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 2013  aprile 22 Lunedì calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 76

(Pupi Avati, «La grande invenzione. Un’autobiografia»)–

(vedi anche biblioteca in scheda 2232949
e database libro in scheda 2234369)


Avati si racconta da Flaiano a Dalla


Confessione

«Sono egoista, do solo il superfluo, sono invidioso: quando un mio collega ha successo soffro» (Pupi Avati si confessa in San Pietro, sperando che dall’altra parte ci sia Wojtyla. C’era invece un prete irlandese, che rispose: «Vada dallo psicanalista»).

Urlo

«Cazzo!» (Mariangela Melato dopo che per la terza volta Jean-Pierre Léaud, baciandola, non aveva trattenuto la lingua).

Punizione

«La punizione più dolorosa che infliggo ai miei figli resta quella di andare nei cinema dove proiettano un mio film, obbligandoli a catturare in maniera dettagliata le reazioni del pubblico e le sue caratteristiche» (Pupi Avati).

Topolino

Essendoci i tedeschi, i genitori di Pupi scavarono un’enorme fossa in giardino e, attraverso uno scivolo di assi, vi spinsero dentro la Topolino, coprendola con lenzuola e tovaglie e infine con la terra smossa. Ma una ragazza aveva visto tutto e riferì ai nazisti. Sicché questi, la mattina dopo, disseppellirono l’automobile e la sequestrarono.

Madre

Quando Pupi doveva superare l’esame di maturità, la madre di Pupi, di nome Agnese o qualche volta Ines per il fatto che al padre di Pupi piacevano le spagnole, comprò una stilografica Omas laminata in oro modello 1941, unico pezzo che mancava alla collezione del membro influentissimo della commissione esterna. Quando Pupi, prima pianista poi clarinettista, decise di mettere in piedi una band, la madre di Pupi andò ad affittare gli strumenti per tutti. Quando Pupi decise di fare il regista, e restò poi disoccupato per 4 anni, la madre di Pupi venne a Roma e rilevò una pensione.

Padre

Il padre di Pupi lo mise su una sedia, che facesse vedere agli ospiti com’era bravo a dirigere l’orchestra. Effettivamente, mentre suonava il disco di Toscanini, Pupi dirigeva perfettamente con una matita in mano.

Figlio

Il giovane Pupi, per sedurre una ragazza di nome Lorenza, andava a prenderla ogni volta con auto diverse, sempre a noleggio. Una sera, sui sedili posteriori, le fece trovare un mendicante che suonava al clarinetto melodie romantiche.

Verdoline

Quella volta che Pupi e Cicci Foresti lanciarono ai cinquanta le loro due Cinquecento verdoline identiche in via Mezzofanti e, tenendo l’acceleratore a mano al minimo, riuscirono a scambiarsi di posto uscendo dal tetto con tutti i clienti del Bar Masi fuori che li insultavano.

Bix

Per fare un film su Bix Beiderbecke, Pupi comprò la sua casa di Davenport e la ristrutturò.

Novecento

Leonardo Sottani, morto a soli 23 anni per una malformazione cardiaca, divenne Nik Novecento grazie ad Antonio Avati, fratello di Pupi e produttore. «Un film è composto in media da 120-150 sequenze numerate progressivamente. Quando si girano scene che non sono incluse nello script, ma nascono da una suggestione non prevista, vengono definite sul ciak “Novecento”. Nik girava spesso scene frutto d’improvvisazione».

Tognazzi

Quando Ugo Tognazzi lesse per sbaglio il copione di «La mazurka» e si candidò per il ruolo di protagonista. A metterglielo per sbaglio nella valigia era stata la moglie Franca. In realtà il copione era destinato a Paolo Villaggio.

Flaiano

«Non scrivetemi più» (Flaiano risponde al giovane Pupi Avati che cerca finanziatori per il suo primo film).

Findus

Pupi, che voleva vivere di jazz (e aveva pensato di buttare giù dalla torre della Sagrada Familia di Barcellona Lucio Dalla che suonava meglio di lui), si decise alla fine a diventare un venditore Findus. Scrisse alla futura moglie Nicola: «Sono un dirigente Findus, una brava persona, uno con la ventiquattrore in vilpelle, la cravatta, il vestito Facis, che guadagna e può offrirti una bella vita. Non sono più il jazzista inaffidabile che conoscevi. L’ho fatto per te».

Dalla

Lucio Dalla, che chiamava Pupi «Pupino» e si faceva offrire da lui pasta, fagioli e cipolle perché in tasca non aveva una lira.

Mister X

Il finanziatore del primo film di Pupi Avati, nel 1968, è un certo Mister X, un imprenditore miliardario che non vuole far sapere il proprio nome. Si incontrano al Bar Margherita e Mister X gli lascia sedici assegni di conto corrente per un totale di 160 milioni di lire, senza pretender la ricevuta.

Nostalgia

«La Nostalgia del presente, come mi insegnò a chiamarla Hermes Pan, questo sentimento della nostalgia che si ha di qualcosa già mentre la si vive, avvertendola irripetibile. È per questo che ho fatto il cinema: per replicare attraverso questo strumento così mistificatorio le cose che altrimenti non tornano più» (Pupi Avati).

Notizie tratte da: Pupi Avati, «La grande invenzione. Un’autobiografia», Rizzoli, € 18.