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 2013  aprile 27 Sabato calendario

L’ABUSO DI SATIRA È CRIMINALE


[Carlo Verdone]

«C’è poco da ridere» afferma Carlo Verdone. «Stiamo perdendo tempo con la satira. E se lo dico io…». Di passaggio a Lecce per la consegna del premio dedicato alla memoria del padre Mario, nel corso della 14° edizione del Festival del Cinema Europeo, il regista di Posti in piedi in paradiso, una carriera costruita sulla satira e sulla risata, non nasconde la propria preoccupazione: «Il nostro paese è tra gli ultimi d’Europa. Continuiamo a non essere capaci di darci un governo e ne abbiamo un gran bisogno. Siamo degli irresponsabili. E mentre stiamo in queste acque - quelle trasmissioni come Servizio pubblico, Otto e mezzo, Ballarò raccontano entrando nelle case dei disoccupati, dei pensionati che vivono con 450 euro al mese - ci ridiamo su».

Ce l’ha con Maurizio Crozza?
Stiamo perdendo tempo. È criminale. In trasmissioni in cui dovrebbero esserci dibattiti seri improvvisamente tutto si risolve con un’imitazione, una barzelletta, un numero. Stiamo abusando della satira. La satira va fatta poco e bene. Fatta così serve solo a buttare tutto in vacca. Serve a edulcorare. Me li vedo i dirigenti Rai o della 7 che dicono: “Ma non saremo troppo seri? Poi il pubblico ci lascia. Non ci vogliamo mettere il comico che ci alza un po’ lo share?” Credo invece sia il momento di essere molto, ma molto seri. Dalla commedia all’italiana in cui abbiamo vissuto finora stiamo passando al dramma. E non ce ne accorgiamo.

Ci vorrebbe un ricambio? In politica come nel nostro cinema?
L’Italia sta dimostrando di essere un paese di pusillanimi. Bisogna azzardare con idee nuove, far spazio alle nuove generazioni. Ricordo che per far approvare Perdiamoci di vista alla famiglia Cecchi Gori ci ho messo mesi. Non era commerciale, dicevano, nessuno vuol vedere un personaggio (era Asia Argento, ndr) su una sedia a rotelle. Poi, a distanza di anni in Francia sbanca Quasi amici e ora vedrai: sedie a rotelle come se piovesse anche da noi. L’ansia di essere rassicuranti ci ucciderà. Non mandiamo nessun film all’estero così.

Il film di Sorrentino, La grande bellezza, in cui lei recita con Toni Servillo e Sabrina Ferilli, all’estero ci va. Va al festival di Cannes.
Ho dovuto fare quello per espatriare....

La dolce vita nel 2013?
Non so se è La dolce vita, forse sì, di sicuro Paolo ha fatto un film importante. Meraviglioso e tragico insieme perché l’umanità che rappresenta è sbandata, sola, smarrita e dietro questi fantasmi che vagano senza meta c’è una grande quinta teatrale che è Roma.

È Roma la grande bellezza del titolo!
Roma non si è mai vista così, surreale, metafisica. C’è la vista della casa sopra i portici dei miei familiari dove Toni Servillo fa una lunga camminata, c’è il Gianicolo, per un romano sarà motivo d’orgoglio. E’ una Roma senza macchine, senza rumore, solo lei con la sua bellezza intatta, ferma nei secoli, un luogo dove errano delle anime in pena. Che siamo noi.

La si è vista nelle foto rubate sul set con degli occhialini fumé un po’ trendy. Che personaggio è il suo?
Credo che Paolo abbia voluto fare di me un Ennio Flaiano, un Giuseppe D’Avanzo… Un Flaiano fallito però, perché sono un commediografo fallito.

Oltre a Sorrentino chi sono oggi i nostri autori da esportazione?
Garrone, Moretti… E non dimentichiamoci di Luca Guadagnino, che ha un solo problema, non ha l’appoggio critico nazionale, ma all’estero piace a tutti. Pubblico e critica. Altri non ne vedo.

Il suo prossimo film, visti i tempi, sarà una tragedia?
Non gliene posso parlare perché non lo sa nemmeno De Laurentiis (Aurelio, produttore di Posti in piedi in paradiso che ha incassato oltre 9 milioni di euro, un record per i botteghini italiani, ndr), in realtà gli sto cambiando il soggetto in corsa. Sarà una commedia, ma sarà lucida. Se non osservassi la realtà non saprei scrivere niente.

E realisticamente, che sindaco vorrebbe per Roma?
Un uomo con gli attributi, che ami la città, che sia capace di combattere, che vinca con l’autorevolezza, che renda la città meno sciatta e più sicura. Che stia attendo alle periferie, affinché non diventino laboratori di depressione e criminalità. Se abiti al Prenestino ci metti due ore a tornare a casa. Arrivi, mangi e vai a letto. Non è vita quella.