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 2013  aprile 28 Domenica calendario

BECCHI, QUEL PROF A 5 STELLE CHE SI CREDE PASOLINI

«Soffro da un paio di giorni di un dolore acuto e persistente in una regione del corpo umano di cui di solito non si parla volentieri: il cu... Beninteso di "cu..." si parla spesso, ma per lo più metaforicamente: "Luigi è cu... e camicia con Giovanni" si dice per indicare una grande amicizia, "aver cu..." o "un colpo di cu..." vuol dire avere fortuna. Non sempre tuttavia il "cu..." è associato a situazioni positive, molto spesso anzi indica situazioni negative, come...». Il lettore può immaginare.
Non immaginerà, invece, che a scrivere questo folgorante incipit di Anatomia del dolore, confessioni private su una fistola anale, sia il prof. Paolo Becchi (Genova, 1955), «intellettuale grillino» e «innamorato del Movimento 5 Stelle», come si definisce lui, professore ordinario di Filosofia del diritto presso la facoltà di Giurisprudenza della Lanterna.
Anni di oscuro lavoro in via Balbi, più di 200 pubblicazioni su temi concernenti la filosofia del diritto, la storia della cultura giuridica e la bioetica, qualche collaborazione giornalistica (tra cui L’Osservatore Romano e Il Secolo XIX) e poi l’innamoramento per Grillo e i 5 Stelle (soprannominati «i testimoni di Genova»), infine l’esplosione mediatica.
Intervenuto alla Zanzara, su Radio 24, piuttosto che vedere gli studenti «sputare su Hegel», come il prof. aveva letto su un tazebao, Becchi si è scelto Mario Monti come bersaglio: «Gli sputerei in faccia... Rispetto al marciume in cui viviamo ci vorrebbe una grandissima pulizia, una totale tabula rasa. Anche con le armi, perché le rivoluzioni non sono pranzi di gala». Da allora è molto ricercato dai talk show, dove si presenta con la sua folta barba (la barba di Platone scolpita dal rasoio di Occam), e viene presentato come esegeta del grillismo. Euroscettico, si sente l’erede di Pasolini tanto da aver dato alle stampe Nuovi scritti corsari, raccolta di saggi che spaziano dal «colpo di Stato» di Re Giorgio Napolitano alla nascita di una Terza Repubblica controllata dai «tecnici».
La morale di questa storia insegna che le rivoluzioni non sono pranzi di gala e che è facile prendere a calci nel sedere la società, purché le vittime non soffrano di focolai infettivi, specie in quel posto.
Aldo Grasso