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 2013  aprile 27 Sabato calendario

MILANO —

La banca giapponese Nomura reagisce al sequestro disposto dalla procura di Siena per la colossale cifra di 1,8 miliardi di euro nell’ambito dell’inchiesta su Mps. E alla vigilia del decisione di oggi del giudice per le indagini preliminari Ugo Bellin sulla convalida del provvedimento d’urgenza dei Aldo Natalini, Antonino Nastasi e Giuseppe Grosso dello scorso 15 aprile, avvisa i magistrati italiani: possiamo trattare, ma non riuscirete davvero a bloccare i nostri soldi. «C’è una bassa possibilità nel responso dei nostri legali» che questo accada, ha detto ieri il direttore finanziario (cfo) di Nomura, Shigesuke Kashiwagi.
La banca giapponese comunque considera «molto seriamente» la questione e cercherà «una discussione proficua con i magistrati per risolvere il problema». I legali italiani e inglesi di Nomura sono attesi a Siena per lunedì. L’ipotesi è che offrano ai pm una fideiussione per far ritirare un sequestro che rischia di congelare di fatto l’attività di Nomura in Europa. Lunedì si tiene anche l’assemblea di Mps che dovrà votare l’azione di responsabilità contro gli ex vertici Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, citati da Mps insieme con le banche estere Nomura e Deutsche Bank per 1,2 miliardi relativamente alla ristrutturazione dei derivati Alexandria e Santorini allo scopo di occultare perdite pregresse.
I pm e il nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza sarebbero finora riusciti a bloccare effettivamente circa 30 milioni di euro in Italia. In più, come ha rivelato ieri il cfo di Nomura, dal 23 aprile sono stati «congelati» altri attivi di Nomura in Italia, «che restano di proprietà» della banca: dovrebbe trattarsi di crediti per poco più di 100 milioni. Da qui la cifra di 140 milioni circolata ieri, che Nomura non ha confermato parlando di somme di «modesta entità».
Il grosso dei capitali oggetto di sequestro — ovvero gli 1,8 miliardi che Mps ha versato finora a Nomura a Londra su un conto aperto presso Citi come garanzia (collaterale) della complessa operazione di pronti contro termine su 3,5 miliardi di Btp trentennali — non è stato possibile bloccarlo perché è depositato fuori dal sistema federale delle banche centrali europee (Target2). Per attaccarlo i magistrati dovranno procedere per rogatoria internazionale in Germania presso la Bundesbank, dove è aperto un conto all’ingrosso di Nomura in quanto banca estera operante in Europa. Per questo ieri Nomura ha detto di credere che «non ci siano beni suscettibili di sequestro da parte dei magistrati italiani».
L’ipotesi di pm senesi è che il collaterale a favore di Nomura sia il frutto di un contratto-capestro sottoscritto da Mussari e Antonio Vigni con l’aiuto dell’allora capo dell’area finanza, Gianluca Baldassarri, per coprire nel 2009 le perdite di un precedente derivato, chiamato Alexandria e realizzato nel 2006 con la banca Dresdner. In particolare a realizzarlo e poi una volta passato in Nomura a ristrutturarlo fu il banker Raffaele Ricci, indagato insieme con l’ex numero uno di Nomura Europe, Sadeq Sayeed, e con gli ex vertici di Mps con ipotesi che fanno dall’usura alla truffa aggravata. Per Nomura invece il collaterale è «commisurato all’entità e alla durata dell’operazione». Il sequestro ha comunque avuto l’effetto di congelare gli obblighi di marginazione a carico di Mps.
Fabrizio Massaro
fmassaro@corriere.it