Iacopo Jacoboni, La Stampa 27/4/2013, 27 aprile 2013
E niente, Brunetta non ce la fanno a lasciarlo stare. Ieri, con tutte le critiche che gli si potrebbero fare, è stato Dario Fo a sfotterlo sciaguratamente per la statura, «Brunetta che giura da ministro? La prima cosa che faccio è cercare un seggiolino per poterlo mettere a livello, all’altezza della situazione
E niente, Brunetta non ce la fanno a lasciarlo stare. Ieri, con tutte le critiche che gli si potrebbero fare, è stato Dario Fo a sfotterlo sciaguratamente per la statura, «Brunetta che giura da ministro? La prima cosa che faccio è cercare un seggiolino per poterlo mettere a livello, all’altezza della situazione. Oppure meglio una scaletta, così se la regola da sé», ha detto (a La Zanzara, in leggiadra spensieratezza). «Sarebbe una gentilezza a lui e alla società, per non avere l’angoscia di vedere qualcuno che non ce la fa», ha concluso. «Il cervello di Brunetta, quello sì che è ancora più piccolo». È brutto prendere in giro un difetto fisico, una china che una volta intrapresa sai dove inizia e non sai dove finisce; con chi parte (un premio Nobel) ma non dove arriva. Eppure non ci si può indignare a fasi alterne, e magari perché Fo è amico di Beppe Grillo, per l’amara ragione che lo sfottò su Brunetta è un malaugurato tòpos della polemica politica italiana, ed è stato, in questi anni, veramente trasversale. Persino Berlusconi, cui Brunetta è simpatico oltre ogni dire, fa ironia sull’argomento, «è l’unico ministro più basso di me...», e l’eminenza grigia della sinistra, Massimo D’Alema, trasudava vero disprezzo (non mistero buffo) quando diede all’allora ministro del Pdl dell’«energumeno tascabile». Non si udirono a quel tempo alti lai dalla sua parte politica. Coltivare un minimo (giusto un minimo) di memoria politica anche solo a breve induce a ricordare che anche il sobrio Mario Monti, nella fase cattivista o tentata tale - della sua campagna elettorale, esordì con una frase così malpensata, «l’onorevole Brunetta sta portando, con l’autorevolezza del professore e di una certa statura accademica, quel partito su posizioni estreme e settarie» (il giorno in cui, tra parentesi, invitava a «silenziare» le posizioni alla Fassina, il quale in seguito s’è silenziato quasi da sé). Brunetta, cosa curiosa, a D’Alema a suo tempo rispose diretto, «volgarità razziste, la mancanza di potere gli ha fatto perdere la testa». A Monti rispose obliquamente, e riferendosi alla frase su Fassina («silenziare un esponente di rilievo del Pd? Monti è impazzito?»). A Dario Fo, ieri, non ha neanche risposto (ci hanno pensato gli altri del Pdl); forse perché lui era troppo in corsa per rifare il ministro, e per una volta ha rinunciato al suo grande amore: la polemica. Ecco, se lo faranno ministro queste polemiche, subìte o fatte, non saranno lesinate ai corsivisti. L’uomo malamente irriso per la statura, negli anni ha in effetti polemizzato col «culturame» e «un pezzo d’Italia molto placida e leggermente schifosa». Ha dato dei «panzoni» ai poliziotti che «non hanno fatto altro che il passacarte, perché in strada se li mangiano». E sugli studenti dell’Onda suggerì, alla stessa polizia, un pacato «sono dei guerriglieri e verranno trattati come guerriglieri». Strano che tanta mitezza non venga contraccambiata.