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 2013  aprile 20 Sabato calendario

MICROCHIP E RICAMATRICI DEL CUORE DALLE CAMERE STERILI DELLA SORIN PARTE LA SFIDA AI COLOSSI AMERICANI

DAL NOSTRO INVIATO
SALUGGIA (VERCELLI) — Qui le chiamano le ricamatrici del cuore. Per circa sette ore al giorno cuciono a mano con precisione millimetrica, in sale assolutamente sterili al pari di una camera operatoria, le alette delle valvole cardiache biologiche, ricavate dal pericardio dei bovini, che finiranno nell’aorta di un cardiopatico in qualche parte del mondo senza nemmeno un punto di sutura. Siamo a Saluggia, nel vercellese accanto alla Dora Baltea, nel Paese famoso per la bontà dei fagioli.
Questo è un posto che produce idee e le trasforma in prodotti di altissima qualità. È un polo tecnologico d’avanguardia. In cui la ricerca ossessiva dell’innovazione si mischia con la maestria manuale dell’artigiano. Qui convivono i microchip ipersensibili per la regolazione automatica settimanale del battito cardiaco, con una mini catena per il montaggio dei pacemaker (si produce il più piccolo del mondo) e dei defibrillatori, e pure con le antiche forbicine, il righello, le pinzette, l’ago e il filo, rivestito di carbofilm, delle ricamatrici dotate di mascherina, guanti, camice e cuffia da chirurgo.
DONNE, DONNE E DONNE
Per fare una sola valvola biologica suturelessservono
venticinque ore di manodopera, e quindici bovini macellati negli allevamenti italiani. Prima di entrare nelle camere sterili le cucitrici (tutte donne perché gli uomini non sanno farlo questo mestiere) sono sottoposte a un training di sei mesi. «Noi possiamo permetterci esclusivamente prodotti perfetti. Tutto ciò che non viene perfetto viene scartato», dice Giorgio Cottura, capo delle risorse umane della Sorin, multinazionale tascabile, nata negli anni Cinquanta da una joint venture tra la Fiat e la Montecatini per la ricerca nel nucleare, ma ora è tutta un’altra cosa.
Un’altra azienda, con altri padroni, quasi una public company, anche se la controlla un gruppo di investitori finanziari, Mittel, Equinox, Mps e Unipol, dopo che nel 2004 l’Hopa del bresciano Emilio Gnutti l’ha portata alla quotazione. Resta nel campus un vecchio reattore inattivo a testimoniare il passato. E resta il know how che ha permesso ai ricercatori di Sallugia di inventare il carbonio pirolitico, materiale che resiste all’usura, inerte dal punto di vista chimico, con cui si realizzano parti delle valvole. È un brevetto ormai scaduto e che dunque utilizzando anche i concorrenti.
OLTRE DUEMILA BREVETTI
Ma alla Sorin di brevetti ne hanno registrati 2.200. Il 10,3 per cento dei ricavi va in ricerca e sviluppo, sono circa 75,4 milioni di euro l’ultimo anno. Circa il 15 per cento dei dipendenti è impegnato nella ricerca. Vuol dire più di 500 persone nei diversi stabilimenti in Italia (oltre a Saluggia quello di Mirandola nel modenese colpito dal terremoto che produce macchine cuore-polmone di cui ha la leadership mondiale), Canada, Francia e Germania. Le idee innovative vengono premiate: dai 500 ai 1000 euro, in Italia. Ma forse vale di più il riconoscimento professionale e vedere il proprio nome sotto il brevetto. Il 25 per cento dei dipendenti è laureato, l’età media è intorno ai 43 anni. Quasi il 70 per cento è donna, percentuale che sale al 78 per cento tra gli operai e scende, invece, al 17 per cento tra i dirigenti. Le donne stanno in produzione perché serve precisione, pazienza, delicatezza, attenzione. E anche mani piccole.
Quando si entra alla Sorin si rimane fino alla pensione. Il turn over è bassissimo. Ci sono stati periodi durante i quali lavoravano contemporaneamente alla Sorin tre generazioni di una stessa famiglia. I dipendenti arrivano tutti dal vercellese e dalla Valsesia. Da queste parti c’è ancora un po’ di industria tessile e un po’ di meccanica. Molte piccole, però, hanno chiuso abbagliate dalla scorciatoia di quel che appariva, ma non è stata, la soluzione: delocalizzare in Cina o in altre aree dell’estremo oriente. Non c’è più la Teksid, la Omgc di Giancarlo Cerutti ha chiesto il concordato preventivo. Sorin è il perno industriale in quest’area. Un gruppo di ricercatori della Bocconi ha calcolato che ogni cinque addetti della Sorin se ne crea uno nell’indotto. È la conferma di una regola che gli economisti ben conoscono: la crescita del Pil dipende dall’innovazione, cioè dalla idee, e solo l’aumento della ricchezza determina un incremento dell’occupazione.
LE START UP PRENOTATE
Stride con lo spirito innovativo che si respira nel campus la conservazione nel sistema di relazioni industriali: contratto nazionale dei chimici, più integrativo con premio di produzione legato a obiettivi di qualità e alla presenza nel posto di lavoro, circa 1.450 euro l’anno. Nessuna soluzione nuova o sperimentale sul fronte, per esempio, del welfare aziendale. Per quanto acerba e informale c’è una sede di partecipazione: tre volte l’anno la dirigenza risponde, in una sorta di grande assemblea con tutti i dipendenti, alle domande (sulla produzione ma anche sugli ambienti di lavoro) che questi ultimi hanno depositato in forma anonima in una cassetta.
La Perceval (così si chiama, come il cavaliere di re Artù), la valvola biologica che il cardiochirurgo impianta senza alcuna sutura, è l’ultima invenzione di questi laboratori, nasce dalla collaborazione stretta con i chirurghi, fino al punto che un tecnico della Sorin entra in sala operatoria per assistere all’intervento e dare, se necessario,
anche il suo contributo. La nuova valvola è in commercio (ma solo in Europa) dal 2011, se ne producono ogni anno circa ottomila. L’anno scorso ha generato quasi 8,4 milioni di ricavi; l’obiettivo per quest’anno è arrivare a 13-15 per toccare quota 100 nel 2017. Ma non ci si può
fermare.
DAVIDE CONTRO GOLIA
Sorin è come Davide contro il gigante Golia. I suoi concorrenti americani sono dieci volte più grandi. E possono fare shopping sui mercati mondiali. Sorin ha scelto un’altra strada. Prenota start up, come spiega Rosario Bifulco, presidente e con una piccola quota azionista del gruppo. «Le aziende americane spendono cifre folli per comprare start up. Noi non possiamo permettercelo, ma possiamo scommettere sulle idee, andiamo a cercarci le aziende in start up con l’impegno a comprarle se andranno bene, altrimenti avremo perso i soldi». In questa logica si muovono gli investimenti in due società, una israeliana (la Enopace) l’altra belga (la Neurotech) per la stimolazione del nervo vago negli scompensi cardiaci. L’uomo chiave in queste scommesse si chiama Edward Andrle, è un americano, è il responsabile dell’area di Business Development, ed è un esperto di capital ventures. Tra i top manager, a parte Bifulco, c’è solo un altro italiano, gli altri sono francesi (come l’ad Andrè-Michel Ballester), irlandesi e canadesi. Dice Bifulco che i rapporti con la politica sono «quasi inesistenti», aggiunge che è «scandaloso » il sistema degli incentivi all’industria attribuiti con il metodo del “click day” e che «grida vendetta» il debito statale nei confronti delle imprese fornitrici (Sorin ha un credito di 40 milioni). Non gli piace la riforma del lavoro della Fornero. Piuttosto — ragiona — ci vorrebbe un salario di ingresso per i giovani. Sorin ora guarda alla Cina e al Brasile, ai paesi del nuovo benessere, perché tutto l’occidente sta tagliando le spese per la sanità. Qui, in fondo, qui si curano le malattie del benessere, di una società anziana e urbanizzata. Anche questa è la globalizzazione.