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 2013  aprile 27 Sabato calendario

TLC, AEREI E BANCHE LA UE CAMBI LE REGOLE

ALITALIA, Telecom, Rcs, e molte banche (come Mps, Banco Popolare, Carige, Bpm) sono storie di riorganizzazioni e ristrutturazioni aziendali, dovute a errori gestionali passati, strutture proprietarie e finanziarie deboli, e governance societarie inefficienti. Ma impongono anche un ripensamento delle politiche fiscali, della concorrenza e del mercato unico, che dovrebbero essere strumentali alla costruzione dell’Europa. Un ripensamento del quale non si hanno segnali.
Il problema principale di Telecom è il debito eccessivo. Ma la soluzione passa per Tim, che non riesce più ad assicurare la crescita dei cash flow necessaria a sostenere il debito e finanziare gli investimenti. La telefonia mobile in Italia è infatti satura e le prospettive ormai di declino. La prospettata fusione con H3g mira proprio a ristabilire i margini, eliminando la
concorrenza dell’operatore più aggressivo, in quanto ultimo entrato, oltre a ricercare economie di costo. La soluzione investe quindi anche la politica della concorrenza, visto che è l’Europa ad aver richiesto quattro operatori. Eppure, è evidente che il mercato italiano ne regge solo tre. E se la fusione con Tim non andasse in porto, H3g finirebbe col fondersi con un altro, o soccombere: rimarrebbero comunque in tre. Sono la dimensione del mercato e le economie di scala a determinare il numero di aziende in ogni settore, non il regolatore. Non voglio sostenere che la liberalizzazione e concorrenza nella telefonia siano state mal congegnate, ma solo che debbano essere dinamiche: sacrosanto imporre inizialmente una pluralità di operatori, regole a vantaggio degli entranti e limiti alle quote di mercato per rompere il monopolio. Ma una volta creata la concorrenza, la struttura di un mercato non si decide a tavolino.
Considerazioni analoghe per la politica fiscale. Il regime tributario non deve ostacolare aggregazioni e ristrutturazioni. Ogni operazione, come nel caso Tim/H3g, porta con sé potenziali vantaggi fiscali, tipicamente derivanti da perdite pregresse e ammortamenti degli avviamenti. Non devono essere
considerati elusivi. L’abuso di diritto è fondamentale per contrastare l’elusione; ma questo strumento va invocato solo se il vantaggio fiscale è prevalente o determinante, non ogni volta che c’è un vantaggio.
La questione più importante però riguarda la dimensione del mercato rilevante. L’intera politica europea di liberalizzazione e concorrenza è disegnata più a misura del singolo paese che non del mercato “unico” europeo. Questo perché hanno prevalso gli interessi nazionali, a difesa degli ex monopo-listi di stato; e a discapito dell’efficienza. Per rendersene conto, basterebbe guardare agli Usa. Anche lì ci sono quattro operatori di telefonia mobile, grazie alla liberalizzazione. I primi due (Verizon e At&t) si spartiscono il 60% del mercato, mentre il resto è diviso tra i rimanenti due: si dà quindi per scontato che, per reggere la concorrenza, siano destinati a fondersi, tra di loro o con un operatore del cavo. Se le economie di scala giustificano solo tre operatori negli Usa, come si può pretendere che in ogni paese europeo ce ne siano quattro? Inoltre il mercato rilevante dovrebbe essere quello “unico” europeo; quindi le aggregazioni transnazionali favorite, non osteggiate.
Il caso Alitalia è sostanzialmente identico. Negli Usa, con la proposta fusione tra American e US Airways, quattro compagnie controllano l’80% del mercato; in Europa ce ne vogliono cinque per arrivare al 50%. Anche qui la politica europea è viziata dalle tutele per le ex compagnie di bandiera, a discapito delle economie di scala se il mercato rilevante fosse veramente quello continentale.
Banche e carta stampata sono altri due settori in declino, con eccesso di capacità produttiva, chiare economie di scala, e regole strutturate intorno a confini nazionali che l’euro e l’Europa avrebbero dovuto eliminare. L’esperienza Usa insegna che la ricerca delle economie di scala è essenziale per aumentare efficienza e produttività, senza danneggiare il consumatore. Per questo l’Europa dovrebbe seppellire i suoi nazionalismi. Purtroppo, si sta andando nella direzione opposta.