Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  aprile 20 Sabato calendario

LA BELLA, LA BESTIA E IL SENSO DELLE DONNE PER IL PORNO

Chi scrive storie sporcaccione lo fa ovviamente perché sa che quella, ma non sempre, è la via più facile per vendere un libro e guadagnare. Non si sa come, ci riescono meglio le donne, non perché siano più brave o sfacciate, ma perché sono più indifferenti nella realtà a un tipo di sesso esagerato, e quindi gli costa poco usare freddamente la loro fantasia. Per la stessa ragione, comprano questo tipo di romanzo soprattutto le donne, che immaginano un erotismo che se si materializzasse, le farebbe fuggire a gambe levate. Non tutte forse, ma certo la maggioranza. Di solito sono storie di pura invenzione, come alla fine degli anni 60 Emmanuelle (20 milioni di copie, poi una serie di film bruttini), opera di una signora tailandese che si firmava Emmanuelle Arsan. Adesso, dopo il successo mondiale della trilogia rosa-sadomaso della geniale casalinga James, ripubblicano la pornotrilogia ispirata alla fiaba della Bella Addormentata, scritta trent’anni fa da Anne Rice, la celebre inventrice del vampiro Lestat.
È più complicato capire perché ci sono signore che si abbandonano con estremo compiacimento all’autobiografia pornografica, raccontando, come per esempio nel 2001 Catherine Millet, una signora francese bruttina e di aspetto monacale, di incontri con un migliaio (non so se tenesse una sua contabilità) di sconosciuti e no, anche in gruppo più o meno festoso (La vita sessuale di Catherine m.). Così la signora presentò le sue avventure spesso fastidiose:“Sono entrata nella vita sessuale adulta nello stesso modo in cui da bambina, mi gettavo nel tunnel dell’orrore, alla cieca, per il piacere di essere sballottata e in balia del caso. O meglio ingoiata come un ranocchio da un serpente”. Una faticaccia affrontata quasi come un dovere, con disciplina. E gli intellettuali francesi, pur spaventati, la esaltarono come grande letterata, come Philippe Sollers che arzigogolò:“Il continente nero della sessualità femminile finalmente si illumina. E una nuova innocenza si sprigiona”. Esagerato! Se l’esuberanza della signora, che oggi ha 65 anni, è continuata nel tempo, non è dato sapere. Poco dopo, nel 2003, divenne una celebrità mondiale Melissa P. (Panarello), 18 anni, catanese, che con Cento colpi di spazzola, raccontò goffamente le sue più o meno vere esperienze sessuali iniziate nella prima adolescenza, di pagina in pagina sempre più efferate.
Adesso però la Francia è scossa da una nuova scandalosa autobiografia, anche villanissima verso il coprotagonista, un uomo già pieno di pornoguai suoi; infatti, con la moglie separata, questa persona ha querelato l’autrice, chiesto senza riuscirci il ritiro del libro, ottenendo però che sulla copertina appaia l’avvertenza “Viola la privacy personale”.
Il titolo è semifiabesco, Belle et Bete, l’autrice è Marcela Iacub, 49 anni, di origine argentina ma naturalizzata francese, giurista specializzata in bioetica, grande sostenitrice dell’assoluta libertà sessuale in qualsiasi forma ed azione. Quando l’intero mondo si scagliò contro Dominique Strauss-Kahn, eminente uomo della finanza e della politica che aspirava ad essere il candidato socialista alla presidenza della Francia dopo Sarkosy, accusato di stupro di una cameriera di colore in un albergo di New York e poi di ogni infamia sessuale, la signora Iacub scrisse un libro antifemminista per difenderlo. Poi, nel gennaio 2012, lo incontra, e per sette mesi ha con lui una relazione massimamente infuocata e porcella.“Ero pazza di lui”, scrive esaltata, descrivendolo come vecchio, grasso, piccolo, brutto, maschilista, volgare, insensibile, meschino, egoista, brutale, ignorante. Per tutte queste virtù, lei lo adora, con una passione che definisce“fastosa”, al punto di voler barattare tutto il suo avvenire con “un’ora tra le sue braccia”. Più lo trova disgustoso, più ne racconta gli orrori, più lo ama; è un porco, ed è per questo che lo venera, e dovrebbero venerarlo anche le altre, perchè lui le sceglie sempre brutte, volgari, non amate. Tranne lei, naturalmente. Ci si chiede: perché una signora prestigiosa ha vissuto questa avvilente avventura? Per amore dello scandalo, per esibizionismo, o per poter scrivere questo libro letterariamente pomposo, ripetitivo, antipatico, e tristissimo?