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 2013  aprile 22 Lunedì calendario

Notizie tratte da: Paola Bellone, Precari (fuori) legge. Ogni giorno in tribunale, Round Robin Editrice (collana Fuori rotta) 2013, pp

Notizie tratte da: Paola Bellone, Precari (fuori) legge. Ogni giorno in tribunale, Round Robin Editrice (collana Fuori rotta) 2013, pp. 176, 13 euro.

(vedi anche biblioteca in scheda
e libro in gocce in scheda 2236558)

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Secondo un recente studio, “dal 1 gennaio 2000 al 28 febbraio 2010 il Corriere della Sera ha pubblicato 15.642 occorrenze del termine “magistrati” o “magistratura”, La Repubblica 29.885, contro le 3.188 occorrenze di Le Monde e le 7.586 di El Pais”; digitando “magistrati” su Google compaiono milioni e milioni di documenti. (p. 8)

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Un edificio giudiziario –scriveva Dante Troisi- «è destinato per natura ad impregnarsi subito di miserie, di dolori, di sopraffazioni, di errori e di eccessi; e perciò, appena fermi gli occhi in un punto, rivedi un volto, un gesto, risenti una voce e si scatena il tumulto dei volti, dei gesti e delle voci che già vi hanno preso dimora». (p. 8)

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Piero Calamandrei già negli anni quaranta si mostrava severo verso il proliferare di processi, segnalando che l’utilità sociale del giudice istruttore era «tanto più grande, quanto maggiore è il numero di sentenze di non luogo a procedere che si pronunziano nel suo studio». (p. 10)

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I processi caduti in prescrizione nel 2009 sono stati 143.825; nel 2008, le prescrizioni dichiarate dai giudici sono state 154.665; nel 2007 i processi che non sono giunti ad una decisione definitiva –di assoluzione o condanna- sono stati 164.115. (p.10)

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I magistrati onorari. Si tratta di professionisti del diritto (tanti, per esempio, sono avvocati) che suppliscono a molte delle inefficienze del sistema, scongiurando il rischio di un collasso del mondo giudiziario che - senza di loro, che oramai garantiscono lo smaltimento di una gran parte del carico di giustizia- sarebbe certo. I magistrati onorari esercitano la funzione giudiziaria in forza di un incarico a tempo determinato, soggetto a periodico rinnovo; persone che - non essendo assunte dall’amministrazione della giustizia in via definitiva- godono solitamente di una remunerazione oggettivamente modesta e di un sistema di garanzie deteriore rispetto a quello proprio degli altri protagonisti del pianeta giustizia; in altre parole, precari della giustizia. (p. 11)

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Il modello di giudice che ci consegna un grande giurista (Luigi Ferrajoli): «Ogni giudice, nella sua lunga carriera, incontra migliaia di cittadini: come imputati, come parti offese, come testimoni, come attori o convenuti. Naturalmente non ricorderà quasi nessuna di queste persone. Ma ciascuna di queste migliaia, di questi milioni di persone, indipendentemente dal fatto che abbia avuto torto o ragione, ricorderà e giudicherà il suo giudice, ne valuterà l’equilibrio o l’arroganza, il rispetto oppure il disprezzo per la persona, la capacità di ascoltare le sue ragioni oppure l’ottusità burocratica, l’imparzialità o il pre-giudizio. Ricorderà, soprattutto, se quel giudice gli ha fatto paura o gli ha suscitato fiducia». (p. 12)

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VPO acronimo di “Vice Procuratori Onorari”. Chi sono costoro? Magistrati precari inventati nel ’98, inizialmente con l’unica competenza di sostenere l’accusa in udienza in rappresentanza del pubblico ministero per i reati di competenza del tribunale monocratico (vale a dire le udienze in tribunale in cui l’organo giudicante è formato da un solo magistrato e non da un collegio). […] Siamo i più atipici dei lavoratori atipici. Siamo retribuiti a cottimo. Non abbiamo un’indennità di malattia né di maternità […]. Non abbiamo ferie pagate, ma un istituto speciale, le ferie obbligate (durante il periodo cosiddetto feriale, quando le udienze ordinarie vengono sospese e noi lavoriamo di meno, svolgendo solo attività d’ufficio). Non abbiamo la tredicesima, insomma, ma l’undicesima. Non abbiamo diritto alla pensione. Figurarsi i buoni pasto. […] in base alla legge del 1998, noi siamo nominati, all’esito di un concorso per titoli (nomina a cui segue un tirocinio e un giudizio finale sull’idoneità), con un mandato a termine, di tre anni, prorogabile una sola volta. Ma, scaduto il mandato di tre anni più tre, finora, siamo sempre stati prorogati, una volta all’anno, in genere con il decreto mille proroghe. (pp. 15-17)

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GOT, acronimo per Giudici Onorari di Tribunali. Sono stati introdotti nell’ordinamento giudiziario nel 1998 come i VPO, con cui condividono regime di nomina e conferma. Svolgono funzione giudicante equivalente a quella dei giudici di carriera presso il Tribunale (in materia civile e penale). A differenza dei VPO, sono competenti anche per i reati di competenza del Tribunale in composizione collegiale. Non sono retribuiti per il tempo dedicato a motivare le decisioni. (p. 18)

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Anche i giudici di pace sono giudici “onorari”, nominati all’esito di un concorso per titoli, con un mandato di quattro anni più quattro. Anche loro sono sottoposti, da tempo, al regime della proroga del mandato scaduto. Benché di competenza inferiore per materia rispetto ai magistrati onorari in servizio presso il tribunale (GOT e VPO), percepiscono una retribuzione superiore. Oltre a percepire un’indennità di presenza in udienza, percepiscono un’indennità mensile e un’indennità per ogni provvedimento emesso. (p. 18)

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I VPO e i GOT svolgono, a dire di tutti gli addetti ai lavori, una funzione essenziale. […] i VPO svolgono la funzione di Pubblico Ministero nel 97 per cento dei processi davanti al Tribunale Monocratico (pari, circa, all’80 per cento dei processi davanti al Tribunale, compresi i processi di competenza del Tribunale in composizione collegiale); i GOT decidono il cento per cento dei procedimenti di esecuzione mobiliare, ma anche una percentuale elevata di processi di cognizione, che varia di sede in sede, fino ad arrivare a ruoli personali di cause pari a quelli di giudici di carriera, soprattutto nelle sedi cosiddette disagiate. Chiamarli funzionari “onorari” e definire “indennità” - anziché “retribuzione”- il compenso del loro servizio, equivale a mascherare con una foglia di fico la realtà. (pp. 21-22)

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Anche i giudici di pace sono magistrati onorari (come noi non procedono nella carriera). Ma sono un organo diverso dal tribunale, in genere dislocato anche in edifici diversi (i nostri uffici sono presso il tribunale). La loro competenza per materia è inferiore a quella del tribunale. A titolo di esempio, in materia penale, non possono comminare condanne alla pena detentiva, ma solo pecuniaria (nei casi di recidiva più grave, al massimo possono applicare la pena della permanenza domiciliare - nei giorni di sabato e domenica - , e l’obbligo del lavoro di pubblica utilità). Paradossalmente, però, sono retribuiti in misura superiore a G.O.T. e V.P.O. Percepiscono un’indennità mensile (euro 258,23), un’indennità di udienza (euro 36,15), e un’indennità per ogni provvedimento emesso (euro 56,81 per le sentenze, euro 10,33 per ogni decreto). Tutte le cifre sono indicate al lordo. In origine era previsto il limite di età dai cinquanta ai settanta anni, poi abbassato, dai trenta ai sessanta. Capita, perciò (ma sempre in misura minore, visto l’abbassamento del limite di età), che molti giudici di pace, in pensione dalla loro attività lavorativa, cumulino al reddito da attività onoraria (superiore a quello dei magistrati onorari di tribunale, statisticamente più giovani), il reddito da pensione. […] Come i G.O.T. e i V.P.O. anche i giudici di pace sono incaricati con un mandato a termine (quattro anni prorogabili una volta, previo parere favorevole da parte del Consiglio Giudiziario), ma anche per loro, negli anni, è valsa la pratica legislativa della proroga oltre il termine di scadenza […] I giudici onorari di tribunale (d’ora in poi G.O.T.), e i vice procuratori onorari (d’ora in poi V.P.O.), sono magistrati ordinari (in quanto previsti dall’ordinamento giudiziario), con funzioni, rispettivamente, giudicanti e requirenti. […] G.O.T e V.P.O. sono stati introdotti nell’ordinamento giudiziario con D.Lgs. 19 febbraio 1998, n. 51, cosiddetta Legge Carotti (che ha definito la riforma sul Giudice Unico, accorpando competenze di preture e tribunali). I G.O.T. […] Non possono tenere udienza se non nei casi di impedimento o di mancanza dei giudici ordinari. […] Senza citare tutte le singole competenze previste, ma solo per indicare le più significative, i V.P.O., di fatto, sostengono l’accusa in quasi la totalità delle udienze per reati a citazione diretta (in pratica nell’80 per cento delle udienze di primo grado davanti al Tribunale), e in tutte le udienze per reati di competenza del giudice di pace, oltre a svolgere le indagini per i reati di competenza del giudice di pace e a formulare richiesta di decreto penale di condanna. La nomina a G.O.T. e a V.P.O. ha la durata di tre anni, l’incarico è rinnovabile una sola volta, previo parere favorevole da parte del Consiglio Giudiziario. G.O.T. e V.P.O. sono tenuti all’osservanza dei doveri previsti per i magistrati professionali, […] Sono retribuiti […] [CON] una “indennità” giornaliera di 73 euro netti, salvo la liquidazione di una seconda indennità nel caso in cui l’impegno di lavoro in ufficio duri più di cinque ore. Ma non è così semplice come sembra. Non tutte le attività di lavoro sono retribuite. Non lo è la redazione delle motivazioni delle sentenze per i G.O.T., non lo è lo studio dei fascicoli. Alcune udienze richiedono un carico di lavoro tale che, facendo due conti, la retribuzione oraria, talvolta è di poco superiore a cinque euro. […] Non a tutti è noto, infatti, che i magistrati onorari sono tali in quanto, a differenza dei magistrati professionali, possono svolgere un altro lavoro, anche la professione di avvocato. […] Può succedere, allora, che il G.O.T. (che in alcune sedi svolge funzioni sia civili che penali), si trovi davanti in udienza lunedì e martedì la stessa persona, un giorno come pubblico ministero, l’altro come avvocato. […] G.O.T. e V.P.O. sono nominati attraverso un concorso per titoli. (pp. 27-28)

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In primo luogo nella nostra denuncia confrontavamo il numero di G.O.T. e V.P.O. in funzione, con il numero di magistrati di carriera con funzioni giudicanti e requirenti presso il tribunale ordinario.

FUNZIONI GIUDICANTI DI CARRIERA: 3681 - FUNZIONI GIUDICANTI ONORARI: 1861

FUNZIONI REQUIRENTI DI CARRIERA: 1544 - FUNZIONI REQUIRENTI ONORARI: 1669

I dati risalgono al 2008. Abbiamo i dati aggiornati al 2012 solo con riferimento a G.O.T. e V.P.O. attualmente in servizio, rispettivamente 1.920 e1.691. (p. 32)

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I magistrati onorari di tribunale rappresentano l’unica fonte di risparmio del Ministero della Giustizia. Che nel 2009 lasciò senza un centesimo i magistrati onorari di tribunale dell’Aquila per tutti i mesi in cui le aule di giustizia rimasero inattive a causa del terremoto. Unici tra tutti i lavoratori aquilani a trovarsi all’improvviso senza lavoro e senza reddito, mentre i lavoratori dipendenti continuavano a percepire lo stipendio e i liberi professionisti ricevevano un sussidio dallo Stato. A Torino una collega propose una colletta, che fu estesa a tutta Italia grazie all’organizzazione dei colleghi romani. Fu indetta una giornata di sciopero bianco. Tutti al lavoro, l’indennità di quel giorno sarebbe stata devoluta ai colleghi aquilani. (p. 46)

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Refrain della canzone di Chico Buarque, Pedro Pedreiro: «Esperando, esperando, esperando / Esperando o sol/ Esperando o trem/ Esperando o aumento / Desde o ano passado / Para o mês que vem … / E a mulher de Pedro / Está esperando um filho / Pra esperar também» («Aspettando il sole, aspettando il treno, aspettando l’aumento dell’anno passato per il mese che viene. Mentre la moglie di Pedro aspetta un figlio che aspetterà anche lui… E pensando il tempo passa»). (pp.47-48)

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Per non rendere riconoscibili i protagonisti veri delle cronache, li abbiamo indicati con nomi di fantasia, tratti dalla storia antica, dalla mitologia, dalla Bibbia e da opere letterarie (poemi, tragedie, commedie, favole…).

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Fonti. Appio, di anni 42, celibe, commercialista, e Messalina, di anni 37, coniugata, commessa, venivano indagati a piede libero per atti osceni in luogo pubblico. Dalla comunicazione notizia di reato trasmessa dagli Ufficiali di Polizia Giudiziaria in servizio presso l’Ufficio Prevenzione Generale della Questura di Torino, alla Procura della Repubblica: «Alle ore 23 in punto, transitando nel controviale di Corso Cairoli, notavamo una coppia, un uomo e una donna, appoggiati ad un cartellone pubblicitario, i quali, del tutto incuranti della nostra presenza come di quella di diversi passanti, erano intenti in un atto osceno di natura sessuale. Più precisamente la donna stava praticando una fellatio all’uomo. Dopo avere invano atteso alcuni momenti affinché i due interrompessero la loro azione e si ricomponessero, l’Ispettore scendeva dalla vettura di servizio chiedendo ai due che cosa stessero facendo. La donna, con la massima sfacciataggine, ed accentuando il gesto con cui si asciugava le labbra, rispondeva testualmente: “Mi stavo abbeverando dalla fonte”. Accertato che entrambi erano privi di documenti, venivano accompagnati presso gli uffici della Questura, per essere sottoposti ai rilievi foto-dattiloscopici ed essere indagati in relazione al reato in oggetto. […] (commesso in Torino, il 23 aprile 2002). (p. 75)

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Escort. Nel 2001 un abitante della provincia Cuneo, avendo verificato lo svolgimento dell’attività di meretricio ai bordi di una strada che collega due comuni in provincia di Torino, si decideva a fare un esposto e a indirizzarlo nell’ordine: al Presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi, al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al Presidente della Regione Piemonte, Enzo Ghigo, e, per conoscenza, alla Procura della Repubblica di Torino. Dopo avere trovato altri sottoscrittori, lo inviava. Il clou dell’esposto (che riportava come oggetto: «puttane, immigrate, al lavoro»), era il seguente: «Sabato 7 luglio sono stato testimone di quattro casi di nudo quasi integrale. Su entrambi i lati della strada 2 donne mostravano, una le grandi tette, una il gran culo. Avrei voluto valutare meglio le misure della maggiorate, ma una violenta tirata d’orecchio mi ha fatto desistere. Mia moglie non era d’accordo. Nelle edicole un settimanale locale annunciava la guerra del letame. I contadini stufi dei danni sopportati da anni sono scesi in guerra. Non tirano pietre alla maniera dei palestinesi, ma palate di stallatico. Con quello che lo stallatico costa, la guerra durerà poco. Signor Presidente, l’Italia ha fatto poco per queste immigrate? Dica a Berlusconi di fare qualcosa di più. Ossequi» (seguivano data e firme). (pp. 78-79)

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Militari. Il caso di Artabano, di anni 31, ma già separato e con tre figli, militare di carriera. Lo stipendio essendo insufficiente a fare fronte alle spese di mantenimento della sua prima famiglia (stabilite dal Tribunale in sede di separazione), e a soddisfare le esigenze sempre più dispendiose della nuova compagna, per non essere denunciato in sede penale dalla ex moglie se non avesse ottemperato all’obbligo di mantenimento, e per non rischiare di perdere la nuova compagna se non l’avesse portata a cena fuori, finì in carcere per traffico d’armi (fatti accertati nell’estate 2011). (pp. 88-89)

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Agnolotti. Il caso di Anfitrione, che con atto di querela presentato alla Procura della Repubblica, dopo una diffusa esposizione sulla tradizione della propria famiglia di riunirsi immancabilmente la vigilia del Santo Natale presso l’abitazione sua e della di lui moglie, e sulla ritualità dei preparativi del cenone prima che del cenone stesso, primo fa tutti l’esecuzione (curata da lui in persona) della ricetta di agnolotti tramandata in famiglia di generazione in generazione, finalmente querelava per ingiurie la nuora, in quanto, in spregio a tale tradizione, quel Natale aveva fatto a lui l’affronto di presentarsi presso la sua abitazione con agnolotti preparati invece con le proprie mani (procedimento archiviato per infondatezza della notizia di reato). (p.108)

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Commesse. Celestina, di anni 22, di professione commessa (presso un girarrosto), presentava querela nei confronti del proprio datore di lavoro (che non l’aveva mai regolarizzata), per il reato di ingiurie, lamentando anzitutto di essere stata reiteratamente apostrofata col nomignolo “succhiella” (anche davanti ai clienti). Inoltre allegava estratti del proprio conto corrente, da cui risultava che il medesimo, pagandole lo stipendio a mezzo bonifico bancario, alla voce “causale di pagamento”, era solito usare la dicitura «saldo prestazioni sessuali mese di...». (pp. 109-110)

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Peli. Il sig, Rossi, che denunciava per minacce il vicino di casa sig. Bianchi, per essersi sentito dire «il pelo è qui e qui rimane» (causa dell’affronto il cane del sig. Bianchi e il suo pelo, trovato sul tappeto del pianerottolo - procedimento archiviato per infondatezza della notizia di reato). (p. 112)

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Bamboccioni. Alle ore 22.30, Clitemnestra, di anni 62, divorziata, affetta da “Broncopneumopatia ostruttiva”, dopo aver dato da mangiare al cane, tornava a letto, dove indossava la maschera dell’ossigeno collegata alla bombola installata in cucina. Poco dopo, il figlio, Oreste, di anni 33, consumatore abituale di stupefacenti, con lei convivente, si svegliava e, avendo appetito, esigeva che la madre cucinasse per lui. Clitemnestra gli rispondeva di essere molto stanca. In frigorifero c’era dell’albese, si servisse da solo. Il diniego mandava su tutte le furie Oreste, che ingiuriava e minacciava la madre visto che aveva dato da mangiare al cane, mentre per lui non voleva cucinare. Allontanandosi dalla stanza, le augurava di morire come una sua amica di Roma che si era suicidata con un sacchetto per la spesa. Poco dopo Clitemnestra accusava un malore oltre a difficoltà respiratorie. Temendo che l’ossigeno fosse esaurito, andava in cucina, dove scopriva che la valvola era stata chiusa. Preoccupata per la propria incolumità, Clitemnestra chiamava l’ex marito che, arrivato a casa, chiedeva al figlio se avesse chiuso volutamente la bombola dell’ossigeno della madre. Oreste ammetteva senza remore di averlo fatto, ma rassicurava il padre: «Mica volevo farle del male, volevo solo farla alzare dal letto così mi preparava da mangiare». Allertati i carabinieri, Oreste veniva deferito a piede libero per violenza privata, ma per sua fortuna il procedimento sarà archiviato per intervenuta prescrizione. (pp. 118-119)

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Banane. Arsenio, di anni 33, di professione ladro, voleva fare il salto di qualità e mettersi a rapinare banche. Non essendo inserito negli ambiti criminali giusti né avendo i soldi per procurarsi una pistola vera, andò in cerca di una finta, ma anche per quella ci volevano 17 euro, troppi per l’aspirante rapinatore, che perciò si fece venire un’altra idea: acquistava al mercato una banana giocattolo in plastica, l’avvolgeva con nastro adesivo nero e applicava in punta un tondino di metallo per simulare il mirino. Soddisfatto del risultato e inorgoglito dalla propria creatività, aspettò qualche giorno prima di realizzare il proprio piano, provando e riprovando davanti allo specchio di casa proprio come Robert De Niro in Taxi Driver, per entrare davvero nel ruolo. Quando finalmente si decise e si presentò in un’agenzia pochi minuti prima dell’orario di chiusura, impugnando la banana per il picciuolo e intimando: «Fermi tutti questa è una rapina», come aveva ripetuto tante volte davanti allo specchio e gli riuscì così bene che pensò di essere un rapinatore nato. In effetti la minaccia scandita con tale e tanta fermezza, ingenerò il terrore dovuto nei presenti, ma dopo pochi istanti il silenzio assoluto fu rotto dalle risate generali e finì che Arsenio, nel tentativo di scappare, avendo sgomitato un po’ troppo per sottrarsi alla guardia giurata, si prese lui qualche calcio. Arrestato per tentata rapina dagli agenti della Mobile nel frattempo intervenuti, sottoposto a visita medica all’ingresso in carcere, gli furono diagnosticate contusioni in varie parti del corpo giudicate guaribili in 3 giorni. (pp. 142-143)

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Fac simili. Baldassar, di anni 23, nigeriano, veniva sottoposto a controllo da operanti della polizia. Per dimostrare di essere in regola sul territorio, esibiva un foglietto spiegazzato fac simile del permesso di soggiorno per stranieri rilasciato dal Ministero dell’Interno. Ma a differenza del modello originale, era intestato a «Ministero del Regno di Dio, Amministrazione della Pubblica Giustizia, Dipartimento della Pubblica Accoglienza». Alla dicitura «Permesso di Soggiorno» seguiva la seguente specificazione: «In nome di Dio». Il foglio era firmato in originale da Padre omissis, Missionario Cambogiano, parroco di una località campana (la firma veniva apposta sotto il timbro, riportante oltre al nome del firmatario, anche indirizzo e CAP della parrocchia). A distinguere il fac simile dal modello originale, anche la scritta piccola piccola in calce: «Nessuno è straniero: resistere». Risultando alla banca dati che Baldassar era stato colpito da ordine di allontanamento del Questore di Torino, gli operanti lo traevano in arresto (sequestrando il fac simile del permesso di soggiorno esibito). […] (commesso in Torino, il 7 maggio 2010). (p. 156)

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Prostitute. Convalida dell’arresto per il reato di cui all’art. 14 comma 5 ter D.Lgs. 286/98. Il giudice procedeva, con l’ausilio di interprete, all’interrogatorio dell’arrestata, Osun, di anni 21, nigeriana, prostituta, chiedendole perché non avesse ottemperato all’ordine del Questore di allontanarsi dal territorio, emesso due mesi prima. L’interprete, traducendo la risposta di Osun, dichiarava che non aveva potuto andarsene via in quanto non guadagnava abbastanza per reperire i mezzi economici necessari per comprare il biglietto. Il giudice, riferendosi esplicitamente all’aspetto fisico poco attraente dell’arrestata, commentava: «E ci credo», convalidava l’arresto, disponeva l’immediata liberazione, e in sede di giudizio abbreviato assolveva l’imputata perché il fatto non sussiste, ritenendo integrato il giustificato motivo del mancato allontanamento (a memoria dei presenti, nel 2006). (p. 158)