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 2013  aprile 28 Domenica calendario

GAMIFICATION, BUZZFEED E I SANDALI DI FEDERICA

ALCUNI lettori hanno protestato per il voto che ho dato la settimana scorsa al Pd (0,5). Troppo alto, secondo loro. È vero, una settimana dopo i contorni sono più definiti, facciamo che da -5 in giù va bene e non parliamone più, oppure il contrario. Chi segue lo sport è più allenato, in un certo senso. Sembrava che Bobet avesse già vinto il Tour del 1948, con 21’ di vantaggio su Bartali a dieci giorni dal termine, e invece arrivò a Parigi con 33’ sul groppone. Altri tempi, direte. Per i più giovani, il 3-0 del Milan sul Liverpool alla fine del primo tempo, ma dopo i supplementari fu il Liverpool a vincere la Champions. Sembravano vittorie ma erano sconfitte. Quella del Pd era una vittoria, e Pirro al confronto un dilettante. E comunque un governo, non si sa per quanto, più democristiano di quando era viva la Dc, ce l’abbiamo. E dentro c’è Josefa Idem, cui voglio un gran bene. Spero che possa lavorare. Mai stato ministro un atleta, senza o con apostrofo, e questo dovrebbe valere un bel voto a Letta. Tenendo conto del coefficiente di difficoltà in quel porcaio e di alcune scelte abbastanza originali, che forse servono come digestivo per altre scelte, il voto
è insolitamente alto: 5.5.
C’è al governo un record di donne, non come l’intenderebbe Berlusconi, e un’età media notevolmente abbassata. Bene, ma non basta. L’Italia non è un paese per giovani. Né per anziani. E nemmeno quelli di mezza età se la spassano. Se stiamo al calcio ecco i dati dell’Uefa: l’Italia è trentunesima (su 31 nazioni) quanto a giovani provenienti dai vivai e lanciati in prima squadra. Possiamo esibire un 7,8% di fronte al 14,7 della Germania, al 17,5 dell’Inghilterra, al 21,1 della Francia e al 25,6 della Spagna. La Gazzetta analizza il potere della Germania (nel calcio). Titolo: “Etica-soldi-pazienza tutte le manovre di un eurosorpasso”. È già chiaro, no? I soldi nel calcio italiano sono diminuiti, l’etica non è ben vista e la pazienza è poca. Sottotitolo: “La Bundesliga è un sistema integro e senza compromessi: così ha costruito il successo”. E così non riuscirà a costruirlo l’Italia, nemmeno se ci fossero 11 Malagò e 14 Idem. Il Borussia Dortmund pochissimi anni fa era sull’orlo del fallimento, adesso ha un giro d’affari di 189 milioni, lontano dal Milan (257) e vicino a Inter (186) e Juventus (195). “Il gioco non si compra” scrive Arrigo Sacchi sulla Gazzetta di venerdì. Ha ragione. Si comprano i giocatori, e non è indispensabile che siano top player, quel che sogna Conte. I soldi, quando ci sono, è bravo chi li spende bene, non chi li dissemina nel mondo sbagliando troppo spesso valutazione.
Quanto
a valutazione, la mia sui social network faticosamente prende corpo. Al gigantesco festival internazionale di giornalismo che si chiude oggi a Perugia, Italia (strano, è ben organizzato) in programma c’erano dibattiti e relazioni su: Web 2.0 e tradizione, Linkedin, Social tv, Fact-checking, Hyperlocal news, La gamification dell’informazione, Cyberattivismo e leaking, Il futuro del live-blogging, Buzzfeed, l’ascesa del social storytelling, Twitter masterclass, strumenti e trucchi per giornalisti. E qui mi fermo. Anzi no.
Aproposito di trucchi, a me pare leggermente sospetto che non si usi la lingua italiana anche quando si potrebbe. I contenuti di twitter sportivi la Gazzetta li pubblica regolarmente nella pagina degli opinionisti, e già questo la dice lunga. Venerdì, sotto la foto della Pellegrini, che si sa chi è ma la Gazzetta scrive “stella del nuoto” e anche questo la dice lunga, leggo: “Servizio fotografico very sexy!!! I love!!! Adoro!!!”. Ieri una foto di scarpe, sembrano sandali con tacco alto. Twitta Federica Pellegrini, sempre lei, ma in un giorno è passata da stella a campionessa di nuoto. Testo: “Più le guardo e più me ne innamoro!!!”. Campionessa anche Laure Manaudou (sempre ieri): “Ho un letto di 2m x 2m che è impressionante! Ma il problema è trovare il piumone che lo copra”. Mauro Bergamasco pubblica la foto di una pizza che si direbbe addizionata di prosciutto e uovo fritto: “Questa è la ‘miniMauro’ da #ilbossdellapizza!”. Scusate, ragazzi, ma chi se ne strafotte? Non dico a chi twitta, ma a chi pubblica i loro punti esclamativi inquinati da qualche parola. La carta è in crisi, si buttano giù foreste, si licenziano poligrafici e si concedono spazi agli infedeli? Così 7 al Fatto e alla rubrica Twitsenefrega che ci regala Aida Yespica: “Un bacione a tutti da Malibu, dove adesso vivo!!!”. E anche Alena Seredova: “Primo giorno in spiaggia... First day at the beach...”.
Grazie, thank you.