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 2013  aprile 26 Venerdì calendario

INGEGNERI RAGAZZINI NELLA FABBRICA DEI JET ALENIA GEMMA DEL CAPITALISMO DI STATO

GROTTAGLIE (TARANTO) — Pensate a venti campi da calcio, uno dopo l’altro, coperti da capannoni blu e grigi in mezzo a un gigantesco uliveto e accanto a un piccolo aeroporto. Lì dentro si fabbrica la parte centrale della fusoliera del jet più moderno del mondo, il 787 del colosso americano Boeing, il Dreamliner, l’aereo dei sogni per le tratte a lungo raggio, fermato a terra proprio in questo periodo, però, per colpa delle batterie agli ioni di litio prodotti in Giappone. I problemi sembrano risolti. L’aereo di plastica, come è stato soprannominato, dovrebbe riprendere a volare entro giugno. Il 14 % della grande fusoliera lo fanno giovani italiani. Operai e ingegneri, uomini e donne, dipendenti (in tutto sono 775) dell’Alenia- Aermacchi.
IL CAMPO VERDE
Dal 2005 esiste questo stabilimento diviso tra i Comuni di Grottaglie e Monteiasi a pochi chilometri da Taranto che si intravede con le sue ciminiere e i fumi ancora velenosi dell’Ilva quelli che alzandosi dipingono di ocra il cielo. La siderurgia è passata in mano ai privati, e non si può dire che sia stato un successo (lo sfacelo lo raccontano la famiglia dei Riva ma anche il fallimento dei Lucchini); l’Alenia (fusa ora con l’Aermacchi), invece, è ancora un pezzo del bistrattato capitalismo di Stato, appartiene alla Finmeccanica, holding controllata dal Tesoro.
Grottaglie è stato davvero un greenfield per l’Alenia, un terreno vergine su cui impiantare una nuova, originale, cultura industriale. Per fare un distretto dell’aeronautica. Grazie anche a un importante contributo pubblico, intorno ai 350 milioni, sulla base di un accordo di programma.
Questa è una fabbrica anomala, per dimensioni ma anche per produzioni. Qui è tutto grande, a cominciare dal progetto della multinazionale statunitense che coinvolge fornitori di quasi tutti i continenti, America, Asia, Europa. Ogni fusoliera centrale è composta da19 mila e cinquecento pezzi, tenuti insieme da 45 mila viti. Gli uomini ci sono, ma sembrano pigmei, aggrappati sulla fusoliera a montare uno a uno gli oblò (sono i più grandi di sempre), oppure a completare con il pennello gli ultimi ritocchi alla verniciatura interna. Quasi un lavoro artigianale. Sotto ci sono gli ingegneri che controllano al computer le fasi del processo produttivo. Non sembra nemmeno che in questa mega-fabbrica si applichino i diciotto turni di lavoro (quelli che spaccarono i metalmeccanici della Fiat di Pomigliano) e che presto ci saranno squadre di sei ore per sei giorni a settimana. Ciclo continuo. I ritmi produttivi sono dettati da Charleston, Carolina del Sud, dove si assemblano tutti i pezzi del 787. L’America è entrata a Grottaglie. Dalla
clean room, con tassi di umidità e livelli di temperatura tenuti sotto rigoroso controllo perché la resina non si deformi, dove l’accesso è vietato agli estranei ed è possibile entrare solo indossando il camice bianco per evitare che qualche granello di polvere possa inquinare la fibra di carbonio, entrano ed escono i super- ispettori a stelle e strisce. Controllano che la produzione vada avanti secondo gli accordi. Perché il 787 è come un lego: la punta della fusoliere la costruiscono gli americani di Spirit, la coda la fanno in Canada e in Australia, pezzi delle ali in Giappone (Kawasaki), e poi ci sono Rolls-Royce, Mitsubishi, Saab, Messier. E gli italiani di Alenia di Grottaglie, appunto, e di Foggia dove si fabbrica lo stabilizzatore orizzontale.
GIOVANI AL LAVORO
L’età media dei dipendenti nella mega fabbrica è di 32 anni, il 12,3% sono donne, il 66% è diplomato, oltre il 25% ha in mano una laurea, quasi tutti ingegneri. Tutti pugliesi. Anche la bassa età, in una fabbrica così, è un fattore di competitività, spiega Giuseppe Gordio, ammini-stratore delegato del gruppo. Perché vuol dire innovazione, ma pure perché nell’industria aeronautica si lavora su progetti produttivi trentennali: chi entra a Grottaglie sa che il lavoro non dovrebbe mancare per decenni. Potrebbe uscirne pensionato. E qui siamo al Sud. Ma per essere sulla scena mondiale si deve essere grandi. Il “piccolo è bello” appartiene al passato, a un modello di sviluppo che ha dimostrato di non reggere il confronto globale. Qui si riscopre, toccandolo quasi con mano, il valore della dimensione. Dice Gordio: «Bisogna essere grandi per essere competitivi. E se Alenia ha circa 11 mila dipendenti, più di 24 mila si trovano nell’indotto. Questo significa trascinare il sistema delle piccole e medie imprese sulla scena internazionale». Un meccanismo a catena, una metamorfosi
industriale. Solo chi è grande può investire 300 milioni l’anno, il 10% del fatturato, in ricerca e sviluppo.
L’aspetto quasi rivoluzionario del 787 riguarda i materiali con l’adozione della tecnologia one piece barrel.
E l’Alenia è proprietaria del brevetto che stacca dal mandrino il cilindro di fibra di carbonio (non più le leghe di alluminio) impregnato di resina (ne deriva un materiale composito) che dà forma alla fusoliera del velivolo, cioè la parte che ospita viaggiatori e bagagli. Vuol dire un aereo più leggero, più resistente alle sollecitazione cui viene sottoposto in volo.
PIU’ TURNI
Tra breve a Grottaglie bisognerà aumentare la produzione. Gli americani chiedono di raddoppiarla, passando dalle attuali 5 o sei fusoliere al mese a dieci entro la fine dell’anno. Si sta ampliando lo stabilimento, cresceranno i turni e gli straordinari. La Grande Crisi è rimasta fuori dai cancelli di questa mega fabbrica.