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 2013  aprile 19 Venerdì calendario

IL PRINCIPE IDEALE

«Il Principe» di Niccolò Machiavelli è non soltanto una delle opere letterarie più tradotte nel mondo, ma anche una delle più controverse, interpretata in modi spesso opposti, oggetto di plagi, censure, confutazioni. Ancora oggi citata come una delle più acute riflessioni sul potere. Quest’anno ricorrono cinquecento anni da quando Machiavelli scrisse il suo trattato di dottrina politica, delineando le qualità che il principe deve possedere per conquistare e conservare uno Stato. L’autore si era ritirato nel 1513 nella sua villa detta l’Albergaccio, all’interno di una tenuta che aveva a Sant’Andrea in Percussina. Era reduce da una brutta avventura che l’aveva visto in prigione e sottoposto a torture, accusato di aver partecipato alla congiura contro i Medici. Alla fine fu riconosciuto estraneo ai fatti e dedicò il libro a Giuliano de’ Medici, che si trovava a Roma presso suo fratello papa Leone X, e in seguito a Lorenzo duca d’Urbino e nipote del Magnifico. Ma non riuscì mai a rientrare nei favori della potente famiglia. Il libro, che fu pubblicato per la prima volta nel 1532, ha per protagonista il nipote di papa Alessandro VI, quel Cesare Borgia detto il Valentino che per Machiavelli impersona il principe ideale. Su un’unica cosa gli studiosi sono d’accordo: nel ritenere il volume come il primo vero trattato di politica moderna, scritto in uno stile saggistico originale, dal quale emerge il profilo di uno scrittore lucidamente consapevole dei ruoli e dei compiti della politica. Francesco De Sanctis, che fu tra i primi a rivalutare la portata del suo pensiero, scrisse che «la patria del Machiavelli è naturalmente il comune libero, libero per la sua virtù e non per grazia del papa e dell’imperatore, governo di tutti nell’interesse di tutti».Nella ricorrenza della nascita del celebre trattato, l’Istituto dell’Enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani e l’Aspen Institute Italia promuovono la mostra «Il Principe di Niccolò Machiavelli e il suo tempo. 1513-2013». Ma come si fa a raccontare attraverso le immagini, e in modo accattivante per il grande pubblico, l’origine, la fortuna, la diffusione e il significato di un’opera come «Il Principe»? Alessandro Campi e Marco Pizzo, che hanno curato la rassegna coordinati da Alessandro Nicosia, dopo «lunghi e appassionati ragionamenti», hanno deciso di costruire un percorso che, dicono, «è al tempo stesso un viaggio nel tempo e nello spazio». Si comincia dall’epoca rinascimentale, con ritratti e immagini di Machiavelli, importanti documenti d’archivio e una galleria dei personaggi e delle vicende che hanno segnato l’epoca storica in cui l’autore è vissuto. E si arriva fino all’attuale abuso del termine machiavellico, come sinonimo di perfidia, doppiezza e inganno e alla diffusione dell’immagine dello scrittore nella pubblicità di sigarette, estratti di carne, carte telefoniche, francobolli, banconote e gadget di vario tipo, dalle magliette alle custodie per i cellulari. Nel percorso geografico si parte dall’Italia, dove il nome di Machiavelli resta associato alla storia politica e al collezionismo librario di qualità, e si arriva agli stati Uniti, dove il Segretario della repubblica fiorentina ha finito per sconfinare nel mondo di fumetti e dei videogiochi, nei manuali che insegnano «come riuscire nella vita» e nei thriller a sfondo storico. I curatori hanno insomma deciso di mescolare l’alto e il basso: quadri e medaglie, arazzi e mobili, incunaboli e giochi di società. Il cuore dell’esposizione è però rappresentato dalle numerose edizioni del Principe, che arrivano dalle più importanti biblioteche italiane e da molti collezionisti privati e documentano la sua straordinaria diffusione nel corso dei secoli e nei più diversi ambiti culturali.
Lauretta Colonnelli