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 2013  aprile 28 Domenica calendario

LA CIPRO GRECA TRAVOLTA DALLA CRISI DELL’EURO MA NELLA PARTE TURCA È BOOM ECONOMICO

Mentre una rischia di fallire, l’altra è in pieno boom economico; mentre una è piena di debiti e la popolazione scende per strada per difendere stipendi e posti di lavoro, l’altra cresce, investe, punta su turismo e porti. È lo strano destino dell’isola di Cipro, avamposto del Vecchio continente in Asia minore. Lì sorge l’ultimo muro divisorio d’Europa che separa due mondi.
Dal 1974, a seguito di un intervento d’occupazione militare della Turchia, l’isola è divisa in due: la Repubblica di Cipro, membro dell’Unione europea che come valuta ha l’euro, e la Repubblica Turca di Cipro del Nord, una entità che non riconosciuta al livello internazionale ma soltanto dalla Turchia. Verrebbe da pensare che sia la prima a vivere il boom della crescita: invece no, è la seconda che, forte della crescita galoppante di Ankara, sta a sua volta sperimentando una impennata del proprio mercato, grazie anche al fatto che la sua valuta ufficiale è la lira turca.
Premettendo che è difficile fare paragoni, poiché una parte dell’isola «non esiste» e quindi non è soggetta a monitoraggi e statiche, qualche dato comunque emerge e lascia stupiti. Dal 2003 al 2009, cioè da prima che il sud entrasse nell’Ue e da dopo l’arrivo della crisi economica del 2008, la Repubblica Turca di Cipro del Nord è cresciuta del 6,7 per cento, secondo quanto riferito dal sito http://www.investinnorthcyprus. org, più del doppio del 3,01 per cento della Repubblica di Cipro. Secondo l’IDBGBF (Islamic Development Bank Group Business Forum), nei primi anni del nuovo millennio, mentre la Ue entrava nell’euro, la parte nord di Cipro cresceva, arrivando a un +13,2 per cento già nel 2006. Secondo l’istituto, che fornisce consulenza per il mercato dei Paesi musulmani, l’anno peggiore è stato il 2009 (-5,6), subito seguito da una ripresa del +3,6 per cento nel 2010. L’IDBGBF compara anche i dati sul Pil, con cui si misura la ricchezza di un Paese, passato dal 5,9 per cento del 2003 al 14,7 del 2010, quasi triplicato in sette anni. Sarà anche non riconosciuta al livello internazionale, sarà anche una entità e non un vero paese, ma intanto in questa entità sembra esserci benessere.
Come la Repubblica Turca di Cipro del Nord sia riuscita in un miracolo del genere è presto spiegato: ha fatto girare i soldi, sull’esempio della Turchia. Tre i settori su cui si è maggiormente puntato: il turismo, le banche e la posizione strategica. La Famagusta Free Port and Zone è un’area di libero scambio nella città portuale di Famagosta, uno degli snodi fondamentali del Mediterraneo orientale.
La parte nord di Cipro è piena di banche e istituti finanziari che muovono una grandissima quantità di denaro, a volte di non chiara provenienza, ma che generano crescita economica e, almeno finora, non destinato a fallire, come il sistema bancario appena al di là del muro, nella parte sud.
E poi c’è il turismo: con la sua natura e la sua storia. La Repubblica Turca di Cipro del Nord non si pone il problema se esiste o meno per la comunità internazionale: sfrutta quello che ha e grazie alla linea low cost Pegasus è collegata con tutta Europa, Italia compresa.