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 2013  aprile 27 Sabato calendario

PARTITO E SINDACATO. SE A SINISTRA C’E’ L’OPA SOCIALISTA

Se il 4 maggio Guglielmo Epifani diventerà davvero il segretario del Pd — nel ruolo di traghettatore che ebbe in passato anche Dario Franceschini — si andrebbe a configurare una clamorosa Opa degli ex socialisti sulle maggiori organizzazioni della sinistra italiana. Come Epifani, infatti, anche Susanna Camusso, attuale segretario generale della Cgil, viene dall’area socialista. L’eventuale successo del sindacalista — che, dicono in tanti, assomiglia un pò all’attore americano Harrison Ford — avrebbe anche del paradossale perché si concretizzerebbe in parallelo all’ennesimo disconoscimento di Giuliano Amato a parte del gruppo dirigente del Pd. Insomma non tutti i socialisti in questa tormentata stagione della sinistra italiana vanno bene per i custodi dell’ortodossia, ma Guglielmo sì. A volerlo issare al vertice assoluto del Pd sembrano essere soprattutto i colonnelli bersaniani, che vedono in lui una figura insieme di prestigio e di raffreddamento dei conflitti interni al partito. E comunque non è la prima volta che la sinistra politica pensa a lui per incarichi politici di vertice perché al tempo dei Ds il segretario Walter Veltroni lo avrebbe voluto al suo fianco nella delicata veste di responsabile dell’organizzazione. Il numero due. Non se ne fece nulla ed Epifani preferì aspettare il suo turno in Cgil ovvero che Sergio Cofferati lasciasse e lui fosse il primo ex socialista a indossare la maglia di segretario generale della Cgil. E non la maglietta di segretario aggiunto che storicamente, in virtù degli accordi di vertice tra le correnti, spettava al capofila dei socialisti nella maggiore confederazione italiana del lavoro. Una caratteristica di Epifani è quella di non farsi nemici. Almeno mortali. E così nel giorno in cui si prospetta per lui una promozione politica persino Giuliano Cazzola che, pure lo aveva aspramente criticato per le scelte operate da leader sindacale («dirige senza decidere» è il suo epitaffio), oggi è indulgente. Cazzola è stato anche lui uno dei cavalli di razza della corrente socialista della Cgil e rintraccia nella scelta di Epifani per il dopo-Bersani «una sorta di commissariamento della Cgil sul Pd, si fa ricorso al sindacato come una volta i governi bussavano alla Banca d’Italia». La verità è che gli ex socialisti si considerano tra loro come dei profughi politici, costretti «a salir l’altrui scale» perché la loro casa politica è andata in fiamme e quindi, se non è proprio necessario, non si fanno la guerra. E infatti anche Luigi Covatta, direttore della rivista Mondoperaio, presidio della cultura politica socialista, è convinto che Epifani sia una buona carta per il Pd. «Indica una rottura con la cultura post-comunista per lo più dedita ad ascoltare i ceti medi riflessivi e si torna invece a promuovere uomini che vengono da esperienze fatte in grandi organizzazioni popolari dai grandi numeri». Meglio, dunque, un ex Psi di un ex indipendente di sinistra. «Al punto in cui si trova il Pd la trovo una scelta logica — insiste Covatta — So bene che i bersaniani non scelgono Guglielmo come portatore di una cultura socialista ma comunque aver pensato a lui può rappresentare un embrione di discontinuità». L’eventuale nomina di Epifani avverrebbe, poi, in tandem alle novità che stanno maturando dentro Cgil-Cisl-Uil. Inizialmente impallidite a causa del risultato di Grillo le confederazioni stanno riprendendo a far circolare il sangue e stavolta non lo fanno in ordine sparso, con manifestazioni separate e velleitarie, ma progettando idee e percorsi comuni. Non accadeva da tempo immemore.
Dario Di Vico