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 2013  aprile 26 Venerdì calendario

TAXI, SULLA PIAZZA ROSSA ARRIVA LA RIVOLUZIONE GIALLA

I taxi devono essere gialli. In una Russia sempre più nostalgica dei valori di un tempo - solo ieri, nella sua interminabile diretta televisiva durante la quale ogni anno risponde alle domande del popolo, Vladimir Putin ha invocato il ritorno delle uniformi scolastiche, delle medaglie dell’Eroe del Lavoro, dei minatori come «élite della classe operaia» e di tanti altri valori «sovietici» - ogni cosa deve essere al suo posto e ci deve essere un posto per ogni cosa, colori inclusi.

I taxi sono stati gialli da che mondo è mondo, e dal primo luglio, almeno a Mosca, saranno di nuovo obbligatoriamente gialli. Il comune della capitale probabilmente ignora i dibattiti sulla vernice delle auto pubbliche da omologare per tutta l’Unione Europea, e non si tratta di un ennesimo segnale dell’allontanamento della Russia dall’Occidente (semmai di un avvicinamento a New York). Semplicemente, spiegano al dipartimento per i trasporti di Mosca, i moscoviti e i turisti sono abituati a cercare nel flusso interminabile del traffico di una delle città più imbottigliate del mondo la familiare vettura gialla, limone pallido se si tratta delle vecchie Volga dipinte ancora all’epoca sovietica, oppure giallo intenso se sono automobili più recenti.

Il problema è che i moscoviti sono abituati da decenni non a chiamare un taxi ma ad «acchiappare una macchina», come usano dire, pratica quasi impossibile per i turisti in quanto richiede, oltre alla conoscenza del russo, anche una discreta esperienza della città, un grande talento per la trattativa commerciale e una certa dose di coraggio. I taxi anche all’epoca sovietica (quasi tutti gialli, ma capitavano anche Volga grigie e nere) scarseggiavano, e nonostante fossero abbastanza costosi - «i veri sovietici non prendono il taxi», sentenziava una famosa battuta di una commedia degli Anni 60 – erano sempre insufficienti. Gli abusivi venivano perseguitati dalla polizia, ma se ne trovava sempre uno, anche se a più caro prezzo. La fine del comunismo ha segnato il collasso delle cooperative statali, proprio mentre i moscoviti con il capitalismo scoprivano un crescente bisogno di spostarsi, e in fretta.

Contemporaneamente hanno scoperto un gran bisogno di soldi. E così il risultato è stato che per «acchiappare una macchina» bastava mettersi sull’orlo della strada e alzare la mano. Si poteva fermare qualunque cosa, da un pullman turistico da 50 posti a un camion pieno di patate, all’auto blu (nera nel caso russo) con l’autista del burocrate che arrotondava nel tempo libero alla curatissima Zhigulì di un impiegato che si guadagnava i soldi per la benzina. Bisognava aprire la portiera, infilare la testa dentro, dire la destinazione e, in caso coincidesse con quella del tassista per caso, contrattare il prezzo e spiegargli la strada cercando nello stesso tempo di capire – in base alla faccia del guidatore, delle condizioni dell’auto, dei santini piuttosto che dei péluche sul cruscotto - con chi si aveva a che fare e se si correva il rischio di ritrovarsi in un bosco fuori città senza nulla addosso.

Un «car sharing» improvvisato che ha messo fuori gioco qualunque tentativo di rianimare i taxi «ufficiali», molto più costosi e introvabili. Tutt’ora Mosca – che con i suoi 15 milioni di abitanti e 2.500 km quadrati di superficie è la città più grande d’Europa – non ha un vero servizio di radio taxi. Le decine di piccole iniziative comunali e private non riescono a coprire un territorio di 40 km di diametro, costringendo a prenotazioni con ore di anticipo e attese geologiche, e spesso costano molto di più. Ora il comune ci riprova, con 28 mila licenze già emesse, di cui però solo 2.500 corrispondono ad automobili del classicogiallo (gli altri sono abusivi passati dalla parte della legge). Fuori li attendono, secondo le stime più prudenti, 40 mila vetture di ogni colore e calibro degli abusivi a tempo pieno, senza contare i tassisti occasionali. E si sono già registrati i primi scontri con gomme tagliate ai posteggi degli aeroporti e delle stazioni.