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 2013  aprile 26 Venerdì calendario

LE MACCHINE AL POSTO DELLA RAGIONE

Quel che è successo a Wall Street alle 19.06 di martedì, quando l’indice S&P cadde di 10 punti e risorse di altrettanto nel giro di due o tre minuti, è il segno che qualcosa di assurdo sta succedendo sui mercati finanziari. Ma la cosa più preoccupante è che quella caduta, come un taglio profondo nel grafico della seduta, è anche l’aspetto marginale del problema. La "colpa" di quello sconvolgimento sarebbe delle macchine: nel caso specifico, dei computer ad alta frequenza capaci di generare milioni di ordini al secondo. Ma a guidare lo strano andamento dell’indice, in costante rialzo e incurante di ogni cattiva notizia che arrivava dall’economia (indice Pmi, Fed di Richmond) e dalle società (Caterpillar), sono state altre macchine simili: quelle del trading automatico che, leggendo una serie di dati contestuali, generano conseguenti ordini. Il fatto che fossero tutti al rialzo, ad eccezione di quei 2 minuti incriminati, lascia intendere che gli algoritmi che fanno lavorare le macchine sono stati resi sensibili a pesare soprattutto una variabile: che, in quella giornata, come in tante precedenti, così come nella seduta successiva e in quella di ieri, è il cambio yen/dollaro.
Se lo yen si deprezza, sale l’S&P e viceversa: perché tutto quello che gli umani stanno insegnando alle macchine (un gioco che, salvo brevi interruzioni, dura da metà novembre) è che la valuta giapponese deve indebolirsi sul dollaro, perché la prospettiva del grande quantitative easing nipponico rende facile il carry trade e sarà foriera di tanta nuova liquidità sui mercati finanziari. A differenza degli individui, le macchine hanno una perfetta attitudine ad assorbire senza «se» e senza «ma» l’ideologia che viene inculcata. E l’ideologia imperante tra gli operatori è che la liquidità, favorita dalle banche centrali, guida e guiderà i mercati. E che davanti a questo diluvio, anche la riluttanza dell’economia ad assecondare i desideri dei mercati finirà per cedere. La variabile rischio, che tanto aveva ossessionato lo scorso anno, non è più di moda.
È naturale che in questo contesto anche gli ordini impartiti alle macchine siano autoreferenziali. Infatti chi determina l’andamento del cambio yen dollaro, che vede scambi 10-20 volte superiori a quelli del future S&P? Sempre le macchine, alle quali gli operatori hanno insegnato le stesse cose. Così quando la macchina legge su Twitter che qualcuno ha assaltato la Casa Bianca (è questo il clamoroso falso che martedì ha provocato il sussulto di Wall Street), lo yen rimbalza immediatamente dello 0,7% (un’enormità nei mercati valutari) per tornare, subito dopo, dov’era prima. Tutti i movimenti della valuta hanno preceduto quelli della Borsa. Qualcuno ha perso soldi in quel breve lasso di tempo e qualcun altro li ha guadagnati. Non è il caso di preoccuparsi per gli uni o congratularsi con gli altri. Perché si tratta dello sterile gioco dei trader. Gli investitori veri, come ricorda Rick Santelli, contano appena per il 4% dei volumi di Wall Street.
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