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 2013  aprile 26 Venerdì calendario

GENERALI SI RIORGANIZZA IN ITALIA CINQUE POLI PER OGNI BUSINESS"

Mentre la riorganizzazione di Generali in Italia prende corpo - con i marchi destinati a passare a regime da 10 a 3: Generali, Alleanza e Genertel - il country manager Raffaele Agrusti assicura che un brand storico come Toro non scomparirà: sulle prime «sarà affiancato da quello del Leone in co-branding, poi valuteremo il da farsi». E di fronte ai malumori di alcuni agenti assicura «vantaggi tangibili per il gruppo, i suoi dipendenti, le reti» dal nuovo assetto «teso allo sviluppo del business italiano». Intanto dai cantieri aperti a gennaio arrivano le indicazioni del nuovo assetto domestico del Leone: «Ci saranno 5 poli, ognuno con una specializzazione per business».

Dottor Agrusti, come sarà la suddivisione?

«Partiamo da Torino: sarà il polo di eccellenza del business auto, che vale il 50% dei premi danni del gruppo. E avrà tutte le attività accessorie a tale business: dall’Information technology al controllo di gestione, fino al marketing di prodotto».

E le altre sedi?

«Roma sarà specializzata nel ramo danni non auto, gestirà i contratti degli enti pubblici, le relative gare, i rischi agricoli, i reclami e il customer service. A Mogliano Veneto, dove avrà sede Generali Italia, saranno concentrati il ramo vita e la previdenza integrativa, il ramo danni per le Pmi, oltre all’It, il back office e i servizi amministrativi già riuniti qui in precedenza. A Milano andranno il ramo corporate, i sinistri, e la sede di Alleanza. Genertel sarà a Trieste».

Tra il personale sono previsti trasferimenti?

«No, piuttosto riconversioni professionali significative».

Chi lavora in Generali deve prepararsi a cambiare mestiere?

«È una rivoluzione di professionalità. Rimaniamo tutti degli assicuratori, però chiediamo alle persone di far evolvere le proprie capacità. Se uno è esperto nel ramo danni diverso dall’auto e lavora a Torino, se ha voglia lo portiamo a Roma, dove il business in cui è specializzato avrà sede. Altrimenti avrà una nuova formazione, integrando le proprie conoscenze del ramo danni con quelle specifiche dell’auto».

Quanti sono i lavoratori coinvolti?

«Circa 5 mila persone su 14.100 lavoratori totali».

Ci saranno esuberi?

«Non parlerei di esuberi. Puntiamo piuttosto a fare ricorso all’internalizzazione di alcune attività. Penso ad esempio all’It o all’attività di liquidazione sinistri. Solo da quest’ultima deriverà un risparmio di circa 15 milioni l’anno e la possibilità di servire meglio i nostri clienti».

Per i vostri dipendenti non sarà una passeggiata.

«Si tratta di un passaggio complesso e sfidante. Puntiamo allo sviluppo delle competenze dei nostri collaboratori, anziché chiudere sedi come Torino e Roma. Abbiamo cercato il minor impatto sociale possibile, coinvolgendo appieno nel processo i rappresentanti dei lavoratori. Siamo un gruppo che anche questo trimestre in Italia riporterà buoni risultati. Questa è un’operazione di sviluppo, in vista di un mercato sempre più concorrenziale: vinceranno i più bravi».

Vi preparate al duello con UnipolSai?

«Rispetto a quello che è anche un salvataggio, a un’unione tra compagnie che non si conoscono, noi partiamo da una cultura di base già uniforme, siamo impegnati a estendere le economie di scala, l’efficienza».

Vi accusano di distruggere un marchio come Toro, che ha un valore frutto di una storia di 180 anni.

«Come accadrà per Ina, non rinunciamo al brand Toro. Lo affiancheremo al marchio Generali con una politica di co-branding».

Per quanto tempo?

«Non ci siamo posti un limite. Vogliamo vedere come va, ci confronteremo anche con le reti. Ma Generali è un nome molto noto, senza contare che per il suo rilancio investiremo circa 50 milioni sui 300 totali».

Tra le sei reti agenziali destinate a fondersi però c’è agitazione. 400 agenti Toro minacciano di lasciarvi...

«È una protesta che riguarda solo una parte limitata degli agenti. Peraltro con contestazioni deboli».

Dicono che l’integrazione sarà complessa, antieconomica.

«Guardi, gli agenti avranno importanti vantaggi dai sistemi avanzati che introdurremo, il salto di qualità sarà tangibile. Avvicineremo le direzioni commerciali: per il Nord-ovest sarà a Torino, come Roma sarà il riferimento per il Centro-sud e Mogliano per il Nord-est. Il timore di alcuni agenti, in particolare di Toro o Lloyd Italico, che per effetto dell’operazione possano divenire subagenti non ha fondamento. In considerazione dei diversi modelli di business, gli attuali schemi di provvigioni sulle prime saranno preservati».

Non teme che dalle reti possano giungere ostacoli all’operazione?

«Non credo. Intendiamo coinvolgere gli agenti sempre più, non li consideriamo certo avversari del progetto. Stiamo lanciando anche un portale per informarli».

Quali sono i tempi, alla luce dei primi passi compiuti?

«Con il sì dell’Ivass, a luglio è prevista la nascita di Generali Italia: subito la fusione di Ina, poi a novembre si aggiungerà Toro. Entro la fine del prossimo anno ci sarà l’integrazione operativa, nel 2015 quella commerciale. Il progetto è quinquennale, ma nei primi tre contiamo di svilupparne l’80% delle potenzialità».