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 2013  aprile 27 Sabato calendario

NEI PAESI NORMALI I POTENTI VANNO AL SUPERMARKET


Era la notte del 17 gennaio 1991, la notte delle bombe, quando dovetti correre fuori casa per cercare il latte. Poche ore prima, attorno alle sette di sera a Washington, sugli schermi televisivi di tutto il mondo la CNN aveva appena spiattellato gli spaventosi fuochi artificiali del bombardamento su Baghdad.
Scritto, come sempre in fretta e furia il pezzo per Repubblica e messi a letto i figli fortunatamente non più bambini, mi accorsi che non c’era il latte per la prima colazione. La moglie lontana, in Italia per assistere sua madre malata, ero io il "Mister Mom", il signor mamma. Trovai un supermercato della catena Giant aperto tutta la notte e mi avvicinai ai banconi del latte quando vidi un ometto, più piccolo e anziano di me e molto minuto, che pescava yogurth al mio fianco. No, mi dissi, non poteva essere lui. Non poteva essere quello che avevo visto due ora prima su tutte le reti tv alle spalle del Presidente Bush (il vecchio). Invece era proprio lui. Il generale Brent Scowcroft, in quei giorni il massimo consigliere militare di Bush, colui che aveva discusso, tracciato e guidato al fianco del Presidente proprio quella guerra che avevo appena visto cominciare.
Era solo, senza scorte, senza portaborse, autista o macchine di servizio, un "pensionato" vicino ai 70 anni al quale chiaramente la moglie aveva chiesto di passare al supermercato per qualche provvista rientrando dalla bottega, cioè dalla Casa Bianca. Mi avvicinai. "Come stanno andando, ehm, le cose in Iraq?", gli chiesi. Mi rispose: "Per ora abbastanza bene, speriamo che continuino". E se ne andò alle casse, uno degli uomini più potenti d’America e del mondo, uno che ogni spia del pianeta avrebbe voluto acchiappare per spremerne i segreti, col suo cestino di plastica e i suoi yogurt magri.
Ho rivisitato questa scena a metà aprile, in un pomeriggio di sabato. Su un campetto di calcio nei sobborghi di Washington guardavo uno dei miei nipoti (tranquilli, calma, non intendo parlare di loro) giocare. In porta, c’era un bambino messo lì perchè era il più alto e fingeva di fare il portiere, continuamente richiamato dalle grida del padre, una versione più alta e molto più grande di lui, ma quasi identico.
Lo riconobbi subito. Era Denis McDonough, un nome che avrebbe fatto tremare tutta Washington e mezza America. Era il "Chief of Staff", il capo gabinetto di Obama, di fatto il presidente ombra degli Usa, colui dal quale passa tutto quello che arriva sulla scrivania del Capo, che controlla la macchina del governo, che trascorre molte più ore al giorno con Barack di quante ne passi Michelle. Anche lui, come il generale vent’anni prima nella notte delle bombe e della spesa, era, in quel pomeriggio un uomo qualsiasi, un padre con la solita felpina scolorita di tutti i padri americani nei week end. Mentre la moglie, sdraiata sull’erba, chiacchierava con altre signore e madri, probabilmente lagnandosi e ridendo dei rispettivi mariti, lui, il secondo uomo più potente d’America, stava ai bordi del campo brontolando contro l’arbitro e incitando il figlio. Non seppi trattenermi dall’avvicinarlo e chiedergli come andasse la legge per limitare un poco la vendita di armi. "Sarà dura", mi rispose senza perdere d’occhio il figlio portiere, che zompettava un po’ imbranato.
Anche lui non aveva scorte nè guardaspalle, auto di servizio o portaborse. Un uomo qualsiasi, in quel suo tempo privato, da padre del portierino scarso, non da "Capo Gabinetto". Alla fine della partita se ne andrà consolando il figlio, che aveva incassato 5 pappine, sul minivan Chevy un po’ delabrè guidato dalla moglie, mentre io consolavo il nipotino che aveva gli occhi rossi per avere ciccato un gol già cotto.
E anche lui, come il generale vent’anni prima, era una delle ragioni per le quali, dopo avere portato in giro per il mondo la mia piccola tribù, avevo deciso con mia moglie di piantare le tende negli Usa e di far crescere i figli qui. In una nazione che gronda di orribili difetti e di enormi colpe, ma dove anche i potenti ricordano di essere soltanto persone qualsiasi, chiamate temporaneamente a servire la nazione per la loro competenze, non per diritto divino.
E poi perchè c’è sempre un supermercato aperto tutta la notte per salvare i padri distratti.