Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  giugno 20 Giovedì calendario

IL CAOS SULLE QUOTE LATTE CI HA «MUNTO» 4,5 MILIARDI

Quando l’Italia avrà tirato una linea sulle quote latte, lo scherzetto sarà costato agli italiani circa 4,5 miliardi di euro. Il calcolo è della Corte dei Conti, che dopo aver analizzato il bilancio dell’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura e aver valutato una serie di inefficienze, è in grado di fare i conti sulla storica vicenda che ha contrapposto per anni Italia, Europa, produttori di latte e partiti politici. Le rettifiche e le correzioni al bilancio degli ultimi quattro anni più i prelievi supplementari nelle 14 campagne dal 1995 al 2009 pesano sull’economia italiana per 4.525 milioni di euro. Per l’esattezza circa 1,9 miliardi di correzioni e poco più di 2,5 di prelievi e multe. Di cui oltre un miliardo e mezzo deve ancora essere rateizzato e dovrà essere pagato entro il 2015.
Non poco se si considera che in questi giorni non si trovano 8 miliardi per evitare l’aumento di un punto percentuale dell’Iva. «Una perdita netta – sentenzia la Corte – per l’economia finanziata per intero con anticipazioni della tesoreria centrale dello Stato. Su questo aspetto una relazione dello scorso anno aveva lanciato un ennesimo allarme. Dei 2.537 milioni, 2.264 sono stati imputati agli splafonatori sui quali avrebbe dovuto gravare l’onere che invece è stato scaricato sulla generalità dei contribuenti». Su questo aspetto i magistrati contabili affondano il coltello delle critiche e si chiedono perché anche nel 2012, nonostante l’ultimatum del governo agli splafonatori per sottoscrivere le rateizzazioni, pena revoca delle quote, non si sia trovata una solu- zione. Lasciando la patata bollente nel portafoglio del Tesoro. E quindi dei cittadini. Ovviamente non tutti «gli oneri sono riconducibili direttamente all’Agea», scrivono i magistrati contabili, sebbene «sui dati si incardinano la responsabilità degli organismi di pagamento per l’incapacità di organizzare, in piena conformità con le norme comunitarie, i sistemi di gestione e controllo dei fondi Ue nonché l’inadeguatezza delle iniziative legislative sulla vicenda delle quote latte, peraltro limitata a pochi e ben individuati operatori del settore». Una bacchettata secca. Unica scusante, per l’Agea ma non per la politica, sta nel fatto che negli ultimi anni il turnover di presidenti e commissari ha reso difficile definire strategie di medio termine «nonché assicurare il monitoraggio dei risultati conseguiti dalla struttura amministrativa ». Per capirsi i magistrati contabili, tenendo conto delle irregolarità che nel bilancio 2011 hanno portato a rettifiche di bilancio per 183 milioni di euro, puntano il dito su una spesa da oltre 460 milioni di euro (spalmata in diverse annualità) legata a esternalizzazioni del sistema informatico e a numerose convenzioni. Chiedendo azioni di rivalsa verso i responsabili.
Ma ci sono anche lati positivi nell’analisi del bilancio 2011. Grazie «anche a positive operazioni di riaccertamento», si legge nella delibera della Corte, «e nonostante la riduzione degli stanziamenti statali», si è passati dai disavanzi dei precedenti esercizi a un avanzo di 60 milioni, compreso un credito Iva da circa 90 milioni che «dovrebbe» essere incassato quest’anno. E l’uso del condizionale illustra la fiducia verso lo Stato.