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 2013  aprile 19 Venerdì calendario

JACK LONDON, IL ROMANZO DI UN TALENTO VAGABONDO

Il penitenziario della contea di Erie non era un luogo ameno. Costruita nel 1847, lungo gli ar­gini del canale Erie a Buffalo, New York, la grande prigione in pie­tra era divisa in quattro sezioni. La più grande, chiamata Bums’ Hall , ospitava i vagabondi in 230 mini-cel­le sovrapposte come gabbie per ani­mali. Nell’estate del 1894,una di que­ste celle ospitava un giovane diciot­tenne il cui nome risulta nel registro dei carcerati come «John Lundon». John Lundon era stato arrestato il 29 giugno nei pressi di Niagara Falls, New York. L’imputazione era vaga­bondaggio. Aveva lasciato la sua ca­sa di Oakland, in California, più di due mesi prima, e aveva viaggiato per il paese in treno, senza biglietto. Talvolta si introduceva di soppiatto in carri merce vuoti. Altre volte si na­scondeva sotto di essi, appiattendosi e viaggiando pericolosamente, per ore, a pelo delle rotaie che rumoreg­giavano sotto di lui. Noto tra i suoi amici vagabondi come «Kid il mari­naio »o«Jack il marinaio»,aveva avu­to fortuna per tutto il viaggio. Rara­mente i controllori ferroviari - chia­mati ‘mastini’ - lo avevano stanato. Ma in giugno la fortuna lo abbando­nò.
Aveva trascorso la notte in un cam­po nei pressi di Niagara Falls e quan­do, di buon mattino, quel fatidico ve­nerdì, si svegliò, si diresse verso il cen­tro abitato per mendicare del cibo. Sfortunatamente incappò in due suoi compagni che erano appena sta­ti arrestati da un poliziotto. Il poliziot­to gli impose di unirsi a loro. La giusti­zia fu rapida. Quando il giudice Char­les Piper chiese al magistrato inqui­rente quale fosse l’accusa, la risposta fu identica per tutti: «vagabondag­gio, vostro onore». Piper sentenziò: «trenta giorni». Sailor Kid stimò in trenta secondi il tempo per la senten­za. [...].
Arrivati al penitenziario, Sailor Kid e gli altri furono obbligati a spogliarsi e a fare il bagno perché,scrisse,«il pe­nitenziario pullulava di parassiti». Fu poi il turno del barbiere del peni­tenziario, che in soli tre minuti rasò la sua testa come «una palla da biliardo emergente da una selva di irsuti ca­pelli ». Dopo si diressero verso le ri­spettive celle con i piedi incatenati. Quella sera la cena consisteva in due fette di pane raffermo e un po’ di “zup­pa”- un quarto d’acqua tiepida,appe­na salata con «una solitaria goccia di grasso» galleggiante sulla superficie, come la definì Sailor Kid. Trascorso il mese di detenzione, Sailor Kid aveva imparato a commerciare e a scam­biare merce con i prigionieri- sigaret­te, soldi, francobolli. Era diventato in­sensibile alla crudeltà e alla violenza che lo circondavano in quello che in seguito avrebbe definito «un autenti­co inferno » [...]. Espiata finalmente la pena a suo ca­rico, il 29 luglio 1894 Sailor Kid si recò a Buffalo, elemosinò il denaro per comprarsi della birra, poi salì su un treno diretto a Sud. Illegalmente. Il carcere non aveva mutato il suo stile di vita. «John Lundon» o «Sailor Kid» o«Sailor Jack»:si trattava di John Grif­fith ‘Jack’ London, il quale nel 1904, proprio dieci anni dopo la sua uscita dal penitenziario della contea di Erie, era uno degli autori più popola­ri e meglio pagati al mondo. Si è scrit­to talvolta che la migliore storia che Jack London abbia messo su carta sia stata la sua biografia. Non è difficile spiegare una simile affermazione perché Jack London visse in modo sorprendente, addirittura incredibi­le. In poco meno di 41 anni, accumu­lò un tale bagaglio di avventure e di successi da bastare per parecchie vi­te. Eppure era nato in una famiglia che oggi definiremmo «svantaggia­ta ». I suoi genitori non disponevano di molto denaro, e ancora bambino doveva industriarsi a guadagnare qualcosa. Frequentò poco la scuola. A quel tempo, per molte persone, l’istruzione elementare era il massi­mo, e Jack London non faceva ecce­zione. A 17 anni s’imbarcò per il Mar del Giappone per una battuta di cac­cia alla foca. A 18 era un vagabondo che viaggiava in treno senza pagare il biglietto e percorreva la nazione in lungo e in largo. Tornato a casa, in Ca­lifornia, s’immerse nello studio co­me autodidatta. A 19 anni si iscrisse alla scuola superiore come matrico­la. Voleva scrivere, ma ogni cosa che scriveva veniva respinta dagli edito­ri. Nell’estate del 1897- quando Jack stava per archiviare i suoi sogni - si sparse la notizia di un favoloso ritro­vamento di oro nello Yukon canade­se, negli affluenti di un fiume poco co­nosciuto, chiamato Klondike. Con l’aiuto di suo cognato, si diresse ver­so nord alla ricerca dell’oro. E lo tro­vò. Non nelle miniere, ma grazie al­l’esperienza che accumulò durante l’anno trascorso nello Yukon.Quan­do tornò a casa, era l’estate del 1898, traboccava di idee da raccontare. An­cora una volta cercò di affermarsi come scrit­tore, e ancora una vol­ta ebbe scarso succes­so. Poi, pian piano, i suoi scritti cominciaro­no a vendersi. Nel giro di cinque anni, Jack di­venne uno scrittore di successo, i suoi lavori comparivano sulle mi­gliori riviste e sui gior­nali di grande diffusio­ne. Nell’arco di dieci anni divenne lo scritto­re più popolare nel mondo, e anche uno dei più pagati. Prima di morire, nel 1916, la sua opera gli aveva procu­rato tutti gli agi possibi­li, dagli yachts a un ran­ch di 1400 acri in una bella valle california­na. È comprensibile perché la gente ritenga che la vita di Jack Lon­don sia il suo migliore racconto [...].
Desiderava che i suoi scritti fossero reali­stici e onesti. Voleva che i suoi lettori vedes­sero quello che lui ave­va visto, sentissero quello che lui aveva sentito, immaginasse­ro quello che lui aveva immaginato. Si impe­gnò per rendere il suo stile chiaro e compren­sibile. Talvolta questo comportamento gli causò degli inconve­nienti. Fu accusato di essere troppo violen­to, alcune librerie tolse­ro i suoi libri dagli scaf­fali, perché ritenevano che parte di quanto aveva scritto fosse troppo scioccante. Anche il suo socialismo fu oggetto di critica: era dell’idea che la ricchezza dovesse essere condivi­sa, non controllata e gestita da poche ricchissime società e da individui.
Oggi viene talvolta criticato per un’altra ragione: il razzismo. Jack è cresciuto alla fine del XIX secolo, quando il comportamento dichiara­tamente razzista degli Stati Uniti era comune. I suoi studi di storia lo aveva­no convinto che la razza bianca an­glosassone fosse destinata a control­lare il mondo. In alcuni suoi racconti i personaggi che amiamo e ammiria­mo sono razzisti. Queste storie sono oggi di difficile lettura, in quanto esprimono atteggiamenti che la mag­gioranza della gente ritiene offensi­va. Molti di questi libri non vengono più stampati.