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 2013  aprile 28 Domenica calendario

UN GRUPPO COSTRUITO SU FIGURE DI CERNIERA

ROMA
C’è un attento lavoro politico dietro i nomi elencati ieri da Enrico Letta. Un lavoro che ha visto Giorgio Napolitano e il premier fortemente alleati, nel mettere fondamenta sufficientemente solide al primo primo vero esecutivo di solidarietà nazionale dalla nascita della Repubblica italiana. A partire dal vertice, che vede, oltre a Letta, ormai ex numero due del Pd, il segretario del Pdl Angelino Alfano nel ruolo di vicepremier e ministro dell’Interno. Una fotografia significativa ma che non spiega di per sé l’organigramma dell’esecutivo che stamane salirà al Quirinale per il giuramento.
Questo governo – se si escludono Letta e Alfano – non è composto da pezzi da novanta. Non ci sono Bersani, Berlusconi, Monti ma neppure D’Alema, Finocchiaro, Brunetta, Schifani ecc. Ci sono molti volti nuovi, un numero di donne significativo, diversi giovani. Un governo che qualcuno potrebbe bollare come «leggero» e dove l’assenza di personalità forti, di ex ministri berlusconiani o prodiani (eccezion fatta per Letta e Alfano) potrebbe consentire ai partiti, al Cavaliere così come a Matteo Renzi, di tenersi le mani sufficientemente libere per sferrare all’occorrenza qualche zampata mortale. Un’interpretazione corretta ma allo stesso tempo miope.
Dietro ciascuno dei nomi dei neoministri, oltre a un po’ di vecchio Cencelli, c’è quella che potremmo definire una «funzione cerniera», come l’ha acutamente battezzata un collaboratore vicino al presidente del Consiglio. Del resto il prologo dell’operazione «cerniera» è rappresentato dai due Letta (Enrico e lo zio Gianni, primo consigliere di Berlusconi), principali sponsor, assieme al Capo dello Stato, della nascita dell’esecutivo. Ma vediamo quali sono le altre «cerniere», partendo dalla principale casella, quella del ministero dell’Economia per il quale è stato scelto Fabrizio Saccomanni.
Il direttore generale della Banca d’Italia era ed è l’uomo da sempre più vicino a Mario Draghi. Il presidente della Bce lo avrebbe voluto Governatore, ma il veto dell’ex ministro Tremonti (che puntava su Grilli) alla fine fu superato solo sul nome di Visco. È evidente che affidare la guida dell’Economia a Saccomanni offre al governo italiano di poter avere con il presidente della Bce un rapporto quanto meno franco e privo di incomprensioni e a Draghi di poter contare su un interlocutore sensibile e attento alle richieste di Francoforte in un una fase cruciale, visto che è alle porte la campagna elettorale in Germania dove si voterà in autunno. In altre parole, spetterà anzitutto a Saccomanni declinare slogan elettorali, come il rimborso e l’abolizione dell’Imu piuttosto che l’abolizione dell’incremento dell’Iva, in operazioni praticabili.
Altra cerniera sul fronte europeo è certamente Enzo Moavero, confermato agli Affari europei, colui che ha lavorato su tutti i più importanti dossier aperti con Bruxelles, vero e proprio braccio destro dell’ex premier Monti e quindi depositario più di ogni altro del passaggio di consegne tra nuovo e vecchio governo. C’è poi la sorpresa Emma Bonino. In questo caso si tratta di una di quelle cerniere che si aprono sia dall’alto che dal basso. Bonino è un nome non solo di indubbio e riconosciuto prestigio a livello internazionale, ma è probabilmente il ministro che più di ogni altro può facilitare una riconciliazione tra la politica e l’opinione pubblica italiana. Non a caso in tutti i sondaggi formulati nelle scorse settimane, il suo nome era sempre in cima alla lista delle preferenze tra i candidati per la presidenza della Repubblica, con un consenso pressoché analogo nel centrodestra e nel centrosinistra.
Assai meno visibile ma forse ancor più determinante è il ruolo di Dario Franceschini. Il neoministro dei Rapporti con il Parlamento è chiamato a costruire e mantenere aperto il ponte tra governo e partiti durante l’impervia navigazione dei provvedimenti tra Camera e Senato. Soprattutto con il suo partito, il Pd, e in particolare con gli ex Ds, coloro che finora hanno manifestato le maggiori resistenze all’esecutivo di solidarietà nazionale. E che peraltro sono quelli che escono decisamente ridimensionati, almeno guardando la composizione del governo. Se si esclude il "giovane turco" Andrea Orlando, promosso a ministro dell’Ambiente, di rosso in questo governo se ne scorge ben poco. L’altro nome di riferimento per l’ala che definiamo ancora bersaniana è quella del ministro per lo Sviluppo Flavio Zanonato, il cattolico ex Pci sindaco di Padova, che l’ormai ex segretario del Pd indicava come sicuro ministro del suo governo mai nato. Zanonato avrà il compito di riconciliare il partito democratico con il mondo delle piccole imprese, a partire da quelle del Nord Est.
Ma c’è anche un altro sindaco chiamato a tappare le falle apertesi in questi anni tra centro e periferia. Graziano Delrio, primo cittadino di Reggio Emilia, spesosi apertamente per Renzi durante le primarie, dovrà ricucire il rapporto tra governo, regioni ed enti locali. Proprio lui che si è fatto promotore e rappresentante, in qualità di presidente Anci (l’associazione dei comuni italiani), della protesta dei sindaci contro i tagli del governo Monti, che guidò a Milano la manifestazione dei municipi al grido «pronti tutti a dimetterci» e che chiedeva di rivedere l’Imu e il patto di stabilità interno dovrà ora mediare tra il rigore di Roma e le esigenze dei suoi ex colleghi. Compito che graverà anche sulla giovane ministro alla Sanità, la piediellina Beatrice Lorenzin, vicinissima ad Alfano, che assieme a Nunzia De Girolamo è stata chiamata a rappresentare il volto giovane del partito di Berlusconi. Nel caso di De Girolamo la funzione cerniera è scontata, essendo felicemente sposata con un lettiano doc quale il democratico Francesco Boccia che probabilmente il premier chiamerà presto a Palazzo Chigi.

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
ENRICO LETTA
PD
46 anni
Pisano, una laurea in Scienze politiche al Sant’Anna, Letta, a 25 anni, è già una promessa dell’universo democristiano come presidente dei giovani Dc europei. Passa dal Partito popolare alla Margherita, prima di entrare nell’Ulivo insieme a Prodi. Può vantare tanti record in carriera: è stato il più giovane ministro nel governo D’Alema del 1998, quando fu nominato alle Politiche comunitarie. Nel governo Amato (2000-2001) è ministro dell’Industria e diventa sottosegretario alla presidenza del Consiglio del Prodi II. Poi il ritorno al partito dove è ministro "ombra" al dicastero del Welfare durante il governo Berlusconi e vicesegretario del Pd prima dell’azzeramento dei vertici.


SOTTOSEGRETARIO ALLA PRESIDENZA
Filippo Patroni Griffi
TECNICO
57 anni
Napoletano, è stato magistrato presso il Tar e presidente di sezione del Consiglio di Stato. Tra gli incarichi ricoperti prima di diventare ministro della Pa con il governo Monti: segretario generale del Garante per la privacy; capo di gabinetto della Funzione pubblica con Brunetta; capo del dipartimento Affari giuridici e legislativi nel governo Prodi; capo dell’ufficio legislativo della Funzione pubblica con vari ministri e capo di gabinetto del dicastero per le riforme con Amato

AFFARI EUROPEI
Enzo Moavero Milanesi
SCELTA CIVICA
58 anni
Il riconfermato ministro degli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi, è considerato come una sorta di alter ego giuridico di Monti di cui è stato per anni braccio destro ai tempi della Commissione Ue. Moavero – 58 anni, sposato e padre di tre figli – è stato in passato anche capo di gabinetto del commissario Ue Filippo Maria Pandolfi e consigliere a Palazzo Chigi di Amato e Ciampi nel 1992-1993. Moavero è esperto di mercato e concorrenza, con una vita trascorsa in gran parte all’estero, dedicata al mercato ed al diritto internazionale. L’incontro con Monti risale al 1995 quando il commissario per il mercato interno lo chiamò a capo del suo gabinetto. Per poi portarselo dietro anche dopo quando il professore assunse la guida della Commissione alla concorrenza
LE PRIORITÀ
Quella di Moavero è una riconferma guadagnata sul campo durante il Governo Monti quando ha lavorato a Bruxelles in lunghe ed estenuanti trattative per ridare a Roma più peso nelle scelte dei Consigli europei chiamati a portare l’Europa fuori dalla crisi in un difficile equilibrio tra conti, rigore e necessità di crescita. Tra le priorità del ministro ci sarà quella di completare e portare il programma nazionale riforme (Pnr) a Bruxelles (insieme a Def e programma di stabilità). Ma anche di condurre in porto la legge europea 2013 che contiene le leggi "comunitarie" 2011 e 2012 in modo da ridurre così il contenzioso sui mancati recepimenti delle regole Ue

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE
Graziano Delrio
PD
53 anni
Reggiano, cattolico, padre di nove figli, laureato in medicina e specializzato in endocrinologia, Graziano Delrio entra al governo in quota ai renziani del Pd. È un profondo conoscitore del mondo delle autonomie locali essendo stato rieletto sindaco di Reggio Emilia nel 2009 dopo la precedente esperienza del 2004. Dall’ottobre 2011 ha sostituito Sergio Chiamparino alla guida dell’Anci. Da presidente dell’associazione dei sindaci ha condotto mesi e mesi di battaglia sul gettito dell’Imu, sui tagli ai bilanci comunali e sui pagamenti bloccati della Pa. Tutti temi che Delrio continuerà a seguire, ma trovandosi stavolta dall’altra parte della barricata. Con il vantaggio però di conoscere sia l’oggetto del contendere sia (si spera) le possibili vie d’uscita
LE PRIORITÀ
Da ministro degli Affari regionali Delrio sarà il primo interlocutore dei governatori nella ripartizione delle risorse per il trasporto pubblico locale e, soprattutto, per la sanità (che per la prima volta dovrà avvenire sulla base dei costi standard). Un tema che porta direttamente al federalismo fiscale. Se, come sembra, l’ex presidente Anci avrà anche questa delega dovrà completare l’attuazione della legge 42 del 2009 messa in freezer dal governo Monti. Basti pensare alle città metropolitane che sono state congelate insieme al taglio delle Province. Ma bisogna attendersi anche delle correzioni sulla fiscalità locale. In particolare sull’Imu e sulla sua trasformazione in imposta municipale di nome e di fatto

COESIONE TERRITORIALE
Carlo Trigilia
TECNICO
62 anni
Originario di Siracusa, sociologo, 62 anni, professore ordinario di sociologia economica alla facoltà di Scienze Politiche "Cesare Alfieri" dell’università di Firenze, Carlo Trigilia è un profondo conoscitore delle dinamiche economiche del nostro Paese. Presidente del corso di laurea in Analisi e politiche dello sviluppo locale e regionale e direttore del Centro europeo di studi sullo sviluppo locale e regionale, Trigilia ha studiato lo sviluppo territoriale in Italia con ricerche sulle regioni di piccola impresa della Terza Italia e del Mezzogiorno. Più di recente si è occupato dello sviluppo locale e dei distretti high-tech in Europa e delle reti sociali nei processi di innovazione. Tutte competenze che gli torneranno utili nel suo incarico da ministro della Coesione territoriale
LE PRIORITÀ
Il compito principale del neoministro sarà quello di accelerare nella capacità di spesa dei fondi Ue. Inserendosi nel solco già tracciato dal suo predecessore Fabrizio Barca che nelle scorse settimane ha presentato il suo bilancio di fine mandato. Sul piatto ci sono innanzitutto i 31 miliardi di euro della programmazione 2007-2013 che andranno spesi entro ottobre 2015. Nel frattempo partirà anche il nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 che passa dall’individuazione di sette innovazioni e tre indirizzi strategici. Il compito che lo attende non è semplice perché la spesa si è di nuovo bloccata nel primo bimestre del 2013 dopo lo sprint straordinario dell’ultima parte del 2012

RAPPORTI CON IL PARLAMENTO
Dario Franceschini
PD
55 anni
Un uomo del dialogo. Così viene considerato all’interno del Pd, Dario Franceschini, indicato dal suo «amico» Enrico Letta, per il ruolo di nuovo ministro dei Rapporti con il Parlamento. Avvocato, scrittore, politico, a favore del dialogo con Silvio Berlusconi, è nato a Ferrara il 19 ottobre del 1958 e ha due figlie. Segue da giovanissimo la sua passione per la politica. Il 21 febbraio 2009 diventa segretario nazionale del partito Democratico, incarico che lascia il 25 ottobre dello stesso anno. Diventa poi presidente del gruppo del Pd alla Camera dei deputati dal 17 novembre 2009 al 19 marzo 2013. Il padre Giorgio fu partigiano bianco e deputato per la Democrazia Cristiana durante la II legislatura, dal 1953 al 1958. È laureato in giurisprudenza all’Università degli Studi di Ferrara
LE PRIORITÀ
Nello scacchiere di Enrico Letta Franceschini avrà un ruolo cruciale: favorire la navigazione in Parlamento dei provvedimenti del governo mediando in continuazione con una larga e variegata maggioranza, dove i partiti su molti punti cruciali rischiano di trovarsi assai distanti tra loro. Un compito delicato sia sul versante degli interventi economici che sul fronte delle riforme istituzionali. Già i primi impegni si annunciano tutt’altro che semplici: la votazione alla Camera, in calendario il 6 maggio, della risoluzione sul Def e la gestione degli emendamenti al decreto sui pagamenti arretrati. Ma anche i "dossier" sull’eventuale manovrina e sull’Imu si annunciano "caldi"

RIFORME COSTITUZIONALI
Gaetano Quagliariello
PDL
53 anni
La sua militanza politica comincia tra i Radicali fino a quando viene sedotto nel 1994 dalla rivoluzione liberale di Berlusconi che lo porta ad aderire a Forza Italia. Classe 1960, napoletano cresciuto a Bari (dove il padre è stato rettore dell’Università), Gaetano Quagliariello ha fatto politica per molti anni fuori dal Parlamento, nel frattempo diventa ordinario di storia contemporanea alla Luiss. La svolta arriva nel 2001, quando Marcello Pera, eletto presidente del Senato, lo chiama come consigliere culturale a Palazzo Madama. Membro della commissione Affari costituzionali del Senato nelle ultime due legislature, è tra gli "sherpa" che provano a riformare il Porcellum durante il governo Monti. Il mese scorso la chiamata dal Quirinale come «saggio» che gli spalanca le porte del ministero per le Riforme
LE PRIORITÀ
Il programma del ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello lo ha contribuito a scrivere lui stesso nel documento che i 4 saggi istituzionali (lui, Luciano Violante, Valerio Onida e Mario Mauro) hanno consegnato al capo dello Stato. Riduzione dei parlamentari e superamento del bicameralismo perfetto con la trasformazione del Senato in Camera delle Regioni. E naturalmente il cuore della mission: riforma del Porcellum e forma di Stato. Quagliariello è favorevole al sistema francese del doppio turno abbinato all’elezione diretta del Capo dello Stato, mentre il Pd vuole mantenere il sistema parlamentare. L’opera di mediazione che dovrà fare il neoministro è notevole

INTEGRAZIONE
Cécile Kyenge
PD
48 anni
Nata a Kambove nel Congo-Kinshasa nel 1964, cittadina italiana, sposata e madre di due figlie, vive a Castelfranco Emilia (Modena). È laureata in medicina e chirurgia, specializzata in oculistica. Responsabile a Modena del Forum della Cooperazione Internazionale e immigrazione, nel 2004 viene eletta in una circoscrizione del comune di Modena per i Democratici di Sinistra, in seguito è responsabile provinciale del Forum della Cooperazione Internazionale ed immigrazione. Il 7 giugno 2009 è eletta consigliere provinciale per il Pd ed entra a far parte della commissione Welfare e politiche sociali. Dal settembre 2010 è portavoce nazionale della rete Primo Marzo per cui si occupa di promuovere i diritti dei migranti e i diritti umani. È eletta deputato alla Camera il 25 febbraio 2013 per il Pd in Emilia Romagna
LE PRIORITÀ
Il neoministro dell’Integrazione, che succede ad Andrea Riccardi, dovrà cercare di trovare la strada per rendere concreta la strada più volte auspicata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: il diritto di cittadinanza ai figli degli immigrati, il cosiddetto jus soli. Cécile Kyenge ha una storia ventennale di battaglie proprio in questa direzione ed è certo che si batterà fino in fondo per portare a termine una riforma di queste norme sull’immigrazione. I punti di contatto con le competenze del Viminale sono molteplici e si è visto anche nella passata esperienza di governo: occorrerà mediare tra le esigenze burocratiche e di sicurezza del Viminale e l’attuazione dei diritti del ministero dell’Integrazione

PARI OPPORTUNITÀ, SPORT E POLITICHE GIOVANILI
Josefa Idem
PD
49 anni
Nata in Germania nel 1964, è stata campionessa mondiale e olimpica nella specialità del kayak individuale. In carriera ha vinto 38 medaglie tra Giochi Olimpici, mondiale ed europei, e ha partecipato a 8 edizioni delle Olimpiadi ininterrottamente da Los Angeles (1984) a Londra (2012). A livello mondiale è stata l’atleta femminile con più giochi olimpici disputati in assoluto. Arriva alla guida del ministero dello sport forte di una esperienza sul territorio maturata tra maggio 2001 e giugno 2007 come assessore allo Sport del Comune di Ravenna. Da febbraio 2007 è membro della commissione scientifica per la vigilanza e il controllo sul doping nello sport al ministero della Salute. Nel 2012 si è candidata alle primarie del Pd ed è stata eletta, alle politiche del 2013, come capolista al Senato in Emilia Romagna
LE PRIORITÀ
Il nuovo ministro dello Sport dovrà mettere mano alla legge sugli stadi visto il costante calo degli spettatori negli impianti sportivi. C’è poi da rafforzare e difendere il piano nazionale da 36 milioni di euro per la promozione dell’attività sportiva che rischia di cadere sotto la scure della spending review e che destina ben 23 milioni alla costruzione e alla riqualificazione di impianti sportivi localizzati soprattutto al Sud. Sul fronte delle pari opportunità, la Idem sarà invece chiamata – in raccordo con gli altri ministeri interessati – a dare seguito agli impegni dettagliati nel documento dei saggi per favorire la crescita del lavoro femminile e migliorare la conciliazione dei tempi di lavoro e di cura familiare

INTERNI
ANGELINO ALFANO
PDL
43 anni
Nato ad Agrigento, si è laureato in Giurisprudenza all’università Cattolica di Milano. Avvocato, ha iniziato la sua esperienza politica con la Dc. Dal 1994 aderisce a Forza Italia, è eletto per la prima volta alla Camera nel 2001. L’8 maggio 2008 diventa ministro della Giustizia del quarto governo Berlusconi. Uno dei suoi primi provvedimenti come ministro fu il cosiddetto "lodo Alfano", legge approvata il 22 luglio 2008, che prevedeva la sospensione dei processi a carico delle quattro più alte cariche dello Stato (Presidente della Repubblica, del Senato, della Camera e del Consiglio) per la durata del loro mandato. La legge fu dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale nell’ottobre 2009. Nel 2011, il 1° giugno, l’ufficio di presidenza del Pdl lo designa nuovo segretario politico del partito.
LE PRIORITÀ
Uno dei primi e delicati provvedimenti che il neo-titolare del Viminale dovrà adottare è la proposta da portare al Consiglio dei ministri per la nomina del nuovo direttore generale della Pubblica sicurezza, carica vacante da quando il 20 marzo scorso è scomparso Antonio Manganelli. Ma oltre al nuovo capo della Polizia, Alfano dovrà fare i conti con il riordino delle prefetture e dei presìdi delle forze dell’ordine sul territorio, considerati i costi denunciati dall’analisi sulla spending review del Governo Monti. Ed è certo che un ruolo di prima fila Alfano lo svolgerà anche – il Viminale è titolare proprio della competenza delle elezioni politiche e amministrative – sulla riforma elettorale così tanto auspicata.

AFFARI ESTERI
EMMA BONINO
RADICALE
65 anni
Piemontese, bocconiana, esordisce in politica a 28 anni quando è eletta alla Camera con i Radicali. Tre anni dopo, l’approdo al Parlamento europeo. Nel 1993 assume la carica di segretario dei Radicali. Nel 1995 diventa commissario europeo per gli aiuti umanitari e si batte contro il disinteresse dell’Onu e dell’Europa verso la guerra nei Balcani. Lascerà l’incarico nel 1999 e, dopo una deludente performance alle politiche del 2001, si trasferisce al Cairo. Poi il rientro a Bruxelles nel 2004 e, due anni dopo, in Parlamento. Di lì a poco la nomina a ministro delle Politiche europee del governo Prodi II. Conosce bene la politica estera, è molto apprezzata dalla comunità internazionale, ha studiato l’arabo e approfondito il tema dei diritti civili e i nodi che agitano il Medio Oriente
LE PRIORITÀ
In cima all’agenda che Emma Bonino dovrà affrontare c’è sicuramente la complicata vicenda dei marò italiani che ha messo a dura prova le relazioni tra il nostro Paese e l’India. La nuova titolare della Farnesina sarà poi chiamata a far pesare tutta la sua esperienza da ex commissaria Ue nella difficile partita tra rigore e crescita che l’Italia dovrà giocare al tavolo europeo nei prossimi mesi. E, sempre a Bruxelles, la Bonino dovrà adoperarsi per spuntare un maggiore coinvolgimento dell’Ue sull’immigrazione che vede la penisola in prima linea. Infine, ci sono i tanti teatri di crisi, dalla Siria all’Iran, al difficile processo di pace in Medio Oriente che il neo ministro conosce molto bene

ECONOMIA
FABRIZIO SACCOMANNI
ISTITUZIONALE
71 anni
Una vita in Banca d’Italia. Così può essere riassunto il percorso professionale di Fabrizio Saccomanni, chiamato ad occupare al ministero dell’Economia la scrivania di Quintino Sella. Saccomanni, classe 1941 (il meno giovane del nuovo governo), romano, entra in Bankitalia a soli 26 anni all’Ufficio Vigilanza a Milano, dopo la laurea alla Bocconi in Economia e Commercio, poi perfezionata con corsi in economia monetaria e internazionale all’Università di Princeton, nel New Jersey. Attuale direttore generale a Palazzo Koch, e da quest’anno presidente dell’Ivass (l’ex Isvap accorpata in Bankitalia con la spending review), lo scorso anno è uscito sconfitto nella corsa alla carica di Governatore, così come Vittorio Grilli e Lorenzo Bini Smaghi, che ha visto prevalere Ignazio Visco
LE PRIORITÀ
L’andamento dei nostri titoli sui mercati, il confronto con la Ue sulla possibilità di ammorbidire la linea europea dell’austerity e lo stato di salute dei conti pubblici. Sono questi i tre punti fermi nell’agenda del nuovo ministro dell’Economia, che dovrà anche decidere, insieme al presidente del Consiglio, se ricorrere o meno a una manovrina estiva per far fronte alle cosiddette spese indifferibili (dalla Cig alle missioni internazionali di pace) e se recuperare la delega fiscale ora in naftalina. Sulla scrivania Saccomanni troverà anche il dossier sul rinnovo dei vertici di Finmeccanica e dovrà dare attuazione al piano di dismissione del patrimonio pubblico avviato da Vittorio Grilli

SVILUPPO ECONOMICO
FLAVIO ZANONATO
PD
63 anni
Padovano, perito industriale, prima militante e poi dirigente del Pci come responsabile del settore immigrazione e emigrazione del partito, Flavio Zanonato è il sindaco della città del Santo. Essendo stato rieletto nel 2009 con il 52% delle preferenze. L’incarico di primo cittadino lo aveva già svolto nel 1993, nel 1995 e nel 2004. Di lui si ricorda soprattutto la battaglia condotta per la sicurezza nella sua città con la creazione del “muro” di via Anelli, una barriera che isolava uno dei quartieri più a rischio di Padova per la forte presenza di immigrati irregolari. Un’iniziativa che gli è valso anche il soprannome di "sindaco-sceriffo". Pochi i precedenti sui temi che affronterà da ministro. Eccezion fatta per il no al nucleare che si trova sul suo blog insieme all’attenzione per le rinnovabili
LE PRIORITÀ
Proprio la green economy sarà uno dei primi dossier che il neoministro si troverà sul tavolo. Insieme all’Economia andranno trovate le coperture per la proroga delle detrazioni fiscali del 50% e del 55% destinate, rispettivamente, alle ristrutturazioni edilizie e agli interventi per l’efficienza energetica, in scadenza al 30 giugno. Fermo restando che il rilancio dell’economia reale passa soprattutto dalla riscoperta della vocazione manifatturiera del nostro Paese e dal rafforzamento degli investimenti sull’innovazione. Se possibile attraverso la più volte annunciata introduzione di un credito d’imposta vero e strutturale per le spese in ricerca e sviluppo

GIUSTIZIA
ANNA MARIA CANCELLIERI
TECNICO
69 anni
Nata a Roma, laureata in scienze politiche, Anna Maria Cancellieri nella sua carriera ha dimostrato di essere in grado di decidere al di là delle pressioni politiche: ha sciolto per mafia, prima volta nella storia, un comune capoluogo, Reggio Calabria, atto mai piaciuto al Pdl. Una dote fondamentale per gestire il ministero della Giustizia, materia che sarà motivo d’attrito tra Pd e Pdl. Nel ’72 è nominata capo ufficio stampa nella prefettura di Milano. Diventa nel ’93 prefetto e ricopre l’incarico in tutta Italia: a Parma (dove è commissario straordinario del Comune), Vicenza, Bergamo, Brescia, Catania e Genova. Dal ministro leghista Maroni è nominata nel 2010 commissario straordinario del Comune di Bologna. A fine 2011 Mario Monti la nomina ministro dell’Interno
LE PRIORITÀ
La neoministro eredita dal suo predecessore (la collega, nel Governo Monti, Paola Severino) il decreto svuota-carceri. Ma il problema del sovraffollamento è tutt’altro che risolto: il disegno di legge sulle misure alternative si è arenato al Senato. Nella scorsa legislatura è stata approvata la legge anticorruzione, ma la norma è stata considerata solo un primo passo, se non addirittura deludente su molti fronti (prescrizione, falso in bilancio, antiriciclaggio). Anche l’Ue ci chiede una riforma della prescrizione per non mandare al macero migliaia di processi. C’è poi la riorganizzazione dei tribunali, approvata dal Governo Monti, che incontra forti resistenze

DIFESA
MARIO MAURO
SCELTA CIVICA
52 anni
Classe 1961, nato a San Giovanni Rotondo (Fg), si è laureato in Filosofia a Milano all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Legato a Comunione e Liberazione, è stato responsabile scuola e università di Forza Italia e parlamentare europeo dal 1999 per tre legislature, in quella del 2004 vicepresidente del Parlamento europeo. Dal 2009 al 2011 Mauro è stato rappresentante personale della presidenza dell’Osce contro razzismo, xenofobia e discriminazione. Nel gennaio 2013 lascia il Pdl e aderisce a Scelta civica di Mario Monti. Alle ultime elezioni politiche si candida per il Senato, capolista in Lombardia, nella lista Con Monti per l’Italia: eletto, diventa capogruppo di Scelta Civica per l’Italia a Palazzo Madama.
LE PRIORITÀ
Il dicastero della Difesa deve fare i conti con il grande impianto di riordino del modello delle Forze armate varato dal ministro uscente, Giampaolo Di Paola. Una riforma che prevede numerosi decreti di attuazione, tutti da scrivere. Il testo stabilisce il taglio di 33 mila militari e 10mila dipendenti civili della Difesa entro 10 anni per contenere i costi; la dismissione in cinque anni del 30% delle strutture militari; la riduzione entro il 2024 degli effettivi a 150mila unità mentre il personale civile della Difesa deve essere ridotto a 20mila; il taglio di circa 200 generali, che devono diventare 310. Mauro dovrà fare i conti anche con il contratto per gli F35, velivoli oggetto di polemiche mai sopite.

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
MAURIZIO LUPI
PDL
53 anni
Maurizio Lupi, milanese, 53 anni, è uno dei politici più competenti in materia di infrastrutture e politiche urbane. È stato assessore all’urbanistica del comune di Milano dal 1997 al 2001 nella giunta Albertini, è responsabile del dipartimento infrastrutture del Popolo della libertà. Partito dalla Dc e da Comunione e Liberazione, la sua biografia politica si è rafforzata con tre mandati parlamentari e l’incarico di vice-presidente della Camera nella scorsa legislatura. È uomo del dialogo con l’opposizione, fondatore dell’Intergruppo parlamentare. Tra le sue proposte la nuova legge urbanistica. Appreazza il «piano città». Fautore di un quadro certo di incentivi fiscali per i privati che partecipano al finanziamento di infrastrutture, ha sempre sostenuto la legge obiettivo sulle grandi opere senza nasconderne gli aspetti critici
LE PRIORITÀ
Due urgenze in materia di trasporti sono le nomine alla nuova Autorità (congelate per mesi dal Governo Monti) e l’approvazione del piano aeroporti avviato da Passera. Va accelerato e rifinanziato il «piano città» appena partito. Un’ambizione di Lupi sarà quella di dare al Paese una legge quadro urbanistica che si attende da 71 anni. Occorre sbloccare subito l’accordo Ance-Abi per rilanciare i mutui casa. La vera priorità resta, però, il rilancio delle infrastrutture, con l’accelerazione degli investimenti pubblici fermi e un quadro certo di benefici fiscali per i privati che investono. Urgenti le semplificazioni, una revisione delle competenze fra Stato e regioni (art. 117 Costituzione) e una legge sul débat public per le opere pubbliche

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE
GIANPIERO D’ELIA
UDC
46 anni
Vanta una lunga esperienza politica Gianpiero D’Alia, messinese, classe 1966, avvocato cassazionista e segretario siciliano dell’Udc. A livello locale, è stato amministratore comunale di Messina, prima come consigliere, poi per due mandati, come assessore e vice sindaco. Nel 2001 entra in Parlamento e durante il mandato ricopre il ruolo di segretario del comitato per la legislazione e della Giunta per le elezioni. È nominato sottosegretario all’Interno, nel terzo governo Berlusconi, in quota Udc. Nel 2008 è eletto al Senato e all’ultima tornata politica torna alla Camera con Scelta Civica (è vice capogruppo vicario). Figlio d’arte (suo padre Salvatore D’Alia, ex Dc, è stato sottosegretario alla Difesa nel governo Amato), passa ora ad occuparsi, dall’interno, della gestione dell’apparato amministrativo
LE PRIORITÀ
Il primo nodo da affrontare è quello dei precari della Pa, in proroga fino a luglio grazie a una norma-ponte della legge di Stabilità, sono circa 150mila e assolvono a servizi essenziali di molti enti. Poi c’è la questione degli esuberi da gestire, dopo il varo dei decreti attuativi sulle nuove dotazioni organiche determinate dalla spending review mancano "solo" gli accordi operativi sui prepensionamenti e la mobilità (in ballo ci sono oltre 7.500 persone). Sul fronte delle semplificazioni c’è da seguire invece un cantiere attuativo che, se non verrà stoppata da interessi di parte, promette risparmi pari a 9 miliardi annui su oneri amministrativi che pesano per 31 miliardi sulle spalle di imprese e semplici cittadini

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
NUNZIA DE GIROLAMO
37 anni
PDL
È il ministro più giovane del governo Letta. Nata a Benevento nell’ottobre del 1975, laureata in giurisprudenza alla Sapienza a Roma, è avvocato. Diventata coordinatrice di Forza Italia nella sua città nel 2007, l’anno successivo diventa deputato del Pdl. Nella scorsa legislatura è stata per due anni e mezzo (dal marzo 2009 al novembre 2011) membro della commissione agricoltura. Presenza sempre più fissa nei talk show è sposata con un esponente dello schieramento avverso, il Pd Francesco Boccia. È stata rieletta alla Camera lo scorso febbraio nella circoscrizione Campania 2. Prima dell’avventura in politica ha intrapreso la carriera forense come avvocato occupandosi di diritto civile, diritto del lavoro e diritto commerciale
LE PRIORITÀ
Il tema più delicato in agenda è la ridefinizione della politica agricola comunitaria 2014-2020 (che per l’Italia vale 6 miliardi e per l’Ue 60 miliardi). Va chiarita la questione dei tempi di pagamento delle forniture agroalimentari (a 30 o 60 giorni rispettivamente per prodotti deperibili o non deperibili) fissati dal decreto Cresci-Italia del governo Monti. Il mondo dell’agricoltura chiede agevolazioni dopo gli aggravi fiscali rappresentati dall’Imu sui fabbricati rurali e il giro di vite sul gasolio. Così come sono chiesti interventi per favorire l’accesso al credito per gli agricoltori (magari con anticipo sui fondi strutturali) e misure per il rilancio dell’occupazione

AMBIENTE, TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
ANDREA ORLANDO
PD
44 anni
Nato a La Spezia l’8 febbraio 1969, è uno dei cosiddetti "giovani turchi" del Pd. Ha cominciato l’attività politica giovanissimo, diventando segretario provinciale della Fgci a 30 anni. Eletto in Parlamento per la prima volta nel 2006 nelle liste dell’Ulivo, è stato rieletto nel 2008 per il Pd alla Camera. Nella scorsa legislatura è stato componente delle commissioni giustizia e Antimafia. Ex portavoce del Pd (nominato da Walter Veltroni nel novembre 2008), nel novembre 2009 diventa presidente del Forum giustizia del Pd su indicazione del segretario Bersani. Dal punto di vista ambientale negli ultimi tempi si è impegnato per lo sblocco dei fondi alle zone alluvionate in Liguria e ha appena ripresentato, all’inizio di aprile, una proposta di legge sulla pulizia dell’alveo dei fiumi, che gli fu respinta nel 2010
LE PRIORITÀ
Ai primi posti lo smantellamento della Costa Concordia arenata di fronte all’Isola del Giglio, nonché la bonifica dei poli industriali più inquinati (da Porto Marghera all’area Caffaro a Brescia, alla Valle del Sacco nel frusinate), e la prosecuzione delle azioni di risanamento dell’Ilva di Taranto. Sul tavolo del ministero dell’Ambiente anche il rilancio della green economy, la “de-carbonizzazione” dell’economia con la riduzione delle emissioni, il potenziamento delle tecnologie verdi, lo sviluppo delle “smart cities”, l’implementazione del piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici e la messa in sicurezza del territorio

LAVORO E POLITICHE SOCIALI
ENRICO GIOVANNINI
TECNICO
55 anni
Di statistiche sul mercato del lavoro ne ha sfornate tante. Prima all’Ocse, poi come presidente dell’Istat dal 4 agosto 2009. Enrico Giovannini, 56 anni, succede a Elsa Fornero alla guida del ministero del Lavoro. Laureato in economia e commercio alla «Sapienza», professore di statistica economica a «Tor Vergata», dal 2001 al 2009 è stato Chief statistician e Director of the statistics directorate dell’Ocse, lanciando tra l’altro il progetto globale sulla «Misurazione del progresso delle società», da cui sono scaturite numerose iniziative in tutto il mondo sul tema «Oltre il Pil». Come numero uno dell’Istat ha fatto parte del gruppo di lavoro socio-economico dei 10 saggi nominati da Giorgio Napolitano. Porterà al ministero del Lavoro le sue competenze nella produzione economica e statistica
LE PRIORITÀ
Per dare subito impulso al lavoro serve una modifica della legge Fornero sulla flessibilità in entrata, in particolare sui contratti a termine, per renderli meno rigidi. Anche l’apprendistato deve essere semplificato, e per sostenere l’occupazione giovanile e femminile una leva potrebbe essere il credito d’imposta per i lavoratori a bassa retribuzione, come indicato nell’agenda dei saggi. Il nuovo ministro del Lavoro dovrà poi attuare la riforma dei servizi per l’impiego (la delega è contenuta nella legge 92, ma bisogna discutere con le regioni). Servirà risolvere il nodo esodati e trovare gli 1,5 miliardi di euro necessari per rifinanziare fino a fine anno la cassa integrazione in deroga

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
MARIA CHIARA CARROZZA
PD
48 anni
Pisana come il premier, laureata in fisica, Maria Chiara Carrozza è docente di Bioingegneria all’istituto di Biorobotica del Sant’Anna di Pisa. Di cui è stata rettore fino al febbraio scorso quando è stata eletta alla Camera tra le fila del Pd. Il neoministro è anche membro delle società scientifiche Ieee Society of Engineering in Medicin e and Biology (EMB) e della Ieee Society of Robotics and Automation (R&A). Ha insegnato anche al Campus Biomedico di Roma ed è visiting professor alla Technical University di Vienna oltre che membro del Comitato scientifico del Centro Studi di Confindustria. Una vasta esperienza che le consentirà di prendere subito in mano i dossier su ricerca e università. Da verificare invece la sua competenza sulla scuola
LE PRIORITÀ
La prima emergenza riguarda i fondi per gli atenei. I 6,6 miliardi del Ffo 2013 non bastano neanche a pagare gli stipendi del personale. Del resto il Pd in campagna elettorale è stato chiaro: sull’istruzione bisogna tornare a investire. A ogni livello. A proposito di ricerca sembra imprescindibile il varo di un credito di imposta in R&S oltre a un miglior utilizzo dei fondi europei per l’innovazione. Strumenti con i quali si proverà a far rientrare i nostri cervelli dall’estero e a importarne di nuovi. Sull’internazionalizzazione si gioca una partita chiave sia per gli atenei per la ricerca. Due i dossier più "caldi" sulla scuola: il nuovo concorsone a cattedra e la riforma del reclutamento

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO
MASSIMO BRAY
PD
54 anni
Nato a Lecce (ma vive a Roma) è neodeputato per il Pd. Ha una laurea in lettere e filosofia, e nel suo curriculum c’è la direzione editoriale dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana (dal 1994), fondato da Giovanni Treccani, dove entrò nel ’91 come redattore responsabile della sezione di Storia moderna dell’Enciclopedia La Piccola Treccani. Bray è anche direttore responsabile della rivista edita dalla Fondazione di cultura politica Italianieuropei vicina a Massimo D’Alema. Sull’edizione italiana di Huffington Post è autore di un blog dedicato alla cultura, con particolare attenzione all’editoria tradizionale e digitale. Presiede il consiglio d’amministrazione della Fondazione La Notte della Taranta, che organizza il più grande festival europeo di musica popolare
LE PRIORITÀ
In Italia manca una vera politica sui beni culturali. C’è da affrontare la questione del personale (niente turn over, con soprintendenti che coprono più regioni), la collaborazione con i privati (le gare per i servizi aggiuntivi sono ferme e si va avanti in prorogatio). Ma ogni politica sui beni culturali non può prescindere dal nodo delle scarse risorse. L’altra questione è l’avvio dei grandi cantieri per riqualificare il Colosseo e gli scavi di Pompei. Nel suo blog, Bray ha scritto: «Ritengo un errore che lo Stato si sia rivolto ai privati per il restauro del Colosseo, il patrimonio artistico e culturale del Paese non può essere ceduto a logiche privatistiche»

SALUTE
BEATRICE LORENZIN
PDL
41 anni
Romana, 42 anni a ottobre, diploma di liceo classico, da 17 anni berlusconiana di ferro, prossima alla candidatura nel Lazio come governatore alle elezioni di febbraio quando poi ha lasciato per Francesco Storace, Beatrice Lorenzin è la quinta donna ministro della Sanità-Salute. Capo della segreteria tecnica del sottosegretario Paolo Bonaiuti da fine del 2004 a metà 2006. Al secondo mandato alla Camera dove nella passata Legislatura è stata nella bicamerale per il federalismo fiscale. Finora non s’è mai occuparta di sanità, settore nel quale approda con un taglio e un bagaglio verosimilmente tutto politico e con competenze indefinite. «Studia, studierà di più», dice chi conosce bene
LE PRIORITÀ
Dall’aumento dei ticket per altri 2 miliardi a partire dal gennaio 2014 alla gestione dei tagli da 31 miliardi alla sanità messi sul piatto da Tremonti-Berlusconi e confermati da Monti. Sono quelle finanziarie le prime sfide che la neo ministra della Salute troverà scritte nei dossier che le lascia in eredità il professor Balduzzi. Sentieri stretti, che toccano però numerosi nervi scoperti: i nuovi Lea (altri tagli?), l’applicazione della spending review, la riduzione dei posti letto negli ospedali, le cure H24 sul territorio che non decollano, il blocco dei contratti, la politica farmaceutica e la questione industriale della filiera di settore. E poi il federalismo, a partire dal riparto dei 108 miliardi per il 2013 ancora bloccato