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 2013  aprile 26 Venerdì calendario

IL PING PONG EUROPEO DI NOMURA. CACCIA AL TESORO DA 1,8 MILIARDI —

Che riuscire a sequestrare davvero 1,8 miliardi alla banca giapponese Nomura sarebbe stato difficile, i pm di Siena che indagano su Mps l’avevano messo in conto. Ma non si aspettavano che le difficoltà sarebbero state tali — dal punto di vista del diritto ma anche dei rapporti tra Stati — da rendere per il momento impossibile il congelamento di quella immensa somma di denaro, forse la più alta mai finita sotto sequestro.
La mossa dei pubblici ministeri Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso risale a lunedì 15 aprile: secondo le indagini gli ex vertici del Montepaschi Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e l’ex direttore dell’area finanza Gianluca Baldassarri hanno firmato con la banca giapponese un accordo-capestro che ha provocato 88 milioni di commissioni occulte e uscite di liquidità per circa 1,8 miliardi a garanzia di un’operazione su 3,5 miliardi di titoli di Stato servita nel 2009 a coprire le perdite sul derivato «Alexandria». Quei 3,5 miliardi di Btp in pancia a Mps e di fatto finanziati da Nomura sono la causa delle perdite per le quali Mps ha dovuto ricevere dal Tesoro 4 miliardi di aiuti di Stato.
A distanza di quasi due settimane da quel provvedimento d’urgenza — che entro domani dovrebbe essere convalidato dal gip — sono stati effettivamente bloccati appena 30 milioni di euro; fra i vari attivi catalogati in Italia si potrà arrivare forse a 100 milioni, attaccando i crediti di Nomura in Italia, che pure nel Paese ha piazzato miliardi e miliardi di derivati soprattutto agli enti locali. I magistrati non hanno potuto aggredire neanche la sontuosa sede di piazza del Carmine a Milano, quella che fu di Lehman Brothers: gli uffici sono in affitto dalle Assicurazioni Generali. Né pare che sarà così facile colpire gli attivi di Nomura sparsi per l’Europa. È proprio nelle pieghe delle leggi nazionali ed europee e nei limiti di un’unione bancaria ancora non operativa che finora Nomura è riuscita a trovare una difesa per sfuggire al blocco di quei miliardi che secondo gli inquirenti sono frutto di usura o truffa aggravata.
La caccia ai soldi di una banca estera — strada mai tentata da una autorità giudiziaria italiana — parte da Siena ma non approda a Tokyo bensì a Londra, da cui Nomura gestisce gran parte della sua attività. I miliardi che Mps periodicamente deve depositare a garanzia del prestito di Nomura vanno versati per contratto su un conto che l’istituto giapponese ha acceso presso la Citibank N.A. in Gran Bretagna. Ed è sulla banca americana che fin dal primo momento i pm hanno indirizzato il nucleo valutario della Guardia di Finanza guidato dal generale Giuseppe Bottillo, e in alternativa presso «altro intermediario aderente per conto di Nomura al sistema di pagamento internazione Target2, come gestito da Banca d’Italia». Questo sistema, poco conosciuto fuori dagli ambienti tecnici, è il nodo della questione.
Target2 è un sistema di gestione dei pagamenti all’ingrosso attivo in Europa e che opera attraverso la Banca d’Italia, la Bundesbank tedesca e la Banque de France, Prevede che gli istituti esteri che intendono operare in Europa devono aprire conti a garanzia presso le banche centrali. È per questo motivo che lunedì 15 i pm sono andati in Banca d’Italia a Roma, per cercare una sponda che consentisse loro più agevolmente e nel minor tempo possibile di congelare i soldi di Nomura. Solo che Nomura non ha conti accesi presso Bankitalia. Li ha a Londra, che però è di fatto inaccessibile: non aderendo alla moneta unica, la Gran Bretagna è fuori dall’Eurosistema.
Così il mirino è stato spostato verso i conti di Citi N.A. a Francoforte. I pm hanno chiesto alla Banca d’Italia di chiedere alla Bundesbank di sequestrare a Citi in Germania l’equivalente dei soldi che Nomura ha depositato a Londra sui conti della banca Usa. Una via del tutto inedita e giuridicamente ardita, alla quale la Bundesbank si è opposta con forza, sostenendo che per bloccare somme di denaro di una banca non indagata serve un ordine della magistratura tedesca, e non quello di un Paese estero.
Così adesso Siena dovrà procedere per rogatoria, se il gip convaliderà il sequestro. Ma non è così facile, data la complessità di tradurre un provvedimento di 68 pagine che descrive nel dettaglio le operazioni finanziarie tra Nomura e Mps. Tuttavia i pm sono già al lavoro e puntano a far partire le carte già la prossima settimana, dopo l’incontro con i legali inglesi e italiani di Nomura che lunedì arriveranno a Siena. L’ipotesi è che offriranno una fideiussione in cambio dello stop al sequestro che, sebbene non eseguito, è comunque un danno dal punto di vista reputazionale. «C’è un buco nel sistema», sospira una fonte inquirente, «mentre esiste il mandato di arresto europeo, per le somme di denaro non abbiamo un sistema così integrato. È più facile arrestare una persona che non bloccare dei capitali».
Fabrizio Massaro