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 2013  aprile 26 Venerdì calendario

«AUMENTO DI CAPITALE MPS SOLO NEL 2014»

SIENA. Dal nostro inviato
Aumento di capitale nel 2014. Ma, prima, via il tetto del 4% al diritto di voto. La revisione del piano industriale, sotto lo sguardo attento della Commissione europea, è a buon punto e Fabrizio Viola si augura che Bruxelles possa «dare l’ok entro l’estate».
A pochi giorni dall’assemblea di bilancio di Banca Mps, in programma lunedì a Siena, l’amministratore delegato di Rocca Salimbeni parla della ritrovata «solidità patrimoniale» del gruppo presieduto da Alessandro Profumo e del «rilancio operativo» in atto, senza nascondere le incertezze legate al contesto economico generale. «Stiamo valutando se sia opportuno prevedere la vendita di altri asset, oltre a quelli annunciati», racconta il manager, che conferma i risultati raggiunti sul fronte del taglio dei costi e del ritorno all’efficienza, oltre all’obiettivo di restituire entro il 2017 i 4 miliardi di Monti bond sottoscritti dallo Stato.
Banca Mps riuscirà a evitare la nazionalizzazione?
Lavoriamo in questa direzione. Gli strumenti previsti dal piano industriale per raggiungere il traguardo sono il ritorno alla redditività, fare cassa con le cessioni e varare l’aumento di capitale da un miliardo senza diritto d’opzione, già approvato e delegato al consiglio d’amministrazione. Su questi fronti siamo impegnati al massimo.
Come pensate di pagare allo Stato i circa 360 milioni d’interessi relativi al 2013?
A fine anno tireremo le somme. Puntiamo a generare reddito sufficiente, ma il regolamento dei Monti bond prevede che il pagamento possa essere effettuato, in tutto o in parte, anche emettendo azioni della banca.
Una parte del capitale, non più del 12% ai valori attuali, finirebbe così in mano pubblica....
La partita è aperta e, comunque, non parlerei di nazionalizzazione. Una cosa è avere lo Stato come socio di minoranza, altro discorso ipotizzare che la maggioranza diventi pubblica: uno scenario, quest’ultimo, certamente possibile, che però la banca è impegnata a evitare.
Quando varerete l’aumento di capitale?
Penso che nel 2014 ci saranno le condizioni interne per affrontare il passaggio. Prima dovremo completare l’iter di revisione del piano industriale in corso a Bruxelles. E inoltre ritengo anche necessario dare al mercato risultati concreti sotto il profilo economico, dal momento che l’operazione sarà rivolta prevalentemente a investitori istituzionali, che per aderire vogliono verificare la solidità del percorso di risanamento.
Chiederete anche di cancellare dallo statuto il tetto del 4% al diritto di voto?
Prima affrontiamo questo nodo, meglio è. Per andare sul mercato con l’aumento di capitale sarà comunque indispensabile abolire quel vincolo che, lo dico a titolo personale, avrà effetti positivi anche per la Fondazione Mps e per il suo patrimonio.
È possibile che la Commissione europea vi chieda di aumentare l’entità della manovra sul capitale?
Teoricamente sì, ma a oggi non ci sono elementi in tal senso.
Quando vedrà la luce il nuovo piano industriale che state riscrivendo con Bruxelles?
Non oltre giugno, come stabilito, il piano sarà pronto. Poi mi auguro che il via libera della Commissione arrivi entro l’estate.
In cosa consiste il lavoro di revisione?
Stiamo rafforzando i contenuti, in considerazione dello scenario macroeconomico, più difficile rispetto alle nostre stime che pure erano improntate alla prudenza.
Eppure il raffreddamento dello spread dovrebbe aiutarvi...
Sì, in misura anche superiore alle attese, con un netto miglioramento sul fronte della "riserva afs" e della liquidità. Ma in questo momento è l’unica variabile esterna positiva. L’economia purtroppo continua a rallentare e mette a rischio la qualità del credito del sistema. Le linee guida del piano, focalizzate sui tre obiettivi di rafforzamento del capitale, della redditività e della liquidità, comunque non cambiano.
Quanta strada avete fatto in questa direzione?
Per quanto riguarda il capitale abbiamo concluso la prima fase, quella del rafforzamento quantitativo: oggi con il Core Tier 1 oltre l’11% la nostra situazione è del tutto adeguata. D’ora in avanti dovremo migliorare la qualità, cioè restituire l’aiuto pubblico, attraverso l’autofinanziamento, l’aumento di capitale e la cessione di asset. Stiamo anche valutando se allargare il ventaglio delle cose da vendere. Ma senza mettere in discussione il nostro modello di business.
Sul terreno dell’efficienza e del taglio dei costi a che punto siete?
A fine anno contiamo di raggiungere i due terzi degli obiettivi 2015. Anche se, purtroppo, gli effetti positivi in termini di ricavi e produttività sono in parte vanificati dal contesto economico difficile.
Qual è lo stato di salute della banca oggi?
Il gruppo è patrimonialmente solido e sul terreno operativo e del profilo finanziario sta recuperando i livelli pre-crisi. Dopo lo stop di febbraio, abbiamo ripreso a crescere sia per quanto riguarda la raccolta diretta che la vendita dei prodotti. Va molto bene la bancassicurazione e anche la nuova attività nel ramo danni per le Pmi. Abbiamo rivisto il modello di private banking e avviato il reclutamento della rete. Entro maggio poi sarà pronto il piano esecutivo della banca online, che partirà a inizio 2014. La qualità del credito, infine, è stabile e non abbiamo mai perso la fiducia dei clienti. Adesso si tratta di riconquistare quella del mercato.
Cosa si aspetta dall’assemblea di lunedì, dove chiederete di approvare i conti 2012 in rosso per 3,17 miliardi e di varare l’azione di responsabilità nei confronti degli ex vertici e delle banche d’affari internazionali?
Mi auguro sia chiaro che abbiamo fatto un grande lavoro per risanare e rilanciare la banca. Certi passaggi dolorosi sono stati indispensabili, come domostra l’azione della magistratura. Ma se il mercato adesso percepisce la solidità del gruppo, sono certo che in prospettiva sarà possibile creare valore per tutti gli azionisti.