionne è operativo e fisso al comando, si occu­pa molto di automobili e poco di gior­nali. Per cui, largo a Della Valle e alla sua orchestra. Musica, maestro.